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Battere il pd e poi guardarlo con dolcezza.

Publie le lunedì 25 gennaio 2010 par Open-Publishing
5 commenti

Nichi Vendola travolge Boccia, Bersani e D’Alema. Una vittoria secca aiutata anche da gran parte del Pd pugliese e che gli apre una strada paradossale: divenire una possibile opzione per un partito in crisi

di Salvatore Cannavò www ilmegafonoquotidiano

Una vittoria netta, pulita, secca. Un ceffone sul volto presuntuoso di D’Alema e un viatico a una possibile vittoria in Puglia. Perché di fronte al successo avuto alle Primarie del 24 gennaio Nichi Vendola a questo punto può vincere le Regionali in virtù di un consenso reale ottenuto, di una capacità di gestire la partita, resistere alle pressioni, trasformare la competizione non già in un bilancio sull’attività di governo ma in uno scontro in cui le personalità sono chiamate a luccicare per vincere. E Nichi certamente ha caratteristiche tipiche per navigare in questa democrazia incerta e crepuscolare che caratterizza la crisi italiana.
Ma dove porta questa vittoria fragrante e cosa vuole dire anche alla sinistra italiana variamente collocata?
Nichi Vendola batte il Pd ma non dimentichiamo che ci riesce anche perché una componente di quel partito si è riconosciuta in lui a livello popolare e di gruppo dirigente. Le dichiarazioni a caldo di Emiliano - «una sonora lezione al gruppo dirigente del Pd, una vittoria meritata» - sanno di pistola fumante, indicando il nome e cognome di chi ha contribuito a mettere in difficoltà D’Alema - colui che si è battuto più di tutti per defenestrare Vendola e garantirsi l’accordo con l’Udc - e il partito regionale che non l’aveva voluto come candidato anti-Nichi. E di dichiarazioni soddisfatte dall’interno del Pd se ne sono registrate molte altre. A sinistra, invece, la vittoria rilancia con una carambola lo scenario di cinque anni fa, quello su cui aveva scommesso la Rifondazione di Bertinotti prima di perdere tutto: una sinistra che prova a incunearsi nelle convulsioni democratiche per prendere la guida del centrosinistra. Ci era riuscito allora, ci riesce ancora oggi. Perché le primarie pugliesi indicano che la sinistra radical-sociale prende la guida dello schieramento che in quella regione affronterà il centrodestra. Un po’ come avvenuto nel Lazio dove l’operazione - senza scontri sanguinosi sul campo ma direttamente nelle stanze di compensazione delle segreterie - è riuscita ai radicali di Emma Bonino. Segno di un Pd sbrindellato, dilaniato dalle proprie incertezze di fondo - non tanto sui contenuti e la linea politica, sia chiaro, quanto sugli assetti e la tattica delle alleanze - dentro il quale si possono incunerare soggetti esterni. Verso il quale, forse, si possono anche lanciare Opa per provare a scuotarne la testa e le radici.
E allora, la vittoria pugliese dice paradossalmente proprio questo: nel momento della sua innegabile vittoria Vendola - e la sinistra che egli rappresenta - diventa di fatto una figura "interna" al Pd e al suo schema di gioco. Se Nichi dovesse vincere le elezioni, quelle vere, la sua prospettiva costituirebbe un’opzione per l’intero Pd, una scelta possibile per il partito di Bersani che a quel punto potrebbe conoscere nuovi scossoni. La vittoria, paradossalmente quindi, non apre una prospettiva nuova per la sinistra: perché nel futuro immediato, così come negli ultimi cinque anni, non traccia una nuova sinistra alternativa - che per vivere, come dimostra la storia di Rifondazione, avrebbe, necessariamente, bisogno di scindersi dalla strada del Pd e non governarci insieme - ma una variante del corso principale. E come nella Rimini di De André in cui Colombo «abortiva l’America per poi guardarla con dolcezza» anche Vendola ha travolto il Pd e ora dovrà prenderlo dolcemente per mano, portarselo dietro nella sua nuova avventura, garantirgli un futuro. Nichi lo sa fare. E potrebbe confermarsi un leader possibile per un Pd in frantumi.

p.s. Ci auguriamo che qualcuno rifletta davvero e seriamente sull’incapacità strutturale di Massimo D’Alema a fare politica. Il vero sconfitto di ieri è lui; colui che si giocò sul tavolo dei sondaggi la presidenza del Consiglio è ancora lui; e poi è lui che guidò la Bicamerale cadendo nel gioco delle tre carte di Berlusconi. Ha fatto una guerra per conto degli Usa e se ogni tanto ha vinto negli ultimi venti anni lo ha fatto solo contro Veltroni. Il che, è tutto dire.

