Home > Atleti e forze armate: legami di interesse
La vicenda Granbassi, l’olimpionica di Pechino che per partecipare “anche gratis e per fare esperienza” ad AnnoZero sarebbe perfino disposta a congedarsi dall’Arma dei Carabinieri, la dice lunga sullo spirito di vocazione con cui moltissimi giovani decidono di avvicinarsi alle Forze Armate e di Polizia. Del resto non è il primo caso. Già Aldo Montano, dopo l’oro di Atene 2004, lasciò l’Arma perché voleva partecipare alla “Fattoria” insieme a galli e galline: si sa, gli schermitori non sono calciatori, e mettere un gruzzoletto da parte fa comodo.
Alberto Tomba fece lo stesso tempo addietro essendo diventato, nel frattempo, oltreché il più grande sciatore alpino della storia, straricco: e così, adieu posto fisso! Ma sono solo i migliori che se ne vanno, quelli che possono permetterselo o sono in procinto (come la Granbassi) di darci un taglio per meriti sportivi.
Gli altri sono costretti a rimanere per tutta una serie di motivi, primo dei quali il fatto che in queste strutture è possibile avere a disposizione palestre e strumenti di allenamento, benefit e quant’altro, impensabili facendo qualsiasi altra attività da lavoro dipendente. E’ un problema che lo Sport italiano non ha mai voluto affrontare: forse a più di qualcuno conviene tenere l’agonismo sotto osservazione, cooptando gli atleti migliori.
Ma quando le vittorie arrivano molti Generali tremano e le medaglie vibrano: il tanto denaro dei campioni, nel terzo millennio, mal si concilia con la divisa.
Fenomeno assolutamente diverso, invece, per la ferma volontaria nell’Esercito, nell’Aeronautica e nella Marina Militare: ben retribuita, ben pubblicizzata, è soggetta a sensibili incrementi se si accettano onerose e rischiose missioni di occpuazione militare all’estero spacciate per peacekeeping. In molti se la giocano perché, provenendo dagli strati più umili del paese e da zone ad alto tasso di disoccupazione, è questo un modo di lavorare guadagnando cifre prima impensabili.
Inoltre è palese la responsabilità del tamburo battente mediatico che, ogni qualvolta si sposta una fregata o un caccia, produce nell’immaginario di tanti giovani il falso futuro di patrioti-eroi: non fosse altro che nessun partigiano ha mai preso una lira.
Francesco Fumarola, 1 Ottobre 2008
fonte: www.mercantedivenezia.org