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di Benedetto Vecchi
Allora la discussione impazza attorno al sei novembre. Fausto Bertinotti ritiene le azioni a Panorama e a Feltrinelli controproducenti e segnati da un sovrappiu’ di prevaricazioni. Nella Fiom emergono punti di vista che portano a esprimere un giudizio negativo partendo da una autoreferenzialita’ dei gappisti. E si potrebbe contiunuare con la lettera di Carlo Feltrinelli a Repubblica. In una ipotetica intervista a San Precario, si potrebbero chiedere quattro cose.
1) Il rapporto tra l’azione di "autoriduzione" e la sua capacita’ comunicativa. Provocatoriamente, bisognerebbe avanzare anche il tema del rapporto che si stabilisce tra i precari che la fanno e i precari che sono dietro le casse...
San Precario non ama i remake degli anni 70, anche perche’ danno luogo alle rivisitazioni sempre piu’ gerontocratiche della stampa italiana. L’obiettivo deve essere sempre quello di comunicare con i forzati del pacchetto treu e della legge biagi: a Roma non e’ stato fatto al meglio, ma nelle decine di azioni della settimana prima ciò e’ avvenuto in moltissime citta’ italiane. Dato che però non ci sono stati gli eclatanti "espropri", l’Halloween di San Precario e’ stato passato sotto silenzio dai media, salvo poi ricordarsene due settimane dopo per la manovra repressiva. Ricordiamo poi i mille picchetti a centri commerciali e callcenter messi in atto in questi anni da mediattivisti e delegati sindacali. La GAP (Grande Alleanza Precaria) che ha portato 40.000 precarie e precari per le strade di Roma (cioe’ il doppio della manifestazione della settimana prima di arci, cgil e rifondazione) raggiunge tutta quella societa’ che non si sente rappresentata ne’ politicamente ne’ sindacalmente dalla GAD. Insomma diciamo a rifondazione e alla fiom di non farsene un cruccio, ma visto che loro hanno deciso di puntare sulla waterloo dell’articolo 18 proprio mentre la precarieta’ stava esplodendo, non si stupiscano se la generazione precaria guarda a noglobal e sindacalismo di base per migliorare la propria condizione: e’ finita l’era in cui questione sociale faceva rima con comunista e lavoro era sinonimo di classe operaia.
2) Cosa vuol dire immaginare una forma di lotta che incide sui rapporti di forza attuale a partire dal dato empirico che riguarda i precari: diffusi e mobili sul territorio, esposti al ricatto e senza "luoghi comuni" noti dove incontrarsi e condividere la propria condizione per cercare di elaborare proposte, vertenze e forme di lotta adeguate a quella parcellizzazione e principio di individualizzazione del rapporto lavorativo che la legge 30 eleva a "condizione naturale" della forza-lavoro...
L’abolizione della legge biagi sarebbe un simbolo di inversione di tendenza, ma non migliorerebbe di un angstrom la condizione dei precari italiani. La precarizzazione e’ una tendenza universale del capitalismo avanzato che pre-esisteva alla legge Biagi e che perdurerebbe in sua assenza, se non si mettono in campo processi di conflitto acuto e imprevedibile, capaci di disegnare un nuovo welfare nell’era della flessibilita’ produttiva e lavorativa.
Bisogna partire dalle concentrazioni di menti e corpi precari la’ dove si addensano i flussi dell’informazione, del commercio e della produzione che solcano il territorio urbano e suburbano. E quindi: call center, catene commerciali, portali web, arterie dello shopping, poli logistici, direttrici del pendolarismo. E comunque molta frammentazione non e’ data ma artificialmente indotta: nei callcenter vodafone o atesia, nei centri commerciali auchan o carrefour ci sono migliaia di precari pronti a mobilitarsi contro datori di lavoro vampiristici; sono spesso però frustrati da rappresentanze sindacali che preferiscono frammentare il precariato piuttosto che unire le sue forze. La vicenda del recente contratto della grande distribuzione, firmato dopo scioperi inesistenti o cancellati all’ultimo momento, parla da se’. Sembra che molti sindacati oggi siano piu’ impegnati a garantire la docilita’ e l’acquiescenza della forza lavoro che a dar forza ai suoi interessi.
3) Cosa significa un sistema di garanzie e diritti sociali per una forza lavoro gioco forza flessibile. E come immaginarli nell’epoca della cancellazione del welfare state...
L’Europa oggi si deve definire in opposizione al bushismo e il welfare state e’ parte integrante di questa identita’ differenziale. Il fatto e’ che i sistemi di welfare sono stati disegnati con in mente la piena occupazione maschile dell’eta’ fordista; non tengono quindi conto delle figure lavorative che sono esplose negli ultimi vent’anni e che rappresentano ormai circa un terzo degli occupati nelle economie a capitalismo informazionale. San Precario dice di ripartire dalla promessa di universalita’ di Keynes e Beveridge per declinarla nel XXI secolo e ciò significa innanzitutto: diritto universale alla continuita’ di reddito e accesso universale al congedo di maternita’; livelli retributivi (salario orario, premio di straordinario ecc) e indennita’ sociali (ferie, previdenza ecc) minime garantite per tutte e tutti. Su questa base si deve costruire quella che San Precario definisce flexicurity, ossia la flessibilita’ depurata dalla precarieta’, che oltre all’accesso universale alla sanita’ e alla scuola pubbliche, preveda erogazioni di servizi per tutti coloro che hanno contratti precari e/o redditi intermittenti: accesso sussidiato a abitazione, mobilita’, connettivita’, credito, formazione, conoscenza, cultura. Qui anche il nuovo municipalismo deve far sentire la propria voce e le proprie idee.
4) Si può parlare di precarieta’ solo in un’ottica lavorista classica, oppure bisogna partire dalla constatazione che l’erogazione della forza-lavoro investe facolta’ dell’essere umano quali il linguaggio, capacita’ relazionali, inventiva, spirito innovativo...
San Precario protegge sia i precari sia i cognitari, al lavoro come nella vita. Oggi e’ in corso un gigantesco processo di privatizzazione di ciò che e’ sempre stato comune per definizione: l’aria, l’acqua, le piazze, gli affetti, il linguaggio, l’informazione, la conoscenza. Ci battiamo per l’estensione dello spazio comune e contro la privatizzazione dei beni pubblici. San Precario protegge i devoti del peer-to-peer e del download gratis cosi’ come i giocolieri dei tanti lavori e dei pochi diritti. La precarieta’ sociale ed esistenziale accomuna tutti coloro che lavorano nell’economia dei servizi e dell’informazione: e’ una questione di democrazia unire questi due segmenti del lavoro immateriale per arrestare l’imbarbarimento prodotto dal neoliberismo atlantico e dai suoi alleati fra le e’lite nostrane. Insomma, non si può sconfiggere la precarieta’ senza congiuntamente battere Berlusconi, Gates, Murdoch. Questi mi sembrano gli elementi su cui far ripartire la discussione dopo e oltre il sei novembre.




