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Bertinotti: "Nessun ponte alle destre, siamo autosufficienti"

Publie le mercoledì 12 aprile 2006 par Open-Publishing

di Andrea Milluzzi

Il segretario del Prc chiude alla Grosse Koalition e alla presidenza bipartisan del Parlamento. «Per noi visibilità nel governo».

«Vorrei vivere in un Paese in cui quando dici buongiorno si intenda proprio buon giorno», esordisce così, con le parole di Cesare Zavattini, il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti nella conferenza stampa di ieri mattina, a poche ore dalla certezza assoluta che anche il Senato è stato vinto dall’Unione e che Romano Prodi sarà il futuro presidente del Consiglio. La «buona novella» è «la sconfitta del governo in carica e la fine politica dell’era di una maggioranza costruita attorno alla filosofia di Berlusconi»; il «pericolo» sta nella «pressione che i “poteri forti”, economicamente, culturalmente e ideologicamente, potranno esercitare sul prossimo governo per farlo andare nella direzione che vogliono loro», e questo è un «problema reale che va affrontato politicamente per far valere le riforme»; la scommessa è quella di «conquistare l’altra parte del Paese, perché si può governare con il 51% dei seggi in Parlamento ma non si può senza l’appoggio della realtà sociale»: tre argomenti per definire il presente e l’immediato futuro di un’Italia uscita abbastanza malconcia dalla tornata elettorale.

Intera segreteria alle sue spalle, il Bertinotti segretario di partito non può e non vuole esimersi dal sottolineare quel 7, 4% al Senato (e anche il 5, 8% alla Camera, ovviamente) e lo fa subito dopo aver liquidato Berlusconi: «E’ straordinario, un risultato sperato e in qualche modo previsto alla fine della nostra campagna elettorale». A chi gli chiede di individuare i motivi dell’exploit e della differenza fra i due rami del Parlamento, Bertinotti risponde così: «Ci sono due elementi, il primo è l’innovazione culturale e politica verso la non-violenza che abbiamo intrapreso dopo Genova e che rafforzeremo nelle modalità costituenti della Sinistra europea; la seconda riguarda il voto alla Camera che credo, aspettando di indagare bene il voto giovanile, sia stato anche favorito dall’assenza dell’Ulivo. Siamo il secondo e terzo partito in Parlamento: rivendichiamo non solo un peso, ma anche visibilità» e così anche chi voleva sapere la posizione per gli incarichi di governo è soddisfatto.

Le domande dei giornalisti vanno ad orientarsi poi su temi specifici, come la guerra: «Come recita il programma (cita a memoria, Ndr), il governo proclamerà immediatamente il ritiro delle truppe dall’Iraq nei tempi tecnici strettamente necessari»; la legge elettorale: «Prodi ha detto che la rivedremo, siamo disponibili ad andare al confronto parlamentare con proposte unitarie. Noi guardiamo ai modelli francese e tedesco»; l’ipotesi Ciampi bis: «Prima ci vuole un colloquio interno all’Unione. Credo comunque, per una ragione di correttezza istituzionale, che debba essere il nuovo presidente della Repubblica a conferire l’incarico a Prodi».
L’«integrità» e l’«autosufficienza» sono i due indirizzi che Bertinotti indica all’Unione. Anche, e a maggior ragione, quando a voto appena acquisito si alzano voci (leggi Gavino Angius, Ds) di “grossa coalizione” o di presidenza di una camera (verosimilmente il Senato) da assegnare al centrodestra: «Qualunque forma di ponte offerto ai perdenti è un elemento di oscuramento del risultato, così come la Grosse Koalition alla tedesca sarebbe un tradimento». E’ molto netto il segretario di Rifondazione comunista nel tranciare ogni ipotesi di accordo con il centro-destra: «E’ una minaccia, noi investiamo sull’integrità e l’autosufficienza dell’Unione. Prodi è una guida certa e l’Unione deve parlare come coalizione di governo unitaria, perché ha la responsabilità di guidare le istituzioni. Ogni anticipazione su accordi presi unilateralmente è una sgrammaticatura politica».

In quanto agli annunciati ricorsi della Casa della libertà sull’esito del voto, non ha dubbi: «Gli sconfitti si devono rassegnare. So che ci sarà un po’ di turbolenza, perché la natura dell’avversario è turbolenta» scherza Bertinotti. E’ evidente che ieri è stato proprio un altro giorno. Il primo.

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