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Auguri per un 2009 più sereno, se possibile, più felice!
Publie le lunedì 22 dicembre 2008 par Open-PublishingAuguri per un 2009 più sereno, se possibile, più felice!
di Carmelo R. Viola
Gli auguri per il nuovo anno più che una ricorrenza religiosa ci ricordano che tutti siamo dei “sopravvissuti morituri”, delle comparse transitorie nel teatro della Vita, che non hanno consapevolezza della propria ragion d’essere (salvo ad inventarsela: come fanno “color che tutto sanno” al solo scopo di soggiogare i semplici!). Gli auguri sono un desiderarsi reciprocamente di trascorrere nel migliore dei modi un nuovo tratto di questa vacanza non volontaria in attesa di ritornare nel NULLA. E’ il solo possibile significato dell’”essere felici”.
Ho appena compiuto 80 anni e se mi guardo intorno constato veramente di essere un sopravvissuto, così tante sono le persone care, gli amici e i conoscenti ma anche gli estranei notori, inghiottiti appunto dal Nulla.
Ma un fuoco ancora mi arde dentro: un bisogno di cercare la Verità (quel tanto di verità che sia umanamente raggiungibile), di battermi per un’esistenza migliore, guarda caso e contro miei simili "resistenti" (i quali tutti dovrebbero porgersi reciprocamente la mano per sorreggersi in quest’avventura comune) e a favore di miei simili, viventi o che verranno dopo di me, e che non conoscerò mai.
Ho in elaborazione la mia "autobiografia" e il nuovo saggio "Dalla giungla allo Stato".
Ebbene, questo fuoco interno mi suggerisce qualcosa:
- che la VITA non muore e che noi, comparse transitorie, siamo perciò solo eterni, solo che non ce ne accorgiamo perché la consapevolezza, propria del nostro livello umano di animalità, “fluttua” ad ogni nuova sintesi vitale-identità esistenziale, e ci fa credere di nascere sempre per la prima volta.
- che l’eternità è bifrontale come la retta: come questa ha, dietro di sé, un infinito passato, davanti a sé, un infinito futuro. Credete che sarebbe possibile ricordare l’infinito passato? Noi ci muoviamo come un contadino che, in una notte senza luna, va per le sue colture tenendo per mano una lampada, la quale illumina via via solo una porzione di terra lasciando nelle tenebre tutto il resto: ma la parte non illuminata esiste esattamente come quella irradiata dalla luce. Così è la nostra parabola esistenziale.
Accontentiamoci quindi di questo presente, che lasceremo in eredità a coloro che verranno dopo di noi.
Per quanto vane possano apparire le nostre cause, esse sono tuttavia il solo contenuto della nostra esistenza: quelle che dànno un VALORE all’esistenza stessa e ci liberano dal peggiore dei mali, che è la sensazione dell’inutilità.
Perciò, rimettiamo i piedi a terra lasciandoci travolgere il meno dolorosamente possibile dalla legge ineludibile dell’avvicendamento dell’identità.
Negli anni Quaranta, quando non avevo ancora vent’anni, dopo la fine dell’orribile massacro intraspecifico – cioè fratricida – della Seconda Guerra Mondiale, immaginavo un’Italia rinnovata in mondo rinnovato. Sono passati più di sessant’anni: mi ritrovo in un’Italia peggiorata in un mondo sull’orlo del suicidio socio-ecologico (già iniziato!). Secondo la “scienza esistenziale” – che io vado sistemando nella mia BIOLOGIA SOCIALE – nuova corrente di pensiero – la specie umana, nata animale, si compie attraverso la gestazione storica, durante la quale i suoi soggetti-individui possono imparare a vedere nei propri simili dei fratelli naturali e non più dei nemici o concorrenti da predare o a cui contendere le prede, ma capita che individui “ritardati e potenti”, riproducendo la giungla fra i loro simili, bloccano la crescita della specie.
Perciò lo sviluppo delle scienze utili, dominio di pochi soggetti, viene sommerso dall’ipersviluppo della tecnologia, che dà una parvenza di evoluzione “antropologica”, mentre serve ai soggetti ritardati e potenti, che la applicano nella demagogia, nella falsa economia e nella guerra.
E così che ad un’apparente crescita della civiltà corrisponde una maggiore virulenza della predazione interumana. E’ quanto sto constatando, con mia grande sofferenza.
Pur avendo la certezza scientifica che la specie umana possa diventare “adulta”, mi chiedo se i “ritardati potenti”, possano essere a loro volta bloccati dagli evoluti ovvero se alla “morale animale” della “predazione intraspecifica” (predonomia) possa succedere la morale sociobioetica del socialismo, dove il potere pubblico sia uno strumento comune per la produzione e distribuzione di beni e servizi secondo fabbisogno ed equità nel rispetto della natura.
Utopia negativa è un’idea che non puo’ essere comunque realizzata. Utopia positiva è ciò che è realizzabile anche se non ineluttabile. Io mi sono sempre battuto e tuttora mi batto fino alla mia fine per l’utopia positiva appena tracciata del socialismo.
Perciò, il mio augurio è che i miei lettori – estimatori o critici che siano – sappiano vivere il 2009 come un nuovo tratto della loro esistenza da dedicare all’utopia positiva che, seppure cosparsa di sacrifici e di delusioni – come, purtroppo, sanno i miei trascorsi sessant’anni – dà un valore sacro alla nostra comparsa, la rende degna della nostra specie e perciò solo felice!