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BolaÑos parla alla nazione

Publie le domenica 12 dicembre 2004 par Open-Publishing

di Giorgio Trucchi

Il presidente Bolaños ha rivolto un discorso alla nazione per far sapere la posizione del suo governo rispetto alla maratonica approvazionie di leggi e riforme costituzionali che, i deputati del Frente Sandinista (Fsln) e del Partido Liberal Constitucionalista (Plc), stanno approvando in Parlamento e che, in un certo modo, limiteranno il potere del Presidente della Repubblica in futuro.

Bolaños non ha cambiato nè i toni nè i contenuti ed ha affrontato, come sempre, a muso duro la relazione con gli altri poteri dello Stato.

Nei giorni scorsi aveva addirittura minacciato la massima carica del Consejo Supremo Electoral, Roberto Rivas, di denunciarlo nel caso in cui non gli avesse dato una relazione redatta dal Potere Elettorale su presunti delitti elettorali commessi da Bolaños durante le passate elezioni municipali.

A due anni esatti dalla scadenza del suo mandato, il Presidente Bolaños é ormai riuscito ad isolarsi da praticamente tutti i settori della vita politica, ma anche sociale nicaraguense e lui stesso ha ammesso di "non essere un politico, ma di essere un buon amministratore" perché è quello che sa fare. Sono ben lontani i giorni in cui, mentre indossava la fascia presidenziale, giurava al popolo che sarebbe stato ricordato come il più grande statista che il paese avesse avuto.

Dalla sua parte, ormai, solo gli amici di sempre: Impresa privata (COSEP), i suoi ministri, alcuni deputati del gruppo parlamentare Azul y Blanco, i membri della coalizione APRE che sono usciti pesantemente sconfitti dalle ultime elezioni e che in questi giorni stanno inutilmente chiamando la gente a protestare contro le riforme elettorali, gli Stati Uniti e una parte della comunità internazionale presente in Nicaragua che, più che altro, ha espresso preoccupazione perché le riforme non sono state consultate con con la società civile. Poca cosa in vista di un mandato che diventerà sempre più difficile in questi due anni che gli restano.

Nel suo discorso, Bolaños ha prima ripercorso tutto ciò che di buono é stato fatto, questo almeno secondo lui visto che gli indici globali sulla popolazione nicaraguense sono sempre più drammatici mentre, quelli dei settori a lui cari come quelli bancari, nuotano nell’oro e si sfregano le mani pensando già all’approvazione del prossimo Bilancio Generale della Repubblica in cui il governo ha destinato circa il 20% del totale come pagamento al Debito Interno (quasi 200 milioni di dollari). Questo argomento ha creato le ultime frizioni tra Parlamento, Governo e Istituti Finanziari Internazionali (FMI e Banca Mondiale) in quanto i deputati hanno ventilato l’idea di stornare parte di questi pagamenti per indirizzarli verso le richieste di ampi settori sociali del paese che reclamano aumenti come il settore sanitario, educativo e le università.

Bolaños, accompagnato dal suo Gabinetto e anche dal capo dell’Esercito e della Polizia ha detto che "Ora i partiti della Asamblea Nacional vogliono cambiare la Costituzione e creare un nuovo regime a metà del cammino. La stessa Asamblea si auto ricetta la superiorità gerarchica rispetto al Potere Esecutivo. Non ci sarebbe democrazia, ma dittatura e si sta organizzando un colpo di stato costituzionale. Si pretende il ritorno di un’altra dittatura, di due teste, ma alla fine è sempre una dittatura. Occhio. Ci troviamo di fronte a un nuovo patto d’interesse. Porta benefici al nostro popolo? Porta sviluppo, democrazia, trasparenza, onestà? Usciremo con questo nuovo patto dalla povertà come stiamo facendo adesso, poco a poco? La risposta è no.

Il popolo non è consultato su questi cambiamenti e lo si sta facendo alle sue spalle, quando in questo paese abbiamo già versato tanto sangue per sradicare altre dittature. Fanno tutto per l’ansia di potere, per la benedetta ambizione di non volere lasciare mai il potere. Così sono i dittatori che adesso si uniscono per dare questo colpo di stato che il popolo non permetterà".

Bolaños ha poi sfidato i deputati annunciando che invierà tre proposte di legge.
"La prima affinché non si permetta mai più la rielezione che serve solo per stimolare l’ambizione smisurata di due politicanti che causano solo dolore, povertà e spargimento di sangue.

La seconda é per far sì che i deputati vengano eletti affinché rispondano direttamente agli interessi dei loro elettori e non ai voleri dei loro caudillos politici. Una elezioni uninominale.

L’altra proposta di legge è trascendentale per la storia del nostro paese. Una legge che stabilisce che l’unico modo per poter cambiare il contenuto della Costituzione sia attraverso un referendum nazionale".

Bolaños ha poi reiterato il suo disaccordo con le riforme in atto ed ha annunciato che utilizzerà tutti i mezzi a suoi disposizione, con le buone o con le cattive, per impedire quello che considera un colpo di stato.

Non è la prima volta che Bolaños minaccia velatamente di dichiarare lo Stato di Emergenza annullando i poteri del Parlamento e utilizzando l’Esercito e la Polizia, ma questa volta la situazione sembra stia degenerando velocemente, anche se la possibilità di un’azione di forza deve sempre fare i conti con i due corpi di sicurezza che, più volte nel passato, hanno detto di non essere disposti ad essere utilizzati per situazioni che hanno origine nelle differenze politiche tra i poteri dello Stato.

Le reazioni non si sono fatte aspettare. René Nuñez del Fsln ha dichiarato che le riforme hanno l’obiettivo di rafforzare lo Stato e le istituzioni e non è un colpo di stato. Inoltre ha detto che il Presidente Bolaños dovrebbe cominciare a riflettere sulle sue politiche di relazioni con gli altri poteri dello stato, cercando di sistemarle, di cercare armonia, comunicazione e negoziazione.

"Per le riforme che stiamo facendo" ha detto "abbiamo cercato il dialogo con il potere Esecutivo. Il Presidente e il Ministro degli esteri sono stati invitati nelle Commissioni che stavano lavorando sulle riforme, ma si sono sempre rifiutati di assistere".

Per i liberali ha parlato Wilfredo Navarro, dicendo che "il presidente parla solo di lanciarci contro esercito e polizia, come se queste due istituzioni fossero al servizio delle arbitrarietà del presidente. Entrambe le forze rispondono al presidente solo se la situazione non va contro l’ordine costituzionale, per cui le minacce di Bolaños non ci fanno nè caldo nè freddo".

A pochi giorni dall’approvazione del Bilancio Generale della Repubblica (ultima data disponibile il 15 dicembre) il clima si sta scaldando e i settori sociali si stanno già organizzando per difendere le loro richieste di aumenti.