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Baudrillard, cioè la lucida premonizione

Publie le mercoledì 7 marzo 2007 par Open-Publishing

E’ morto a 77 anni a Parigi il filosofo francese. «La morte? Non è poi così terribile...»
Baudrillard, cioè la lucida premonizione
del collasso dell’occidente
di Franco Berardi Bifo
Negli ultimi anni, seguendo il rovinoso
corso degli eventi planetari, la
catastrofe della modernità e dei
suoi valori sempre più spesso mi
sono ritrovato a riconoscere che
lo sguardo più realistico sull’evoluzione
presente è da molto tempo
quello di Jean Baudrillard.
Uno sguardo che negli anni ’70 a
molti di noi era apparso quasi cinico
per eccesso di lucidità. Dissuasivo,
dicevamo, nei confronti
dei tentativi generosi di sovvertire
il reale. Per lungo tempo abbiamo
chiuso gli occhi cercando
di non vedere quello che aveva da
dirci Jean Baudrillard.
Baudrillard
ha colto nel suo nucleo essenziale
il senso del divenire tardo
moderno, lo sprofondare del
senso, e quindi il crollo delle colonne
culturali su cui l’occidente
ha fondato il suo dominio per
cinquecento anni. Il pensiero di
Baudrillard, che a qualcuno poteva
sembrare un lamento nostalgico,
è stato in verità la premonizione
più lucida del collasso
(che oggi è sotto i nostri occhi)
dell’occidente.
Jean Baudrillard ha chiuso gli occhi
ieri, 6 marzo. Da qualche
tempo sapeva di essere gravemente
malato. «Ma non è una cosa
così terribile», mi aveva detto
l’estate scorsa, lui, da sempre
maestro inarrivabile nella fusione
di understatement e iperbole
nostalgica. «Non è una cosa così
terribile la morte», aveva detto
con ironia e con la spensieratezza
della sua patafisica. Il suo libro
per me più bello, quello che uscì
nel 1976, è dedicato allo scambio
simbolico e alla morte. Nella sfera
dello scambio di segni qualcosa
di gigantesco stava avvenendo
in quegli anni e Baudrillard registra
lo spostamento nel suo linguaggio
filosofico.
.”Il principio di realtà ha
coinciso con uno stadio
determinato della legge del
valore. Oggi tutto il sistema
precipita nell’indeterminazione,
tutta la realtà è assorbita
dall’iperrealtà del codice
della simulazione» (Lo scambio
simbolico e la morte, Feltrinelli
1979). Non è la verità ad
annullare e assorbire la finzione,
non è la vita ad abolire lo
spettacolo, ma è la simulazione
a fagocitare la realtà, secernendo
il mondo reale come
suo prodotto
Nei libri prece-
denti, Il sistema degli oggetti
(1968) e Per una critica dell’economia
politica del segno
(1974), aveva studiato il rapporto
tra l’evoluzione tecnologica
e la comunicazione sociale.
Nel libro del 1976 intuisce
le linee generali dell’evoluzione
di fine millennio con
un’anticipazione disperata e
nostalgica degli effetti di derealizzazione
prodotti dalle
tecnologie di comunicazione.
Da quel momento il suo pensiero
ha anticipato il raggelarsi
progressivo dello scenario del
mondo da cui è stata cancellata
la possibilità di immaginare.
L’integrale efferato dominio
dell’Immaginario soffoca,
assorbe, annulla la forza di immaginazione
singolare.
Il pensiero di Jean Baudrillard
è costruito sulla formula linguistica
del “non più”. Non più
la modernità, non più la dialettica,
non più la dinamica
del superare. Finita la speranza
della rivoluzione, con l’esaurisi
della potenza pratica
della dialettica, occorre abbandonare
anche la speranza
della fine. Il mondo ha incorporato
la propria inconcludibilità.
Eternità dell’inferno
inesauribile del codice generativo,
insuperabilità del dispositivo
della replicazione
automatica. L’esaurimento
della logica storica ha lasciato
il campo alla logistica del simulacro,
e questa è interminabile.
«L’unica strategia è catastrofica,
e nient’affatto dialettica.
Bisogna spingere le cose al limite
dove del tutto naturalmente
esse si capovolgono e si
sfasciano… Contro un sistema
iperrealista l’unica strategia
è patafisica: una scienza
delle soluzioni immaginarie,
cioè una fantascienza del rivolgersi
del sistema contro se
stesso, all’estremo limite della
simulazione, una simulazione
reversibile in una logica della
distruzione e della morte».
http://www.liberazione.it/giornale/070307/default.asp