Home > Baghdad, Prodi come Zapatero
Via senza l’avallo di Annan. Ulivo ricompattato, Polo all’attacco
DALLA REDAZIONE ROMANA
ROMA - Romano Prodi come Zapatero: via le truppe dall’Iraq a meno che non 
ci sia l’egida dell’Onu. E l’Ulivo si ricompatta intorno al suo leader 
mentre la Casa delle Libertà accusa il presidente della Commissione 
Europea di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte. Ossia di guardare 
agli Usa ma senza perdere di vista i no global.
Romano Prodi, accusa il vicepremier Gianfranco Fini, è l’emblema del 
doppiogiochismo di una certa sinistra che tiene i piedi in due staffe: 
compiacere i no global che ha dato «ceffoni umanitari» a Fassino, e nello 
stesso tempo rassicurare i moderati che vogliono l’amicizia con gli Usa. 
Ed intanto il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini avverte: il 
ritiro oggi delle nostre truppe dall’Iraq sarebbe una decisione 
catastrofica e su questo le forze riformiste si devono interrogare.
La nuova polemica è scaturita da una lettera-manifesto inviata da Prodi al 
«Corriere della sera» in cui il presidente della Commissione Ue definisce 
«ingiustificata quanto illegittima» la guerra in Iraq. Ed aggiunge che se 
in Italia l’Ulivo fosse al governo porrebbe fine alla missione di pace 
perché «l’occupazione è la continuazione di una guerra ingiustificata e 
illegittima e non è visibilmente capace di riportare pace e sicurezza in 
Iraq».
Per Prodi l’intervento sarebbe legittimo soltanto se fosse approvato e 
messo in atto «sotto l’autorità dell’Onu». Per essere realmente efficace, 
inoltre, occorrerebbe la collaborazione di tutti i paesi «europei ed 
extraeuropei, atlantici ed extraatlantici», ed il coinvolgimento dei Paesi 
islamici.
Tutte i leader dei partiti di Centrosinistra si sono detti d’accordo con 
Prodi. Per Piero Fassino è ormai necessaria una svolta radicale nella 
conduzione del dopoguerra iracheno con un ruolo centrale dell’Onu. Quella 
indicata da Prodi, è il parere di Francesco Rutelli, è la base per una 
posizione comune al centrosinistra sulla politica estera. La voce di 
Prodi, secondo il socialista Enrico Boselli, è un contributo che può 
pesare per convincere gli Usa ad accettare una gestione internazionale 
della transizione in Iraq.
Soddisfatto è anche il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio. Prodi per 
Antonio Di Pietro ed Achille Occhetto ha voluto sollecitare l’Europa ad 
«imporre la pace all’alleato americano». Fausto Bertinotti, pur non 
condividendo l’intero «manifesto» di Prodi, propone intanto all’Ulivo una 
iniziativa comune delle opposizioni per il ritiro delle truppe italiane 
dall’Iraq.
Di tutt’altro tenore sono stati ovviamente i commenti del Centrodestra. 
Romano Prodi, accusa il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi, come 
Ponzio Pilato si lava le mani di fronte ai problemi dell’Iraq. La lettera 
di Prodi, è il giudizio del portavoce di An Mario Landolfi, è «un 
distillato di banalità miste ad ipocrisie». E’ un intervento da 
«cerchiobottista», secondo il segretario dell’Udc Marco Follini perché 
nelle parole di Prodi c’è «un occhio agli Stati Uniti e un occhiolino ai 
no global».
E. S.




