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Venerdì 20 aprile 2007
Il circo del G8 sta arrivando in Europa e terrà il suo spettacolo ad Heilegendamm in Germania, dal 6 all’8 di giugno.
Come già è successo per i recenti Summit, anche quest’ultimo “assembramento sedizioso” dei potenti della terra si terrà in un posto isolato, giusto nel mezzo tra i boschi tedeschi e l’Atlantico.
Indubbiamente, questa scelta di isolamento è dovuta al successo delle mobilitazioni che hanno contraddistinto il ciclo di lotte no-global, da Seattle a Praga fino a Genova.
Molte reti di attivisti europei, ma non solo, stanno preparandosi a convergere verso Heilegendamm fin dai primi giorni di giugno per dare vita a una nuova contestazione del vertice, una contestazione che sia nuova nelle forme e anche nello spirito politico che la anima.
Innanzitutto il “concept” della contestazione, condiviso in molte assemblee internazionali, non ruota tanto attorno all’assalto alla zona rossa bensì si concentra sulle più recenti lotte che si sono svolte nelle metropoli europee e di tutto il mondo, ricavandone che la loro efficacia risiede nelle azioni dirette al blocco dei flussi delle merci e della mobilità in generale.
Ad esempio lo sciopero dei portuali americani nel 2002, le mobilitazioni dei piqueteros in Argentina, il 1° maggio dei Latinos negli USA, il conflitto francese dentro le banlieues e contro il CPE e ultimamente la lotta contro la distruzione del centro sociale Ungdomshuset in Danimarca.
Da qui l’idea del Blocco del G8, ovvero la cooperazione tra diverse reti di movimento nello sforzo comune di bloccare le vie d’accesso e ogni tipo di flusso verso Heilegendamm e in tutta la regione (il Meck-Pomm) nel giorno d’apertura del Summit.
Se la strategia dei movimenti è questa, il Blocco, la tattica sarà flessibile e mobile: per essere efficaci bisogna essere pronti a cambiare velocemente i piani di disturbo, bisogna cioè esercitare il nomadismo come pratica di movimento effettiva.
Un altro punto molto importante risiede nello sforzo che le principali reti di movimento tedesche stanno conducendo per riuscire a costruire una dinamica di mutuo appoggio tra le diverse forme e pratiche di lotta: non più blocchi identitari ma moltitudini in lotta che valorizzano le differenze e cooperano tra di loro.
We will be everywhere!
Saremo ovunque!
(segue)
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