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Bertinotti punta alla leadership della Cosa Rossa
Publie le giovedì 6 dicembre 2007 par Open-Publishingdi Laura Cesaretti
(Velino) - Per misurare la distanza siderale che in queste ore separa la leadership di Rifondazione Comunista dal governo Prodi basta notare che i soli a schierarsi a difesa di Fausto Bertinotti, attaccato dal sottosegretario Enrico Micheli, sono solo gli uomini a lui piu’ fedeli, i capigruppo Russo Spena e Migliore, e il segretario Franco Giordano.
E quando poche ore prima era il ministro Emma Bonino a definire l’intervista di Fausto il rosso a Repubblica un ’sintomo dell’impazzimento istituzionale’ l’inquilino del piano nobile di Montecitorio aveva ricevuto la calorosa solidarieta’ solo di Francesco Storace, Maurizio Gasparri e Luca Volonte’. Segno dunque che qualcosa non andava, che lo strappo dal ’poeta morente’ era tutt’altro che ricucito e il rischio della crisi ben lungi dall’essere superato.
"Bertinotti e’ un tattico - spiegava un deputato di Rifondazione - il suo attacco a Prodi e’ strumentale all’approvazione della riforma elettorale in senso tedesco e vede il referendum come il fumo negli occhi". Per questo dal governo sarebbero gia’ arrivati due segnali di pace. Il primo riguarda il merito della riforma in discussione, se e’ vero che Romano Prodi non considera piu’ un tabu’ la legge elettorale modello Bundestag voluta da Fausto. Il secondo invece consiste nell’orientamento dell’esecutivo a indire il referendum elettorale, una volta che la Consulta ne avra’ sancito l’ammissibilita’ costituzionale, non prima del mese di giugno, tanto piu’ che l’ultimo giorno utile, il quindici di giugno 2008, cade proprio di domenica. Una scelta che i referendari sono gia’ pronti a bollare come ammazzaquorum, ma che in realta’ da Palazzo Chigi spiegherebbero come volta a concedere al Parlamento tempi lunghi, per consentire l’approvazione della riforma che proprio la prossima settimana dovrebbe muovere i primi passi a Palazzo Madama sotto la regia di Enzo Bianco.
Ad agitare Bertinotti pero’ non c’e’ solo la spada di Damocle della legge Guzzetta. "La crisi di identita’ del partito e’ vera - spiega un parlamentare del Prc - paghiamo la presenza al governo, e sia Bertinotti che Giordano appaiono screditati di fronte ad un partito sempre piu’ ’centrifugato’". "È vero - accorre in soccorso al ragionamento il deputato socialista Franco Grillini - basta guardare le reazioni di Rifondazione all’annuncio della mia candidatura a sindaco di Bologna contro il loro ’nemico’ Cofferati. Si sono spaccati in quattro gruppi diversi". Bertinotti e Giordano, e’ l’accusa che muove un esponente del Prc approdato da lidi piu’ moderati - hanno sbagliato sulla vicenda del Welfare" schiacciandosi sulla linea della Fiom per non farsi scavalcare da Cremaschi e rinunciando cosi’ a coprire quasi l’intera area della Cgil, spiazzata dalla nascita del Pd. Un clima talmente pesante da suggerire il rinvio del proprio congresso, inizialmente previsto per la fine di marzo a Bari, e contemporaneamente l’indizione di una consultazione tra gli iscritti per capire se rimanere o meno al governo. "In realta’ Fausto il referendum lo ha gia’ fatto con l’intervista a Repubblica",era la battuta piu’ ricorrente martedi’ scorso alla Camera. E quindi una volta avuta la rassicurazione sul modello elettorale votato al Parlamento ritirera’ la propria delegazione dal governo.
"Bertinotti ha capito che la legislatura sara’ breve - dice una giovane deputata rifondarola - e quindi punta alla leadership della Cosa Rossa". Prima di andare a presenziare, ’da ospite’ silente, almeno dal palco, alla assemblea costituente di sabato e domenica prossima alla nuova fiera di Roma, il presidente Bertinotti pero’ fara’ il punto venerdi’ con tutti i suoi fedelissimi in un seminario a porte chiuse organizzato dalla rivista Alternative per il Socialismo al teatro Piccolo Eliseo. Un brainstorming a poche ore dall’inizio della nuova avventura sotto il simbolo "La Sinistra e l’arcobaleno", un nome da favola, come ironizzava ieri l’agenzia Apcom,ma che per ora un sondaggio fatto dal sito del Corriere della Sera bocciava al 75 per cento dei circa ottomila votanti. Bertinotti punta alla leadership della Cosa Rossa, su una piattaforma, quella della "sinistra non necessariamente al governo", alternativa a quella di Fabio Mussi, Oliviero Diliberto e Pecoraro.
Una diversita’ di posizioni che, c’e’ da scommetterci, si tradurra’ anche in un braccio di ferro per l’egemonia del nuovo soggetto politico. Anche per questo Bertinotti vorrebbe poter contare sulla leva del modello elettorale tedesco, per meglio gestire la fase costituente. Anche per questo il governo, per dirla con il ministro delle riforme Chiti, "non ha alcuna intenzione di rinunciare al suo ruolo di garante sulla legge elettorale nei confronti di tutti partiti del centro sinistra", pur di impedire l’intesa sull’asse privilegiato Bertinotti-Veltroni -Berlusconi. Lo scontro tra Veltroni e Bertinotti da un lato e Prodi dall’altro e’ ben lungi dall’esser terminato. (lac)