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BOLOGNA: VENDOLA, EVITIAMO DI GIOCARE AD ACCHIAPPAFANTASMI

Publie le lunedì 31 ottobre 2005 par Open-Publishing

’’In un’Italia nella quale di mafia non parla piu’ nessuno, l’idea che bisogna fare la guerra ai lavavetri ai semafori delle strade e’ un’idea che io trovo un po’ povera
rispetto alla realta’ dei problemi, delle contraddizioni esistenti. Anche
qui bisogna evitare noi politici di fare il mestiere degli altri
(poliziotti, carabinieri e magistrati) e bisogna evitare di immaginare che
giochiamo a fare gli acchiappafantasmi’’.

La pensa cosi’ il presidente
della Regione Puglia, Nichi Vendola (Prc), su come conciliare legalita’ e
solidarieta’, soprattutto dopo la vicenda Cofferati a Bologna.
’’Continuero’ a non dire nulla di specifico sul Comune di Bologna - ha
detto Vendola - perche’ non conosco i problemi di quella citta’.
Semplicemente mi permetto di suggerire che una discussione piu’
approfondita bisognerebbe farla sulle cause di taluni fenomeni e di
turbolenza urbana o di illegalita’ ’’.

’’Perche’ se la discussione la
facciamo tutta sugli strumenti e prescindiamo completamente dall’analisi
dei fenomeni medesimi, rischiamo - sostiene Vendola - di impiccarci’’. E’
quindi difficile, secondo il presidente della Regione Puglia, immaginare
che il dibattito sull’illegalita’ ’’debba partire dal fenomeno che e’ anche
sociale delle occupazioni di case piuttosto che dal fenomeno diffusissimo
dell’interdizione al diritto alla casa che e’ un diritto costituzionale’’.

E Vendola ha poi ricordato che ’’in tutte le epoche della storia italiana
vi sono stati movimenti di insubordinazione sociale che avevano come
propria spinta etica e politica, sia pure praticando forme di lotta
considerate illegali, che avevano come proprio obiettivo, il raggiungimento
della legalita’ costituzionale, pero’ qui non si tratta di girare attorno a
teorie astratte’’.

’’C’e’ un problema molto concreto: le politiche fatte
dalle destre - afferma Vendola - hanno dilatato l’area della poverta’ che
e’ un’area inevitabilmente abitata da una crescente fenomenologia del
disagio e della devianza.

E’ del tutto evidente che in questo schema a piu’
poverta’ corrisponde piu’ repressione’’. ’’Allora - ha proseguito - io sono
per la repressione quando essa e’ mirata e intelligente ma quando si pensa
di intervenire con modelli repressivi sull’area della poverta’ che viene
criminalizzata in quanto tale, io sono contrario.

Perche’ prima della
repressione viene la prevenzione. E la solidarieta’ non e’ un’alternativa
alla repressione ma e’ complementare’’. (ANSA)