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Bandiere, canti e lotte in corso. La sinistra si riprende la piazza
Publie le lunedì 13 ottobre 2008 par Open-PublishingBandiere, canti e lotte in corso. La sinistra si riprende la piazza
di Checchino Antonini
Le voci del corteo. E domani? «Si torna sui territori - assicurano i promotori - lo sbocco politico è il rilancio dell’opposizione
Tantissimi. Così tanti che alla Bocca della Verità non si entra e la folla straripa al Circo Massimo. Diranno dal palco, riorientato alla meglio per abbracciare quanti più manifestanti, che si è in trecentomila. La questura ne conterà meno di un decimo ma ha dieci decimi quando si tratta di bloccare chi si azzarda a lasciare la piazza con le bandiere srotolate. Ordini dall’alto, si giustificano con chi chiede chiarimenti.
Ma sarà l’unica pecca di una giornata vissuta con orgoglio da decine di migliaia di persone - spuntate chissà da dove, vista la congiura del silenzio dei grandi media - che hanno dato vita a un corteo di bandiere - la maggior parte con la falce e il martello - di canzoni, di segnali di vita dalle lotte in corso. Chi scrive non crede all’eventuale lettura identitaria della manifestazione di ieri. Sarebbe parziale, incompleta, infruttuosa. E smentita subito dal colpo d’occhio sulla fila di centinaia di persone per firmare il referendum sul lodo Alfano, smentita dai ripetuti segmenti di corteo che restituivano la determinazione del popolo della scuola pubblica nel contrastare i tagli e i ritorni al passato della ministra Gelmini (gettonatissimo bersaglio di slogan e dazebao) o che incitavano la Cgil (il sindacalismo di base già lo ha proclamato per venerdì prossimo) allo sciopero generale contro l’attacco al contratto nazionale.
Il palco, poi, chiarisce ogni dubbio: a prendere la parola saranno solo i movimenti reali, i territori, le vertenze. Parla Simonetta Salacone, dirigente della prima scuola romana occupata contro il maestro unico. Spiegherà Giancarlo Aresta, del manifesto , i cui redattori hanno sfilato imbavagliati, che ci si deve battere per il pane e il diritto di parola e che i «nostri giornali» sono necessari e meritano «affetto». Si ascolta Jean Bilongo, mediatore culturale camerunense a Castelvolturno, teatro della strage di migranti ad opera della camorra. Senza nome la precaria che dice di «quelli come noi», che - invisibili ma licenziabili - fanno marciare la macchina della funzione pubblica.
C’è Nicoletta Dosio dalla Val Susa dove è piombata la notizia del prestito della Bce per le grandi opere: «La Tav serve solo a chi la costruisce ma devasta i territori. Si veda in Finanziaria quanto pesano gli interessi per le tratte già realizzate». E, da Vicenza, sei giorni dopo la straordinaria consultazione autogestita, Claudia Rancati ricorda che la battaglia No Dal Molin non è quella questione urbanistica che voleva far credere Prodi: «Riguarda tutti noi». Il palco parla anche di lotta al nucleare e di diritti civili. Le voci sono quelle di Gianni Mattioli e di Anita Sonego. Inevitabile il confronto col 20 ottobre scorso: il corteo non sfigura nell’album di famiglia delle famiglie "radicali".
«Ha funzionato la voglia di manifestare e la piataforma inclusiva», commenta col cronista Anna Picciolini, fiorentina dell’associazione "Per una sinistra unita e plurale", una delle promotrici dell’appello per l’11 ottobre. Scaturito dalle lotte e alle lotte destinato, come spiegherà Bianca Pomeranzi, prima firmataria di quell’appello. Se il 20 ottobre ebbe un limite, suggerisce Ciro Pesacane del Forum ambientalista, fu di non avere avuto un «21 ottobre».
Non mancavano tracce dei vari cantieri della sinistra, retaggio dell’era arcobaleno, ma lo sbocco politico del corteo sembra risiedere nell’articolazione dell’opposizione al governo e alla confindustria. «Come dopo Genova 2001», dirà anche Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc, al termine di una giornata iniziata distribuendo volantini e pane a un euro in un mercato di Trastevere. Anche stavolta, in tutta Roma, 1360 chili sono andati via in un attimo. A Casalbertone, prima periferia est, i militanti hanno trovato la gente già in fila.
«Queste pratiche di mutualismo e condivisione sono costitutive della rifondazione», spiegava a Liberazione Ferrero. L’esperienza dei gruppi di acquisto popolare, su cui lavorano anche i circoli del Prc, si materializza nello spezzone di Action, quasi in coda al lungo fiume di bandiere col quale la sinistra "extraparlamentare" - Prc, Pdci, Sd, verdi e Pcl, in ordine di grandezza - ha riconquistato la scena politica marciando assieme a comitati di genitori e studenti; rappresentanze sindacali; partigiani dell’Anpi (che ospitavano Haidi Giuliani tra le loro fila); operatori sociosanitari napoletani, ricercatori universitari precarissimi, moltissimi i giovani comunisti e della Fgci, più altri protagonisti di momenti di solidarietà internazionale o di difesa del proprio territorio: gli avellinesi del Formicoso minacciati da una megadiscarica di 140 ettari a quota mille, i romani della Villetta per Cuba, i napoletani di Chiaiano che, per aggirare la militarizzazione che impedisce ai tecnici dei comitati di accedere alle cave, li hanno nominati assessori all’ambiente, i toscani di Ampugnano attivi contro l’ampliamento dell’aeroporto.
Prossime fermate: gli scioperi del 17 e del 30, la manifestazione della Filcams del 15 novembre, due giorni dopo il "primo maggio" stuentesco del 17, il 6 dicembre in Val di Susa.