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BANCHE : PRECARIETA’, DELOCALIZZAZIONI E LEGGE 30
Publie le venerdì 29 ottobre 2004 par Open-PublishingBANCHE
Sportelli delocalizzati e legge 30
Unicredit: 3 mila esuberi, fuga a est. E l’Abi spinge sulla precarietà
ANTONIO SCIOTTO
Anche le banche delocalizzano, e la prima grossa «cura dimagrante» toccherà a Unicredit. L’amministratore delegato Alessandro Profumo, illustrando il piano industriale 2005-2007, ha fatto sapere che il gruppo conterà nel 2007 ben 2.289 dipendenti in meno, passando da 70.897 a 68.608. Si tratterà di pensionamenti volontari, puntualizza Profumo, che porteranno a un risparmio complessivo di 500 milioni di euro. Nel frattempo, è pronta la massiccia fuga a Est, dove Unicredit è presente già da tempo, e con successo. Più concrete le possibilità in Croazia e Turchia, ma si guarda anche alla Russia e alle enormi potenzialità offerte dalla Cina. Ma tra i dipendenti corre voce, non ancora ufficializzata, che si voglia esportare in Romania una parte delle produzioni che servono anche il mercato italiano, nell’ottica dunque del puro risparmio sui costi: sarebbe «in partenza» il settore elaborazione dati. Ieri i sindacati non erano presenti all’illustrazione del piano: si dà il caso infatti che siano state interrotte tutte le trattative aziendali e locali, essendosi comunque riaperte quelle sul rinnovo nazionale. Dopo due scioperi di successo, con adesioni che hanno sfiorato il 90%, lunedì scorso l’Abi ha accettato di rinunciare alle pregiudiziali che impedivano il dialogo: via dal tavolo la propria piattaforma, non considerata più l’unica base di discussione, e via l’obbligo di chiudere l’accordo a costo zero. Il nuovo incontro è dunque stato fissato per il 3 novembre, quando verrà confermato l’intero calendario per discutere parte normativa ed economica del contratto. All’orizzonte, resta però uno dei rischi maggiori: l’ingresso della legge 30 nel settore.
«Per il momento l’Abi ha deciso di sgomberare dal tavolo le sue proposte, ma non è detto che non ritorni presto all’attacco - spiega Franca Della Casa, segretario nazionale Fisac Cgil - Ci aveva chiesto l’applicazione di tutte le tipologie previste dalla legge, un ingresso di precarietà talmente massiccio che ci siamo rifiutati di trattare. Fino all’ultimo contratto nazionale avevamo regolato le percentuali e i casi di applicazione per interinali, contrattisti a termine e cfl. Una serie di paletti e un grado di regolamentazione a cui non intendiamo rinunciare».
Ma quali potrebbero essere gli istituti più «interessanti» della legge 30 per le banche? «Innanzitutto la cessione di ramo d’azienda, che permette ormai di scorporare anche lavoratori singoli - spiega Joseph Fremder, del direttivo nazionale Falcri - E poi puntano a un inserimento massiccio di apprendistato, per ottenere notevoli risparmi sui costi dei neoassunti. Inoltre, nella prima ipotesi di piattaforma, poi ritirata, c’era addirittura la soppressione dell’indennità di rischio dei cassieri». Ovvero, i 150-180 euro al mese in più che prende chi sta alla cassa per coprire il rischio di ammanchi: se nei conti finali mancano dei soldi, infatti, il cassiere viene ritenuto direttamente responsabile e deve rifondere il denaro fino all’ultimo centesimo alla banca. L’Abi voleva insomma mantenere il rischio, cassando l’indennità. «Adesso siamo tornati al tavolo - conclude Fremder - ma non abbiamo sospeso lo stato di agitazione. I bancari sono molto reattivi in questo periodo, hanno partecipato con alte adesioni agli scioperi, e sono decisi a non cedere fino a quando non vedranno risultati concreti». Critica verso la politica delle banche anche Cristina Attuati, segretario Fabi, che avverte Passera: «Troppo facile recuperare redditività attraverso la riduzione di personale ed esportando il lavoro all’estero, dove costa meno. I bancari chiedono al contrario certezze contrattuali e garanzie occupazionali».
DA "IL MANIFESTO" 28.10.2004




