Home > BALOCCHI E SIRINGHE. POLITICHE SOCIALI VECCHIE DI UN SECOLO

BALOCCHI E SIRINGHE. POLITICHE SOCIALI VECCHIE DI UN SECOLO

Publie le lunedì 26 luglio 2004 par Open-Publishing

Un anziano che si buca, un disabile che diventa alcolista, un bambino che cammina con il bastone… Apparentemente, sembra una scena demenziale di un film ma sarebbe sufficiente conoscere alcune strutture residenziali del comune di Roma per convincersi che quel film si avvicina ad una realtà che forse pochi conoscono.

Parliamo, ad esempio, del civico 157 di via Torre Spaccata. Nell’edificio appartenente all’ente disciolto ENAOLI (ente nazionale assistenza orfani lavoratori italiani) il Comune di Roma e la ASL ci hanno inserito di tutto e di più: una trentina di anziani autosufficienti (comunità Buozzi), i minori in pena alternativa alla detenzione (Progetto Felix), il centro di accoglienza per minori a rischio (Caritas), donne e nuclei madre-bambino in fuga da situazioni di maltrattamento e violenza, il nuovo centro per malati di Alzheimer (Hansel e Gretel), lo sportello per la Salute mentale (DSM).

Nel giardino del complesso residenziale o all’ingresso della struttura queste "utenze", a volte, si incrociano e da queste immagini si percepisce la natura di questa realtà "aliena" che, purtroppo, non è l’unica a Roma.

Infatti a via del Casaletto 400, in una zona periferica raggiungibile con un solo autobus, esiste una struttura residenziale analoga dove allo sportello per l’ascolto dei tossicodipendenti, al centro di trattamento per l’alcolismo e allo sportello per la Salute mentale, hanno associato l’asilo nido per bambini in attesa di affido, il centro diurno per disabili, la casa famiglia per minori a rischio, il centro accoglienza per nuclei madre-bambino.

Quest’ultima strutttura per nuclei madre-bambino è localizzata su un piano seminterrato dove, per supplire all’assenza e carenza di finestre, esse sono state abilmente disegnate sui muri del corridoio centrale dove si affacciano questi monolocali cosicchè la luce artificiale si mischia con l’artifizio luminoso della pittura.

Questa politica di accorpamento del disagio più variegato in macro-contenitori, isolati rispetto alla città, sembra, al momento, essere l’orientamento specifico delle Politiche sociali capitoline. Ulteriore conferma viene dalla Casa di Riposo comunale di via Ventura 60 che in due anni ha subito analoga trasformazione contenendo nei vari reparti dell’edificio: gli anziani autosufficienti ai piani alti, il reparto protetto per i non autosufficienti al piano terra, il centro diurno anziani fragili al seminterrato, le madri e i bambini immigrati all’ala C, i malati di Alzheimer al seminterrato sul retro, il centro di igiene mentale al piano terra laterale e sembra, si voglia fare anche un altro centro, non so se per per disabili, attrezzato di piscina.

Le domande che sorgono spontanee:

A) Come si fa a inventarsi un centro di ascolto per tossicodipendenti nella lontana via del Casaletto n. 400, per di più a fianco di un asilo nido? Dove sarebbe la prossimità e la facile accessibilità visto che si arriva con una sola linea di trasporto pubblico e la strada e piuttosto stretta e pericolosa?

B) Come si fa a concepire un progetto educativo o di integrazione sociale per minori e anziani e disabili se li si confina fuori dal tessuto sociale della città e li si mischia in un grande calderone ?

C) Come si fa ad offrire un alloggio tranquillo ad un anziano autosufficiente che aspira a trascorrere serenamente gli ultimi anni della sua vita se lo si inserisce in una macrostruttura "aliena", a contatto con le sofferenze del malato di alzheimer, del bambino maltrattato, del disabile?

Sulle politiche di Welfare possiamo, con questa carta d’identità, definirci avanguardia dell’Europa oppure rischiamo presto di divenirne lo zimbello ?