Home > BATTI E RIBATTI DELLA VERGOGNA
Durante la puntata di ieri sera su Raiuno di "Batti e Ribatti", nella quale ho avuto la sfortuna di imbattermi, sono state lanciate pesanti accuse da una sedicente figlia di Benito Mussolini riguardo la destinazione del c.d. oro di Dongo.
In breve, si è lasciato intendere che questo bottino sia finito fraudolentemente nelle mani dei partigiani (vecchia storia trita e ritrita). Il conduttore, tale Riccardo Berti, sodale di Berlusconi, annuiva, affermando che la storia va letta tutta, senza spirito di parte.
Proposito lodevole. Peccato solo che se si volesse tenere conto di questo principio bisognerebbe ricordare con forza (ma non lo si fa più) le malefatte del fascismo: le decine di migliaia di persone mandate a morire per una guerra di invasione a fianco degli autori dell’Olocausto; l’eliminazione di ogni libertà e forma di partecipazione democratica; la consegna di migliaia di cittadini italiani di religione ebraica ai campi di sterminio tedeschi, operazione alla quale non fu estraneo, durante la RSI il signor Giorgio Almirante, fondatore del MSI, del quale disegnò personalmente il simbolo che ancora oggi campeggia in quello di Alleanza Nazionale; il furto di beni perpetrato a danno dei cittadini, con minacce e ricatti, durante l’operazione del c.d. "oro alla patria".
Qui mi fermo, per carità di patria.
Vorrei solo che i signori revisionisti per una volta tacessero e la smettessero di infangare la memoria di chi ha dato la vita per la nostra libertà (anche per quella dei fascisti che ancora oggi infestano l’Italia con le loro stronzate).




