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Nell 8° Congresso
dell’FdCA, l’ultimo in ter-
mini cronologici, indivi-
duavamo un incrudimento
dell’off ensiva liberista nei
confronti dei beni comuni.
Un incrudimento che nell’ultima fase si è
accentuato in parte a causa della crisi eco-
nomica ed in parte per i mutati rapporti di
forza tra le classi sociali.
Individuavamo inoltre che questa tendenza
a privatizzare si allarga sempre di più, coin-
volgendo un’amplissima gamma di beni e
servizi necessari alla sussistenza degli umani
e al loro benessere collettivo.
Oggi infatti nei termini “beni comuni” e “ri-
sorse collettive” vanno annoverati non solo
le risorse naturali esistenti dalla cosiddetta
notte dei tempi, come le terre per i pasco-
li e le coltivazioni o i mari per la pesca, ma
anche tutta una serie di beni creati, dalle for-
me organizzative umane, per soddisfare sia
la sfera materiale che quella intellettiva degli
individui.
È in questa ultima categoria di beni collet-
tivi che vanno inclusi quei servizi pubblici,
che fanno capo ai bisogni essenziali dei cit-
tadini e che sono il risultato dello sviluppo
economico e della storica lotta delle classi,
come l’erogazione capillare delle energie e
dell’acqua, i trasporti, la sanità, l’istruzione,
la sicurezza sociale e tutto ciò che va sotto la
defi nizione di welfare.
E la punta di diamante dell’attuale off ensi-
va liberista è rappresentata oggi dal tentati-
vo di privatizzare defi nitivamente le risorse
idriche. Diciamo defi nitivamente perché in
realtà già da tempo questo attacco ha avuto
successo nei confronti di parte delle nostre
falde acquifere con la mercifi cazione delle
acque minerali, dove le multinazionali del
settore, pagando delle concessioni a dir poco
ridicole, fanno aff ari d’oro sfruttando priva-
tisticamente una risorsa appartenente natu-
ralmente a tutta la collettività.
Diciamo defi nitivamente, anche perché già
da tempo la piovra del capitalismo privato
ha messo i tentacoli su una parte delle risorse
idriche, distribuite dagli acquedotti comunali,
e sul sistema complessivo di gestione delle ac-
que potabili e refl ue. Questa operazione è già
avvenuta in molti Comuni italiani ad opera
di società private in cui confl uiscono le mire
speculative di multinazionali dell’acqua e im-
prese di palazzinari in cerca di nuovi aff ari.
E lì dove la privatizzazione è avvenuta, ab-
biamo assistito al contemporaneo aumento
dei costi e peggioramento del servizio per le
comunità locali, con bollette più care e gra-
duale deterioramento della rete distributiva
rispetto al servizio pubblico.
Una chiara e netta testimonianza del fatto
che la gestione delle risorse collettive, da par-
te del capitalismo liberista, trasforma una ri-
sorsa collettiva e irrinunciabile come l’acqua
in una qualsiasi merce da trattare nel merca-
to capitalista, conseguentemente sottoposta
alle leggi del profi tto ed alle speculazioni fi -
nanziarie che tale mercato produce, tradu-
cendosi in un peggioramento delle condi-
zioni di vita materiale della classe lavoratrice
e dei più poveri.
Tutto ciò non scagiona lo Stato ed i suoi enti
territoriali dalla cattiva gestione dei beni col-
lettivi, corredata di disservizi ed incuria che
scaturiscono dalla inevitabile lontananza de-
gli apparati burocratici statali dalle istanze ed
esigenze delle comunità locali di lavoratori e
lavoratrici.
Tuttavia la storia di ieri e di oggi ci insegna
che l’accaparramento dei beni e delle risorse
collettive da parte del capitalismo liberista
introduce un fattore mercifi cante più gran-
de che moltiplica molto di più il disagio
economico delle classi sociali più povere.
Di fronte quindi ai due quesiti referendari
in difesa della gestione pubblica delle risor-
se idriche, ci poniamo il raggiungimento di
due obiettivi.
Uno immediato, riguardante l’ottenibile in
termini odierni di migliori condizioni di
vita per gli sfruttati, ossia il respingimen-
to dell’off ensiva capital-liberista, mediante
l’appoggio attivo dei nostri e nostre militanti
alla campagna referendaria.
Ed uno strategico, propagandando, contem-
poraneamente al lavoro di appoggio referen-
dario dei comitati territoriali, dentro quella
parte di popolazione sfruttata a cui apparte-
niamo, le ragioni e l’irrinunciabilità dell’au-
togestione.
Poiché siamo convinti che l’attacco da parte
del liberismo capitalista alle condizioni di vita
delle classi sociali più povere non si esaurirà
solo con il tentativo di speculare sull’acqua,
ma che tale tendenza è in atto per tutte le ri-
sorse collettive ed i beni comuni, come la sa-
nità e l’istruzione e che i soli referendum non sono suffi-
cienti a fermare la piovra liberista.