Home > BOLOGNA NON SOGNA PIU’ DA ISOLA FELICE A CITTA’ ’DEPRESSA’
BOLOGNA NON SOGNA PIU’ DA ISOLA FELICE A CITTA’ ’DEPRESSA’
Publie le venerdì 16 dicembre 2005 par Open-PublishingINDAGINE, IN TUTTA LA PROVINCIA IL 38% DI POVERI E QUASI POVERI
Quasi un terzo dei cittadini, 300 mila persone, che vivono a Bologna e provincia si sentono poveri o quasi poveri.
La metà sono giovani precari e maturi 45-54enni con un lavoro fisso alle prese con figli grandi ancora in casa e vecchi genitori da assistere, che non possono più permettersi il cinema o una cena al ristorante e hanno paura del futuro.
La crisi economica si sta trasformando in crisi sociale e migliaia di anziani soli, ma anche moltissimi giovani e persone di mezza età, si sentono sempre più insicuri, preoccupati e depressi. Una crisi che colpisce di più chi vive in città rispetto alla provincia dove la vita costa meno e le relazioni sono più forti. Insomma, da isola felice Bologna sta diventando sempre più una città ’depressa’ che perde fiducia e slancio vitale.
Dove accanto ai ricchi, cresce la fascia di poveri e nuovi poveri a rischio di emarginazione e le disuguaglianze sociali
sono sempre più forti. E’ la fotografia poco confortante che esce dall’indagine condotta dal Centro demoscopico metropolitano per incarico dell’ assessorato provinciale ai Servizi sociali su un campione rappresentativo di 5.500 cittadini dell’area bolognese. Una ricerca che descrive la situazione sociale così come la percepiscono i cittadini, preoccupati soprattutto dalla precarizzazione del lavoro e dalle nuove povertà.
E fra i quali cresce l’ansia verso gli extracomunitari, in particolare a Bologna dove è cresciuta dal 7 al 25%. L’indagine indica una fascia di povertà pari al 10% della popolazione provinciale di poco più di 800 mila cittadini, ovvero 40.500 famiglie per un totale di 80 mila persone, e una fascia di quasi poveri che tocca il 28%, vale a dire 111.000 famiglie per oltre 220.000
persone. "Un tendenziale impoverimento era prevedibile, ma di queste proporzioni non ce lo aspettavamo - confessa l’assessore Giuliano Barigazzi - La vulnerabilità sociale è in aumento a causa della precarietà del lavoro e la conseguenza è la scarsa e tardiva autonomizzazione dei giovani. Una volta la povertà era legata alla mancanza del lavoro, adesso invece tocca anche il ceto medio con un lavoro dipendente".
L’inquietudine e il disagio colpiscono soprattutto Bologna città, dove la disoccupazione over 18 è al 5% contro una media provinciale del 2,5% e dove cresce in maniera consistente il numero di chi si sente sempre più pericolosamente vicino alla soglia di povertà, con tutto il portato di aspettative frustrate, perdita di slancio vitale e pessimismo che ne deriva: "Una volta erano la provincia e la montagna ad essere marginali rispetto alla città, oggi la situazione è rovesciata", osserva il direttore del Medec Fausto Anderlini sottolineando che chi vive fuori Bologna sta meglio perché le case costano meno, paga circa 200 euro in meno di tasse e le relazioni sociali e familiari sono più strette.
Un quarto degli intervistati si dice molto preoccupato del futuro, soprattutto quello dei figli, del benessere sempre più
minacciato, del taglio dei servizi sociali e della mancanza di occasioni di lavoro, a cui si aggiunge un altro 43% che è
comunque abbastanza preoccupato, mentre solo il 32% vede ’rosa’.
Il che significa che oltre il 9% si trova in uno stato di depressione acuta e il 15% soffre di depressione latente, contro il 57% di ’normali’ e il 18,5% di ’euforici’ per i quali la vita é una cavalcata verso l’avvenire. Negli ultimi tre anni è cresciuta soprattutto la quota degli ultra 40-50enni che si sentono poveri o quasi poveri, schiacciati come sono dalla crisi economica a cui si aggiunge il ’peso’ dei figli che restano in casa fino a 30-40 anni e dei genitori anziani che hanno bisogno di loro: "Sono lontani i tempi dei pensionati baby che si godevano la vita, i cinquantenni di oggi sono bombardati da un carico sociale pazzesco", sottolinea Anderlini.
Uno dei problemi più rilevanti resta comunque quello dei circa 96 mila anziani non autosufficienti, di cui ben 32 mila ’scoperti’ senza nessuno cioé che si occupi dei loro bisogni, mentre sono 60 mila le famiglie con una persona bisognosa a carico (non solo
anziani).
IL RAPPORTO DEL MEDEC- Criticità sociali dell’area bolognese
Indagine demoscopica sugli aspetti socio-assistenziali negli ambiti del Piano di Zona della provincia di Bologna Rilevazione 2005 Rapporto di sintesi
Un piccolo commento : sono ben altri i problemi da affrontare a Bologna rispetto al martellamento sui temi della "sicurezza" che esistono, che vanno affrontati, ma che sono un aspetto collaterale dei fenomeni di impoverimento diffuso e di insicurezza di base che derivano dalla polarizzazione delle condizioni sociali ed economiche che vedono in particolare i giovani precarizzati come target di questa condizione di povertà delineata come condizione di vita permanente.
Il consenso al sindaco costruito su parole d’ordine che non mettono in luce anche questa situazione di impoverimento rischia di avere i piedi d’argilla.
Certi atteggiamenti spocchiosi di qualche consigliere che parla di unavecchia bologna che scricchiola possono essere fraintesi: chi scricchiola è il sistema sociale complessivo di Bologna che vede penalizzati i cittadini che lavorano onestamente , sempre affannati a fronteggiare la quotidianità , come ben descrive la ricerca. Sono i 50enni che debbono ancora "sistemare" figli trentenni e accudire genitori ottantenni..
Quindi occorre un lavoro assai più complesso di quello dello "staff mediatico" del sindaco . Questo per quello che riguarda bologna. Complimenti a Fausto Anderlini e al suo staff per l’eccellente lavoro svolto...
La parte che manca ancora è l’analisi della composizione sociale dei nuovi ricchi bolognesi e delle modalità con le quali si sono arricchiti .... :-)
RUVIDUS