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Bivio Prc: Vendola fa "La Sinistra" Ferrero spegne l’ipotesi congresso

Publie le venerdì 7 novembre 2008 par Open-Publishing
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Bivio Prc: Vendola fa "La Sinistra" Ferrero spegne l’ipotesi congresso

Si torna a paventare la scissione, anche se tutti smentiscono. Europee in palio

di Claudio Jampaglia

«Ho l’impressione che di congressi si possa morire. L’ultima cosa che farei, dopo aver fatto un congresso di sei mesi molto combattuto, è rifarne un altro per discutere delle stesse cose». Alle 8 del mattino, dagli schermi di Omnibus , Paolo Ferrero chiude ogni spiraglio al dialogo con i vendoliani, rispondendo alla provocazione (un eventuale congresso straordinario) ma non alla proposta (liste della sinistra unita per le europee). Nessuna replica alle altre accuse mosse da Nichi Vendola su Repubblica (la "costituente camuffata" col Pdci, la rinuncia a incalzare e interloquire col Pd, la stasi ancora congressuale e la negazione del dibattito).

«Per quanto mi riguarda il problema è ricollocare Rifondazione e la sinistra dentro la società - ribadisce il Segretario del Prc - se abbiamo perso le elezioni è perchè non abbiamo più un contatto con la nostra gente che non ci riconosce più un grado di utilità». Comunque la si giri, però la questione c’è. E si potrebbe partire da quel "nostra gente" pronunciato da Ferrero per fotografare lo scontro. Chi legge "la nostra gente" a partire dagli iscritti e via via a quelli che entrano in contatto, si mischiano, simpatizzano, si mobilitano ecc. Nel Partito, dal Partito, col Partito (c’è altro?).

Chi vorrebbe cogliere tutta e subito la sinistra, alle europee e oltre. E per farlo lancia oggi l’associazione "Per la Sinistra". «Un progetto di ricostruzione di una comunità politica e culturale, non in contrasto col Prc», rivendicano i fondatori. Ma che usa la parola "soggetto politico" per disegnare il suo domani. Siamo ancora e sempre nei corridoi di Chianciano allora? In realtà no. Perché il mondo va, con la crisi, le vertenze, l’America... E vanno anche interviste e articoli che creano dibattito, fibrillazioni. Si torna insomma a paventare la scissione. Colpa dei giornalisti, ovviamente, che schematizzano posizioni complesse e fanno disastri (e tutti si incazzano ma leggono avidamente). Così volano accuse di volontà scissioniste, volano risposte di voler evitare il dibattito nel merito. Allora proviamo a entrarci, nel merito.

Patrizia Sentinelli, dell’area vendoliana, lo spiega così: «Avanziamo una proposta politica, al Prc in primis, per promuovere una lista unitaria delle sinistre alla europee. Su questo vogliamo un pronunciamento politico formale. L’abbiamo già chiesto in direzione. Lo richiediamo. Abbiamo bisogno di cose nuove da Chianciano. Ci sono novità. Bisogna muoversi per una proposta che unisce. Sulla crisi come sulle vertenze che si sono aperte nella società. E lo vogliamo fare con due iniziative parallele: la richiesta di liste unitarie al partito e l’associazione per un soggetto di tutta la sinistra». Morale: almeno evitiamo la frantumazione e i probabili scarsi risultati elettorali alla sinistra del Pd. Poi vedremo. Risponde Claudio Grassi, della segreteria nazionale: «Ma perché dobbiamo metterci a discutere sette mesi prima delle europee se non sappiamo nemmeno con quale legge si voterà? Mi sembra più urgente impegnarsi nella costruzione di iniziative sul territorio.

Lavorare per il nostro radicamento. E quando ci sarà la legge, ne parleremo con tutti nel partito e nella sinistra». Probabilmente il leader di Essere Comunisti andrebbe anche oltre. Una costituente comunista? «Noi non abbiamo mai proposto la costituente comunista. Noi sosteniamo la linea di Chianciano». E il riavvicinamento con Diliberto? «Ribadisco che dopo dieci anni se qualcuno ritiene che siano superate le motivazioni della scissione, lo trovo un fatto positivo. E spero che anche gli altri che se ne sono andati da Rifondazione possano pensare allo stesso modo.

Lo trovo un processo positivo da non disprezzare». Il riferimento è a Sinistra Critica e a Ferrando. Che completerebbero l’area delle falci e martello. Liste comuniste alle europee? In molti pensano che almeno quei voti sarebbero sicuri, chiari.

