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Bertinotti presidente della Camera? I Ds: "Se lo propone Prodi lo votiamo"
Publie le venerdì 21 aprile 2006 par Open-Publishing3 commenti
di Stefano Bocconetti
Quella di ieri è stata la prima, vera giornata vissuta da "maggioranza", da nuova maggioranza. Giornata piena, densa. Finita con un cambiamento di clima. Nulla di "ufficiale", ovviamente, tanto più che si ha a che fare con una materia istituzionale. Ma l’impressione è che alla fine si sia arrivati al riconoscimento del ruolo svolto, in questi mesi, dalla sinistra d’alternativa. E la possibilità che Bertinotti diventi presidente della Camera è un po’ più vicina. Per essere espliciti: D’Alema, al termine di un pomeriggio pieno di tensione, è uscito dallo studio di Prodi, a Santi Apostoli, annunciando di voler fare un passo indietro. "Abbiamo rimesso la questione della Presidenza della Camera nelle mani di Prodi. E se Prodi dirà di votare Bertinotti noi lo faremo, lealmente. Come tutta la coalizione".
Insomma, il primo scoglio del centrosinistra ora appare meno grande di 48 ore fa. Eppure la giornata sembrava cominciata in maniera diversa. Almeno a giudicare dalle dichiarazioni che si sono rincorse sulle agenzie di stampa. Il via l’ha dato la direzione della Margherita, che s’è riunita per fare il punto del dopo-voto. E in questo immediato dopo elezioni, la discussione riguarda soprattutto le nuove cariche istituzionali. Non è un mistero - tutto è avvenuto abbastanza alla luce del sole; o meglio: tutto è avvenuto in maniera più trasparente rispetto ad altre occasioni -, non è un mistero, si diceva, che l’Unione aveva cercato e trovato un’ipotesi di soluzione.
Che dovrebbe prevedere l’elezione di Marini nello scranno più alto di Palazzo Madama, quella di Fausto Bertinotti alla Presidenza della Camera e l’indicazione di D’Alema come una delle figure possibili per il Quirinale. Equilibrio delicato, che è stato ad un passo dal saltare per molti motivi. La mancanza di chiarezza di Ciampi sul suo "futuro" e di conseguenza la scelta dei diesse - che comunque devono cominciare ad arginare una seria discussione interna, amplificata dal non brillante risultato elettorale - di "ripiegare" sulla carica istituzionale più vicina, sulla prima da eleggere: la presidenza della Camera. Una richiesta, quella di candidare D’Alema a sostituire Casini, che ha seriamente rischiato di portare all’empasse.
Si diceva della Margherita, della sua direzione di ieri. Conclusasi con una posizione unitaria. Raccontata da Rutelli con queste parole: "Noi candidiamo Marini al Senato e siamo convinti che se ci fosse una richiesta dei diesse per la Camera questa vada accolta". Frase che è suonata come la scelta della Margherita di correre in soccorso dei diesse che in questi giorni non avevano risparmiato frecciatine agli alleati. Poi, però, lo stesso Rutelli, poco dopo, ha aggiunto un’altra frase. Questa: "Comunque rispetteremo le decisioni di Prodi e ci atterremo alle sue scelte".
Da tutt’altra parte di Roma, Massimo D’Alema - che proprio ieri festeggiava 57 anni - rilasciava una dichiarazione ai cronisti che l’aspettavano nel suo ufficio di "ItalianiEuropei", sostenendo che la questione non lo riguardava. "La mia candidatura è stata avanzata dal mio partito. Non è questione che mi riguardi, se ritirarla o meno dipende dai diesse". Pure queste sembravano parole polemiche, assai polemiche nei confronti di Fassino. Messo sotto accusa per non aver difeso sufficientemente il "diritto alla rappresentanza" della Quercia.
Ma anche qui gli osservatori si erano sbagliati. O forse qualcosa è cambiato nel corso della giornata per i tanti incontri informali che si sono svolti. Perché la mossa successiva del "botteghino" è stata la lettera inviata da Fassino a Prodi. Tono cordiale, magari un tantino formale, ma venti righe di apertura. Diverse, insomma, dalle dichiarazioni dei giorni scorsi. "Caro Romano, scrive Fassino, il nostro partito ha avanzato la richiesta di esprimere un proprio esponente per una delle due assemblee, con preferenza per D’Alema alla Camera. Tuttavia la decisione, in sè legittima, di Rifondazione di avanzare una propria candidatura per la presidenza della Camera sta determinando una condizione di impasse".
Che rischia di diventare imbarazzante. "A questo punto sta a te, assumere una iniziativa che consenta alla nostra alleanza di ritrovare coesione e solidarietà". E’ vero che la lettera è stata accompagnata da un’altra dichiarazione di Fassino ("Bertinotti non mi sembra una figura che unisca") ma di più contava il documento ufficiale. La lettera. Poche righe che gli uomini del presidente della Quercia - per evitare altri fraintendimenti - si sono subito affrettati a spiegare così: è l’annuncio che D’Alema farà allo stesso Prodi, è l’annuncio della sua rinuncia.
La chiave è stata proprio lì: in quell’affidare tutto a Prodi. Anche in questo caso non si rivela nessun segreto quando si dice che il nuovo premier ha espresso già da tempo la sua preferenza a candidare Bertinotti alla Camera.