Messaggi

  • Caro Enrico la penso come te che ci vuole una sinistra altrnativa, però in questo momento così delicato Nichi rappresenta la parte migliore di tutti quei politicanti da quattro soldi...Quindi aver sconfitto la linea D’Alemiana inciuciona, mercatista, affarista...e tolto dalle p...le, un certo Casini e un certo Caltagirone e già una vittoria non pensi, purtroppo bisogna andare con i piedi per terra e gradatamente per avere un giorno una società migliore che sia socialista libertaria, solidale, laica e senza appoggiare più nessuna guerra come scritto sulla costituzione italiana.Spero in una tua risposta. Un saluto Nando

    • Caro compagno Nando, capisco il sentirsi accerchiati da politicanti che convergono con gli interessi del padronato e della confindustria, ma proprio per questo l’immagine di un Vendola che vince sul pd alle primarie e poi riabbraccia il Boccia e se potesse riabbraccierebbe il D’Alema a me non va proprio giù.
      Per non parlare poi, di una alleanza con l’udc che non avviene solo perchè l’udc non è disponibile.
      Con i piedi per terra e gradatamente, non può voler dire continuare con il governismo e con lo stampellare pd e udc, questa logica della politica è perdente al di la dei risultati delle urne.
      A mio modesto giudizio, non servono condottieri e deleghe ma autorganizzazione e certezze di percorso e di programmi.
      Lontani da poltrone e vicini agli interessi di chi dovrebbe pagare una crisi economica generata da logiche economiche padronali ingiuste e proprio per questo motivo fallimentari.
      Ma dove è l’alternativa di sinistra se poi si convive piacevolmente con chi porta avanti queste politiche ingiuste di espropriazione della classe di cui si dovrebbe essere riferimento?
      Ti saluto, Enrico

    • Caro Enrico, l’ho detto gia dall’inizio che la vittoria di Vendola serviva e serve a poco, era solo la soddisfazione di dare uno schiaffo a D’alema e tutto l’apparato del Pd. E’ normale che non ci vogliono leader ma autorganizzazione ma stare lontano da poltrone, dal governismo e dai poteri forti e dal regima borghese, ed è giusto che ci voglia una sinistra alternativa. Purtroppo sono stato frainteso da molti compagni anche di bella ciao, perchè non c’è niente da festeggiare se alle elezioni vincesse Vendola o chiunque sia di questa politica istituzionale. Lo dice uno che si è sempre dichiarato comunista anarchico, purtroppo nel scrivere ci possone essere incompresioni.
      Un caro saluto, Nando.

    • Caro compagno Nando, so bene il tuo esser anarchico e proprio per questo credimi che il mio polemizzare con te, non intende "colpirti" anzi come spero tu abbia capito in questo periodo di scambio di commenti, ti sento molto vicino, e io mi sento molto vicino a te.
      Quindi tra compagni le incomprensioni si superano sempre, addirittura ti dico che per me la maggior parte di tuoi commenti, sono più che sottoscrivibili.
      Se poi, alcune volte mi chiami a rispondere, io te ne ringrazio e cerco di dirti quel che penso, ma sappi che lo faccio ben sapendo chi mi trovo davanti, un ottimo compagno.
      Se esagero , sappi che posso sbagliare anche io, ma ti assicuro che il tutto non vuol dire che per te non nutra una grande stima.
      Credimi, lo penso davvero.

      Enrico

  • Ma che diavolo, si scambiano lucciole per lanterne. La vittoria di Vendola è solo una vittoria di Pirro. In tutta la vicenda di Vendola non ci si avvede che costui è l’altra faccia del berlusconismo, cioè della berlusconizzazione (si legga personalizzazione) della politica. Altro che storie! Chi scrive ha da tempo espresso perplessità sulle capacità di Vendola come dirigente. Molto probabilmente, egli preferisce giocare le partite che hanno un risultato scontato. Invece, quando il risultato non gli è gradito, fregandosene di tutti,lascia il tavolo e và a giocare dà un’altra parte. Non sò chi sia il sig.Marsiletti, nel senso che non conosco la sua storia politica, la mia è un percorso che ha visto l’intreccio con Vendola, fino al congresso del Prc che ha visto Vendola uscire sconfitto con la sua mozione, anche da mè sostenuta, con il 47% dei voti. Cosa sia successo, chi si interessa di politica lo sà. Il dirigente che si riempie la bocca del valore della democrazia e quindi della partecipazione dal basso, vista la sconfitta, fa le valigie ed esce da Rifondazione Comunista, nonostante avesse sempre negato questa eventualità, durante i mesi della campagna congressuale, rispondendo con sdegno a chi lo accusava di volere lasciare il partito di cui era segretario. Ora, pur accettando io, la possibilità di potere anche cambiare idea, può succedere a chiunque, quello che mi ha destato grande perplessità, è il modo altamente specchioso, fregandosene altamente, di quella parte del partito che l’aveva sostenuto, fino a portarlo a rappresentarne il 47%. Sè questo è il modo suo di rapportarsi con gli altri, a mè desta grande perplessità. IL suo atteggiamento, ha creato grandi difficoltà alla sinistra, mettendone in forse l’esistenza stessa e di una sua rappresentanza istituzionale.