Fin qui un non dialogo. Che ripete fino alla noia lo schema di Chianciano. Il partito reduce da una disfatta epocale e governato da una maggioranza del 53% che accorpa 4 mozioni congressuali diverse (contro la mozione di maggioranza relativa) che ripete "abbiamo vinto il congresso, lasciateci lavorare".

La "minoranza" che dopo aver escluso per decine di volte una scissione, deciso di collaborare al minimo alla vita del partito e dato il via a un’associazione per fondare una comunità politica più ampia di quella del partito stesso, ricade nella fibrillazione della possibilità di scissione in vista delle elezioni europee. La sintesi, l’unica parola che troviamo è: debolezza. Di tutti. Quella di un partito alle prese con una ricostruzione della rotta con pochissimi mezzi e una quadratura dei rapporti di maggioranza costante (sono di questi giorni le discussioni sulle segreterie di Lombardia e Roma che i grassiani avrebbero ottenuto e molti ferreriani contestano).

E quella di un’area politica scaraventata da maggioranza a minoranza, che vive da «separata in casa», con tanta gente a spasso e un faticoso cammino per riannodare i fili di un progetto schiantatosi alle elezioni, che in questi giorni porta fuori la sua maretta interna. Per carità, discussioni ce ne sono sempre state, sulla strutturazione dell’area, su linea, efficacia, su chi parla troppo (sui giornali) e chi non parla mai. D’altronde è dura costruire un gruppo dirigente senza nulla da dirigere. Ma stavolta si sono evidenziati divisioni e malumori. In maniera diretta è il «ma dove cazzo andiamo?» (sulla scissione) di Alfonso Gianni, riportato dal Corsera di ieri. Ma l’area fa una certa fatica a mantenere l’ordine. Sarà probabilmente aiutata dal lancio dell’associazione "Per la sinistra" ma il tempo trascorso dal suo annuncio al suo varo non è stato proprio breve.

E torniamo da capo. "State lavorando contro il Partito perché volete andarvene". "No. Siete voi che vorreste che ce ne andassimo". Quanto durerà ancora?

Messaggi

  • E’ NATA OGGI L’ASSOCIAZIONE " PER LA SINISTRA "

    COSTRUIRE LA SINISTRA: IL TEMPO E’ ADESSO.