Tutto fatto, allora? A parte che trattando di questi temi non esiste la certezza offerta dai comunicati ufficiali, resta il problema di come "dare visibilità" - era proprio questa la formula usata nei giorni scorsi - al partito che comunque, anche se non in buona salute, resta il primo della coalizione. In soldoni: come compensare il passo indietro di D’Alema. E soprattutto: la "compensazione" riguarderà il presidente della Quercia o l’intero partito? Per essere ancora più espliciti: la "compensazione" deve riguardare D’Alema o un maggior numero di ministeri ai diesse?
Lui, il presidente della Quercia, ieri si schermiva. Come sempre. "Presidente della Camera? Non è un mio problema personale. Anzi, non ero affatto così propenso...". E il Quirinale? "Questa non è materia di trattativa fra partiti".
Che significa? Che D’Alema si fa da parte anche nella corsa al Quirinale? Eppure, tutti dicono che l’ex presidente della Bicamerale - quella che quando Berlusconi era all’opposizione a metà anni ’90, fece un tentativo di disegnare nuove regole del gioco - potrebbe essere il candidato, candidato vero, dell’Unione. Vuol dire che D’Alema rinuncerà anche ad un eventuale incarico alla Farnesina, come pure si diceva ieri sera? Forse, nella direzione di stamane al "botteghino" se ne saprà di più.
Messaggi
1. > Bertinotti presidente della Camera? I Ds: "Se lo propone Prodi lo votiamo", 22 aprile 2006, 07:03
Le poltrone sono piu
importanti del programma concordato.Stimavo molto Bertinotti, ma in questo caso si e
comportato come uno della squadra del berlusca.DAlema va applaudito perche
ha veramente a cuore linteresse della nazione. Sarei pronto a scommettere che Bertinotti fara
cadere questo governo al prossimo capriccio che non gli sara` concesso!!! deja-vu 1996.1. > Bertinotti presidente della Camera? I Ds: "Se lo propone Prodi lo votiamo", 22 aprile 2006, 12:06
Non sono notoriamente un militante di Rifondazione, anche se l’ho "strumentalmente" votata in queste elezioni politiche.
Ma francamente sono del tutto stufo di sentire rievocare "a cacchio" la famosa vicenda del 1996, che poi in verita’ avvenne solo due anni dopo, nel 1998.
Nelle elezioni del 1996 Rifondazione non faceva parte del centrosinistra ma si limito’ alla famosa "desistenza", non aveva quindi sottoscritto alcun "programma comune" dello stesso centrosinistra e si ritrovo’ poi, a vittoria di Prodi avvenuta, a fare parte della maggioranza e non del governo.
E, sia pure di misura, il centrosinistra aveva lo stesso sulla carta la maggioranza dei parlamentari, senza i voti di Rifondazione.
Quindi, anche con l’uscita del Prc dalla maggioranza, per motivi a mio giudizio ampiamente condivisibili e non per "capricci", il centrosinistra continuava ad avere la maggioranza dei voti.
E invece, alla prova dei fatti, una serie di voti di centrosinistra "moderati" vennero "inspiegabilmente" a mancare e Prodi cadde.
Di piu’, a caduta di Prodi per un solo voto, il buon senso avrebbe voluto che si riandasse ad elezioni che il centrosinistra avrebbe, a pochi mesi dalla quasi trionfale "entrata nell’euro", probabilmente vinto in modo agevole.
E invece proprio il Sig D’Alema, di concerto col Sig.Marini ( ma guarda un po’, i nomi per le poltrone sono sempre gli stessi !) penso’ bene di allearsi con personaggi improbabili - da Kossiga a Buttiglione - e tirare avanti facendosi eleggere Presidente del Consiglio, dopo avere ampiamente contribuito loro stessi alla caduta di Prodi.
Adesso la situazione è del tutto diversa, l’alleanza politica riguarda anche Rifondazione ( molto piu’ forte elettoralmente di allora, nonostante la scissione cossuttiana) che ha sottoscritto con gli altri un "programma comune" che, anche se contraddittorio, è sulla carta molto più sbilanciato a sinistra di quello prodiano del 1996.
E credo pure che in una logica - come traspare dal commento precedente - tutta "governista" e che considera, per paura di Berluskoni, del tutto secondari i "contenuti", logica che assolutamente non condivido, proprio l’ascesa di Fausto Bertinotti ad un incarico istituzionale come la presidenza della Camera dovrebbe rappresentare la massima garanzia di una impossibile fuoriuscita del Prc dalla maggioranza.
Quindi, di cosa stiamo parlando ?
Keoma
2. > Bertinotti presidente della Camera? I Ds: "Se lo propone Prodi lo votiamo", 22 aprile 2006, 16:28
L’unità è un mito da prediche per l’Angelus e per le sezioni della Terza Internazionale.
Se l’umanità è uscita dalle caverne è perché c’era sempre qualcuno che sparigliava il gioco, rompeva i marroni ai mammuth e aveva idee diverse dagli altri.
La dissonanza produce discussione, confronto, quindi idee nuove, i cori producono bella musica per le scampagnate in torpedone e per i comizi dove già sono tutti d’accordo anche prima di cominciare.
Vanni