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Bertinotti: «Un fatto inquietante»

Publie le domenica 6 marzo 2005 par Open-Publishing

La rabbia per il «fuoco amico» che ha ucciso Calipari e ferito Giuliana insieme a due funzionari del Sismi

Al congresso di Prc Preoccupazione per la dinamica oscura dell’incidente e sdegno per il servizio del Tg1, che evita di dare correttamente la notizia

ANDREA COLOMBO, INVIATO A VENEZIA

La notizia ci arriva per telefono, ci sorprende di fronte al televisore, mentre aspettiamo di vedere le immagini dei festeggiamenti nella redazione del «manifesto». Giornalisti, delegati, ospiti, tutti ugualmente felici. Lo squillo da Roma, la notizia ancora confusa della sparatoria e della morte di Califari gela la festa, e se ne accorgono tutti solo a guardare chi parla al telefono. Viene informata Luciana Castellina, che pochi minuti prima aveva salutato dal palco del congresso la liberazione di Giuliana. Viene informato Fausto Bertinotti, mentre la notizia è confermata dalle prime tv, poi dalle agenzie. «È un graffio su questa gioia. E quell’agente è un eroe. Mi risulta che sia stato ucciso mentre faceva scudo a Giuliana. Aveva il compito di salvarla e l’ha salvata. Un eroe»: laconico e improvvisamente scuro in volto, come tutti del resto, Fausto Bertinotti commenta così, con i collaboratori e con alcuni giornalisti, la notizia della tragedia che ha accompagnato la liberazione di Giuliana. Non è ancora l’annuncio ufficiale ai congressisti che avevano appena finito di festeggiare, molti con le lacrime agli occhi, la fine di un incubo durato un mese. Quello arriverà dopo, quando le assise riapriranno i battenti e il segretario informerà.

Sulla porta, Bertinotti improvvisa una conferenza stampa. Le agenzie hanno appena battuto le dichiarazioni del premier, forse le più dure mai pronunciate nei confronti degli alleati americani. Il commento del segretario rifondatore è immediato: «Se persino Berlusconi, che certo non può venire accusato di essere antiamericano, assume una posizione simile, deve avere elementi di giudizio molto consistenti. È una cosa estremamente inquietante. Vuol dire che chiunque, da una postazione come un check point, può sparare su un bersaglio quale che sia, di guerra o di pace, di aiuto o umanitario. Oppure vuol dire che qualcuno aveva interesse a colpire e a mandare le cose in questo modo. Non lo so: in questi casi è necessario essere prudentissimi. Ma le affermazioni di Berlusconi confermano la nostra inquietudine».

Bertinotti dà voce a uno stato d’animo unanime al palazzo del cinema del Lido. Ma la commozione per la morte di Nicola Calipari, la preoccupazione per la situazione in Iraq, il sospetto che la meccanica dell’incidente sia più oscura di quanto appaia non sono gli unici sentimenti che animano il congresso. Ce n’è un altro, ed è la rabbia. Rabbia per la sparatoria assurda che ha impedito alla vicenda di concludersi felicemente, rabbia per quel «fuoco amico» che ha ucciso Calipari e ferito Giuliana insieme a due funzionari del Sismi, rabbia contro gli americani e la loro guerra che è anche nostra. Una rabbia che si legge sul viso di tutti, anche su quello del segretario nonostante la prudenza d’obbligo, così come la si legge sui lineamenti di Ali Rashid dell’Olp, e poi dei leader, dei delegati, dei giornalisti che restano a bocca aperta di fronte allo scandaloso servizio del Tg1, in cui evitano a lungo di dare la notizia che già tutti conoscono.

L’area «Erre», quella che fa capo a Gigi Malabarba e Salvatore Cannavò, annuncia immeditamente un odg che impegnerebbe il congresso a reclamare l’immediata relazione sui fatti di Berlusconi in aula, ma anche a presentare subito una mozione sul ritiro delle truppe in Iraq.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/05-Marzo-2005/art18.html