    Le ragazze e i ragazzi che in questi giorni portano la loro protesta in tutte le piazze del paese per una scuola che li aiuti a crearsi un futuro ci dicono che la speranza di un’altra Italia è possibile. Che è possibile reagire alla destra che toglie diritti e aumenta privilegi. Che è possibile rispondere all’insulto criminale che insanguina il Mezzogiorno e vuole ridurre al silenzio le coscienze più libere. Che è possibile dare dignità al lavoro, spezzando la logica dominante che oggi lo relega sempre più a profitto e mercificazione. Che è possibile affermare la libertà delle donne e vivere in un paese ove la laicità sia un principio inviolabile. Che è possibile lavorare per un mondo di pace. Che è possibile, di fronte all’offensiva razzista nei confronti dei migranti, rispondere - come fece Einstein - che l’unica razza che conosciamo è quella umana. Che è possibile attraverso una riconversione ecologica dell’economia contrastare i cambiamenti climatici, riducendone gli effetti ambientali e sociali. Che è possibile, dunque, reagire ad una politica miserabile la quale, di fronte alla drammatica questione del surriscaldamento del pianeta, cerca di bloccare le scelte dell’Europa in nome di una cieca salvaguardia di ristretti interessi. Cambiare questo paese è possibile. A patto di praticare questa speranza che oggi cresce d’intensità, di farla incontrare con una politica che sappia anche cambiare se stessa per tradurre la speranza di oggi in realtà. E’ questo il compito primario di ciò che chiamiamo sinistra.
    Viviamo in un paese e in un tempo che hanno bisogno di un ritrovato impegno e di una nuova sinistra, ecologista, solidale e pacifista. La cronaca quotidiana dei fatti è ormai una narrazione impietosa dell’Italia e della crisi delle politiche neoliberiste su scala mondiale. Quando la condizione sociale e materiale di tanta parte della popolazione precipita verso il rischio di togliere ogni significato alla parola futuro; quando cittadinanza, convivenza, riconoscimento dell’altro diventano valori sempre più marginali; quando le donne e gli uomini di questo paese vedono crescere la propria solitudine di fronte alle istituzioni, nei luoghi di lavoro - spesso precario, talvolta assente - come in quelli del sapere; quando tutto questo accade nessuna coscienza civile può star ferma ad aspettare. Siamo di fronte ad una crisi che segna un vero spartiacque. Crollano i dogmi del pensiero unico che hanno alimentato le forme del capitalismo di questi ultimi 20 anni. Questa crisi rende più che mai attuale il bisogno di sinistra, se essa sarà in grado di farsi portatrice di una vera alternativa di società a livello globale. E’ alla politica che tocca il compito, qui ed ora, di produrre un’idea, un progetto di società, un nuovo senso da attribuire alle nostre parole. Ed è la politica che ha il compito di dire che un’alternativa allo stato presente delle cose è necessaria ed è possibile. La destra orienta la sua pesante azione di governo - tutto è già ben chiaro in soli pochi mesi - sulla base di un’agenda che ha nell’esaltazione persino esasperata del mercato e nello smantellamento della nostra Costituzione repubblicana i capisaldi che la ispirano Cosa saranno scuola e formazione, ambiente, sanità e welfare, livelli di reddito e qualità del lavoro, diritti di cittadinanza e autodeterminazione di donne e uomini nell’Italia di domani, quel domani che è già dietro l’angolo, quando gli effetti di questa destra ora al governo risulteranno dirompenti e colpiranno dritto al cuore le condizioni di vita, già ora così difficili, di tante donne e uomini? E’ da qui che nasce l’urgenza e lo spazio - vero, reale, possibile, crescente - di una nuova sinistra che susciti speranza e chiami all’impegno politico, che lavori ad un progetto per il paese e sappia mobilitare anche chi è deluso, distratto, distante. Una sinistra che rifiuti il rifugio identitario fine a sé stesso, la fuga dalla politica, l’affannosa ricerca dei segni del passato come nuovi feticci da agitare verso il presente. Una sinistra che assuma la sconfitta di aprile come un momento di verità, non solo di debolezza. E che dalle ragioni profonde di quella sconfitta vuole ripartire, senza ripercorrerne gli errori, le presunzioni, i limiti. Una sinistra che guardi all’Europa come luogo fondamentale del proprio agire e di costruzione di un’alternativa a questa globalizzazione. Una sinistra del lavoro capace di mostrare come la sua sistematica svalorizzazione sia parte decisiva della crisi economica e sociale che viviamo. Per far ciò pensiamo a una sinistra che riesca finalmente a mescolare i segni e i semi di più culture politiche per farne un linguaggio diverso, un diverso sguardo sulle cose di questo tempo e di questo mondo. Una politica della pace, non solo come ripudio della guerra, anche come quotidiana costruzione della cultura della non violenza e della cooperazione come alternativa alla competizione. Una sinistra dei diritti civili, delle libertà, dell’uguaglianza e delle differenze. Una sinistra che non sia più ceto politico ma luogo di partecipazione, di ricerca, di responsabilità condivise.
    Che sappia raccogliere la militanza civile, intellettuale e politica superando i naturali recinti dei soggetti politici tradizionali. E che si faccia carico di un’opposizione rigorosa, con l’impegno di costruire un nuovo, positivo campo di forze e di idee per il paese. La difesa del contratto nazionale di lavoro, che imprese e governo vogliono abolire per rendere più diseguali e soli i lavoratori e le lavoratrici è per noi l’immediata priorità, insieme all’affermazione del valore pubblico e universale della scuola e dell’università e alla difesa del clima che richiede una vera e propria rivoluzione ecologica nel modo di produrre e consumare. Lavorare da subito ad una fase costituente della sinistra italiana significa anche spezzare una condizione di marginalità - politica e persino democratica - e scongiurare la deriva bipartitista, avviando una riforma delle pratiche politiche novecentesche. L’obiettivo è quello di lavorare a un nuovo soggetto politico della sinistra italiana attraverso un processo che deve avere concreti elementi di novità: non la sommatoria di ceti politici ma un percorso democratico, partecipativo, inclusivo. Per operare da subito promuoviamo l’associazione politica “Per la Sinistra”, uno strumento leggero per tutti coloro che sono interessati a ridare voce, ruolo e progetto alla sinistra italiana, avviando adesioni larghe e plurali.
    Fin da ora si formino nei territori comitati promotori provvisori, aperti a tutti coloro che sono interessati al processo costituente , con il compito di partecipare alla realizzazione, sabato 13 dicembre, di una assemblea nazionale. Punto di partenza di un processo da sottoporre a gennaio a una consultazione di massa attorno a una carta d’intenti, un nome, un simbolo, regole condivise. Proponiamo di arrivare all’assemblea del 13 dicembre attraverso un calendario di iniziative che ci veda impegnati, già da novembre, a costruire un appuntamento nazionale sulla scuola e campagne sui temi del lavoro e dei diritti negati, dell’ambiente e contro il nucleare civile e militare e per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Sappiamo bene che non sarà un percorso semplice né breve, che richiederà tempo, quel tempo che è il luogo vero dove si sviluppa la ricerca di altri linguaggi, la produzione di nuova cultura politica, la formazione di nuove classi dirigenti. Una sinistra che sia forza autonoma - sul piano culturale, politico, organizzativo - non può prescindere da ciò. Ma il tempo di domani è già qui ed è oggi che dobbiamo cominciare a misurarlo. Ecco perché diciamo che questo nostro incontro segna, per noi che vi abbiamo preso parte, la comune volontà di un’assunzione individuale e collettiva di responsabilità. La responsabilità di partecipare a un percorso che finalmente prende avvio e di voler contribuire ad estenderlo nelle diverse realtà del territorio, di sottoporlo ad una verifica larga, di svilupparlo lavorando sui temi più sensibili che riguardano tanta parte della popolazione e ai quali legare un progetto politico della sinistra italiana, a cominciare dalla pace, dall’equità sociale e dal lavoro, dai diritti e dall’ambiente alla laicità.
    Noi ci impegniamo oggi in questo cammino. A costruirlo nel tempo che sarà richiesto. A cominciare ora. Vincenzo Aita, Ritanna Armeni, Alberto Asor Rosa, Angela Azzaro, Fulvia Bandoli, Giovanni Berlinguer, Piero Bevilacqua, Jean Bilongo, Maria Luisa Boccia, Luca Bonaccorsi, Sergio Brenna, Luisa Calimani, Antonio Cantaro, Luciana Castellina, Giusto Catania, Paolo Cento, Giuseppe Chiarante, Raffaella Chiodo, Marcello Cini, Lisa Clark, Maria Rosa Cutrufelli, Pippo Del Bono, Vezio De Lucia, Paolo De Nardis, Loredana De Petris, Elettra Deiana, Arturo Di Corinto, Titti Di Salvo, Walter Fabiocchi, Daniele Farina, Claudio Fava, Carlo Flamigni, Pietro Folena, Enrico Fontana, Marco Fumagalli, Luciano Gallino, Giuliano Giuliani, Umberto Guidoni, Margherita Hack, Paolo Hutter, Francesco Indovina, Rosa Jijon, Francesca Koch, Wilma Labate, Simonetta Lombardo, Francesco Martone, Graziella Mascia, Gianni Mattioli, Danielle Mazzonis, Gennaro Migliore, Adalberto Minucci, Filippo Miraglia, Serafino Murri, Roberto Musacchio, Pasqualina Napoletano, Paolo Naso, Diego Novelli, Moni Ovadia, Italo Palumbo, Giorgio Parisi, Elisabetta Piccolotti, Paolo Pietrangeli, Bianca Pomeranzi, Alessandro Portelli, Alì Rashid, Luca Robotti, Massimo Roccella, Stefano Ruffo, Mario Sai, Simonetta Salacone, Massimo L. Salvadori, Edoardo Salzano, Bia Sarasini, Scipione Semeraro, Patrizia Sentinelli, Massimo Serafini, Giuliana Sgrena, Aldo Tortorella, Gabriele Trama, Mario Tronti, Nichi Vendola....

