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Bertinotti: "Ho già ceduto sui pacs
ora non si ridiscute l’alta velocità"

Publie le mercoledì 15 febbraio 2006 par Open-Publishing

Il segretario di Rifondazione comunista blinda il compromesso
"Il programma è chiuso, varato e firmato, decideremo in futuro"

"Sul riconoscimento giuridico della coppia è stato fatto un passo indietro"
"Se si critica una persona come Luxuria, avrei anch’io dubbi su altri"

di GOFFREDO DE MARCHIS

ROMA - "Non alzare bandiere". Perché finiscono per "oscurare i progressi che si sono fatti nel programma dell’Unione". Fausto Bertinotti lo dice alla presidente del Piemonte Mercedes Bresso che protesta per la Tav "sbianchettata" dalle 279 pagine del progetto. "Sono contrario agli atti di forza e al dibattito in po’ teatrale che rende tutto discutibile. Il programma è chiuso, varato e firmato. Non è che uno alza la mano e ci rimettiamo a scrivere. Né io né la Bresso possiamo riaprire unilateralmente problemi che non sono stati affrontati. A oggi, con gli elementi di conoscenza a disposizione, non è matura una decisione. Poi, varrà il metodo che Prodi si è dato: dialogo, partecipazione, confronto". E lo dice alla Margherita e alla Rosa nel pugno che sembrano, dai Pacs alla scuola privata, riallargare il solco tra laici e cattolici all’interno della stessa alleanza.

Rutelli e la Bonino stanno creando due poli nell’Unione a partire dai temi religiosi ed etici. Il Prc da che parte sta?
"Non penso che l’Unione possa essere descritta a secondo dei criteri di una polarizzazione tra laici e cattolici. E’ una cosa che appartiene agli anni ’50. Siamo semmai davanti a un fenomeno nuovo, l’interventismo delle gerarchie vaticane, al quale dobbiamo dare risposte nuove. C’è una latitudine laica attraversata da molte correnti diverse. Non me la sentirei, per esempio, di definire neo guelfi Amato e Ferrara che pure considerano ciò che si sviluppa, oggi, nel campo confessionale è più interessante di quello che avviene nell’area laica. E anche sui temi della scienza non esistono solo due posizioni, esiste una terza cultura, quella della precauzione. Che fa pesare il valore della persona di fronte ai progressi della scienza. E non dimentichiamo che siamo in una società molto religiosa nella quale il rischio di conflitti va ben al di là del motto "libera Chiesa in libero Stato". Adesso al centro si pongono i rapporti di convivenza. Voglio dire che ormai i confini sono estremamente mobili. Meglio partire dai problemi specifici".

I Pacs.
"C’è stato l’attacco molto aspro delle gerarchie vaticane che ha investito le forze politiche del centrosinistra. Ed è inutile nasconderlo, la Margherita si è fatta portavoce di quelle gerarchie mettendo in discussione l’approdo comune. Poi si è raggiunto un compromesso".

Che la Rosa nel pugno respinge.
"Appartengo al partito di quelli che quando raggiungono un compromesso lo difendono. Il programma dell’Unione ha un netto profilo riformatore. E il compromesso realizzato sui Pacs era necessario. Delle due l’una: o quello oppure avremmo dovuto cancellare dal programma la questione delle coppie di fatto. Sarebbe stato un danno gravissimo, avremmo affidato un problema della società alla libertà di coscienza dei singoli".

Ma non sente anche lei le proteste degli omosessuali?
"Non nascondo alcuni elementi negativi e capisco chi considera quell’accordo insoddisfacente. Sul riconoscimento giuridico della coppia è stato fatto un passo indietro. Ma vedo anche il lato positivo per la cultura del paese. Noi abbiamo risposto alla domanda "cosa sono le coppie di fatto per l’Unione". E abbiamo detto che non dipendono dal genere, cioè riguardano direttamente le coppie di omosessuali, né dall’orientamento sessuale facendo entrare nella cultura civile transessuali e transgender. Quale atteggiamento dovrebbero avere le forze riformatrici di fronte al compromesso? Quello di buttare tutto per aria? Non penso. L’atteggiamento giusto è non alzare bandiere".

Lei è per l’abolizione dei finanziamenti pubblici alla scuola privata?
"Lo considero un obiettivo assolutamente irrealistico. La gerarchia dei problemi va orientata diversamente. Non si può, d’acchito, cancellare quello che è avvenuto fin qui per le scuole parificate. Bisogna lavorare sulla centralità dell’insegnamento pubblico, sulla sua espansione, ma abrogare i finanziamenti alle private non incide sull’asse fondamentale della scuola che noi vogliamo riformare. E non è proprio il caso di oscurare tutti i risultati ottenuti nel programma".

La Margherita non vuole il no-global Caruso. A lei piace la futura candidata di Dl, Binetti, presidente del comitato scienza e vita, che è imbarazzata all’idea di sedersi accanto a Luxuria?
"Sono per la reciprocità. Non accetto osservazioni sulle candidature dei partiti. Se viene criticato un intellettuale di peso e una bella persona come Vladimir avrei diritto anch’io a sollevare i miei dubbi. Non lo faccio per rispetto".

All’Eliseo, quando è salito sul palco, la gente gridava unità. Come ha raccolto quel messaggio?
"Nella sinistra italiana c’è una parte d’Italia che se potesse ci cancellerebbe dalla faccia della terra e poi ci sono tanti cittadini che invece considerano importante il nostro ruolo. Poi sì, naturalmente c’è anche l’unità. Un appello che va ascoltato. Ma se a Rifondazione si chiede di diventare il gendarme dei movimenti, respingo la richiesta e la rinvio al mittente. Per me i movimenti sono la benzina nel motore dell’Unione".

http://www.repubblica.it/2006/b/sez...