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Battisti, perchè il Brasile rifiuta l’estradizione

Publie le giovedì 15 gennaio 2009 par Open-Publishing
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Battisti, perchè il Brasile rifiuta l’estradizione

di Guido Gazzoli

MILANO - Il Brasile ha definitivamente rifiutato all’Italia l’estradizione di Cesare Battisti, il brigatista ricercato dalla nostra giustizia per una serie di crimini commessi negli "anni di piombo", quando faceva parte del gruppo di estrema sinistra Proletari Armati per il Comunismo. Le ragioni di questa sentenza sono da ricercarsi nel fatto che, per il Governo brasiliano, il giudizio nei confronti di Battisti in Italia sarebbe inquinato da persecuzione politica.

Questo caso, che si trascina da diverso tempo, ripropone una problematica conosciuta da decenni e che ha l’epicentro nei singolari rapporti che l’Italia ha con l’America Latina. Si potrebbero citare diversi episodi ma è utile soffermarsi su due, uno di natura economica e l’altro giudiziario strettamente collegati tra loro.
Nel 1986 il Governo italiano firma un patto commerciale e politico con l’Argentina. Questo accordo prevedeva un intenso gemellaggio con la giovane democrazia latinoamericana ed una partership industriale basata sul "know-how" delle imprese di casa nostra. L’allora presidente argentino Raul Alfonsin dichiarò entusiasta: "Siamo diventati la 22a regione italiana". Ed era vero, se le relazioni si fossero basate sulla serietà , anche con enormi vantaggi per noi specie da un Paese così ricco di materie prime e dove l’italianità, anche per la componente etnica, è più di un valore folcloristico.

Il progetto invece naufragò immediatamente perchè da noi venne interpretato come l’ennesima occasione per piazzare manufatti non propriamente di prima qualità ad un Paese sudamericano. E la palla passò alla Germania e alla Spagna.

Anni fa l’estradizione di Priebke dall’Argentina venne acclamata come una vittoria del nostro corpo diplomatico, invece nascondeva un "piccolo" particolare: la totale decadenza di moltissimi processi fatti nei confronti dei crimini della nefasta dittatura che avevano colpito moltissimi italiani. Per anni calò il silenzio e solo di recente il Tribunale di Roma ha comminato l’ergastolo ai generali Videla, Massera e Gualtieri (ovviamente contumaci) per atti commessi nei confronti di alcuni connazionali desaparecidos.

Insomma, una vittoria mascherata, che però sarebbe risultata vera se solo si fossero soppressi molti stereotipi che tuttora sopravvivono nei confronti di un continente che continuiamo a considerare "bananero" ma che invece già rappresenta una potenza economica considerevole. E con le antipatie dei vari presidenti (e non) latinoamericani nei confronti del Governo Berlusconi a parte, la nostra diplomazia dovrebbe cambiare la sua ottica. Anche perchè, sfortunatamente, "bananeri" ci stiamo diventando anche noi.

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