    Roma, 7 novembre 2007

  • queste persone della "Sinistra" cosidetta ampia e plurale(sic!) non hanno un minimo di auto-critica! Nel tempo della crisi profonda del capitalismo non vedono aldilà del proprio naso! Saccenti, autoreferenziali, quasi casta vecchia maniera... Ma scissione sia! Perchè le poltrone ben pagate fanno gola a questi "neofiti" delle patrie Istituzioni (Comunali, Provinciali, Regionali,ecc.) che tanti soldi elargiscono alle loro tasche! Andate via, costruite le vostre alleanze con Fava, D’Alema e co: bella... Perlomeno lascerete i comunisti alle loro naturali alleanze: I LAVORATORI!

    • ciao. vorrei sapere chi sono per te i lavoratori.vorrei sapere se anche io rientro in questa categoria,essendo un artigiano il quale ha sempre pagato di persona e facendo pagare alla propia famiglia il propio essere comunista.ti auguro di non provare la mia stessa frustazione di dover rinunciare a votare come è successo a me le ultime politiche.Io continuerò a lavorare in qualità di SUDDITO di questa casta politica compreso la signora lussuria,eletta in parlamento anche con il mio ultimo voto.Ti prego di non non considerare il riferimento a lussuria un me ssaggio sessista,è solo che non riesco a convincermi del suo essere lavoratrice.

  • Credo che una scissione ora segni davvero la fine di Rifondazione.
    Cerchiamo di non fare altri errori ricompattiamoci e lavoriamo insieme.
    Una nuova sinistra in Italia deve essere solo e dico solo Rifondazione Comunista.

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