Home > BERLUSCONI ATTACCA MAGISTRATI E ’PENTAGONO ROSSÒ
BERLUSCONI ATTACCA MAGISTRATI E ’PENTAGONO ROSSÒ
Publie le mercoledì 1 febbraio 2006 par Open-PublishingBERLUSCONI ATTACCA MAGISTRATI E ’PENTAGONO ROSSÒ
ROMA, 31 gen - Lancia frecciate a Casini sulla par condicio, evita con cura qualsiasi polemica con Ciampi, punzecchia Prodi ma senza affondi, ma soprattutto lancia un attacco frontale alla «magistratura rossa» che, dopo averlo reso «il perseguitato numero uno del mondo occidentale», ora «insabbia» il caso Unipol. Dal salotto di Porta a porta, Silvio Berlusconi abbandona il leit motiv della campagna elettorale su quanto realizzato dal Governo per affondare i colpi contro parte del sistema giudiziario e contro un sistema di potere, «il pentagono rosso», che permette alla sinistra di controllare i gangli della società, compresa una parte sostanziale dell’economia tramite le coop.
«Guardate ai processi infiniti» in corso a Napoli - sottolinea - sulle «connivenze con la camorra». Il presidente del Consiglio, all’inizio della trasmissione, difende il suo tour de force mediatico. Spiega di avere un «credito» nei confronti dei leader dell’ opposizione che, a suo dire, in questi cinque anni sono stati molto più presenti di lui in video. Il Cavaliere bolla come polverone mediatico le presunte tensioni con il Colle. «Non c’è nessuno scontro con Ciampi» sulla par condicio, dice il premier, sottolineando che l’ invito del Capo dello Stato era anche a suo «favore».
La verità, sottolinea, è che la sinistra è «terrorizzata» dal fatto che gli ascolti in tv con la mia presenza sono aumentati ed ha «inventato questo scandalo per nascondere lo scandalo Unipol». Berlusconi definisce quindi fantasiose le ipotesi che danno Gianni Letta come possibile candidato premier del Centrodestra. E il Cavaliere puntualizza anche di non aver mai fumato droghe leggere, perchè non ama «staccarsi dalla realtà».
Il premier torna sulla par condicio per punzecchiare il leader dell’ Udc Pier Ferdinando Casini. «Lo chieda a lui», risponde a Vespa che lo interroga sui motivi della mancata riforma delle norme che regolano la presenza dei partiti in tv. «Io avevo anche proposto di fare soltanto spot di coalizione», aggiunge, sottolineando che «si poteva mettere un limite» alla pubblicità. Nella lunga maratona tv c’è anche spazio per parlare di ciò che il Centrodestra intende fare in caso di vittoria.
Berlusconi ribadisce di voler aumentare a 800 euro le pensioni minime e annuncia di voler ridurre la pressione fiscale al 38%, ma sembra abbandonare l’ idea di introdurre due sole aliquote. Nei confronti del leader dell’ opposizione Romano Prodi, il Cavaliere preferisce usare il fioretto. «Non credo abbia detto cose del genere, sarà stato riportato male... altrimenti sarebbe una barzelletta», si limita a rispondere a chi gli riporta le parole del Professore sulla necessità di verificare i conti pubblici.
Per il resto, Berlusconi definisce «banalità» le ultime dichiarazioni di Prodi su quello che si dovrebbe fare una volta al governo: «Non sa nemmeno quello che abbiamo fatto», è il commento. Il Cavaliere si dice sicuro di vincere la sfida elettorale di aprile. Il Centrodestra, sostiene citando gli ultimi dati in suo possesso, è a 1,8% di distacco dal Centrosinistra. Forza Italia, aggiunge, «è arrivata al 22%, recuperando qualcosa negli ultimi 15 giorni».
Ma è sul «pentagono rosso» che il premier concentra la sua attenzione: «È costituito dalle giunte rosse, dalle cooperative, dalla finanza rossa, dalla magistratura rossa e dal Pci-Pds-Ds». Berlusconi sferra a più riprese un attacco frontale contro la magistratura. «Sono il perseguitato numero uno di tutto il mondo occidentale», dice il Cavaliere, aggiungendo: «Per fortuna ho i nervi d’acciaio e ho resistito alla persecuzione della magistratura rossa».
Il premier elenca le 93 indagini avviate sul suo gruppo, i due milioni di documenti sottratti, le oltre 30 persone accusate, ma soprattutto il fatto che «nel ’94 hanno tolto agli italiani quattro anni di governo del Centrodestra». A Bruno Vespa che gli ricorda che è stato mandato a casa dalla defezione della Lega di Umberto Bossi, il premier risponde secco: «No, noi siamo stati fatti fuori da un’ azione della magistratura rossa». L’ attacco non si ferma al passato, ma coinvolge anche l’ attuale azione giudiziaria su Unipol. «Non mandano avanti niente, perchè è stato insabbiato tutto», è l’ affondo del premier.
Berlusconi si chiede poi come mai vi sia una «differenza così grande» fra questa inchiesta e quella relativa alla Banca Popolare Italiana. E perchè l’ ex presidente di Bpi, Giampiero Fiorani, «sia ancora dentro», sottolineando di auspicare, da «vero garantista», che esca dal carcere. Ultimo affondo contro il procuratore aggiunto di Milano, Bruti Liberati, sostenendo che è uno «dei giudici più ideologizzati».