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Bolkestein, in decine di migliaia a Roma contro la privatizzazione dei servizi

Publie le sabato 15 ottobre 2005 par Open-Publishing

di Giorgia Ariosto

È contro le privatizzazioni dei beni comuni, contro il tentativo dell’altra Europa di mercificare i servizi, contro la Bolkestein, la direttiva che attacca i diritti dei lavoro, che è scesa in piazza l’Europa sociale. È la protesta di decine di migliaia di lavoratori e studenti quella che va in scena a Roma - ma anche nelle altre capitali europee -, in difesa di «acqua, salute istruzione».La protesta di tutti. Ci sono gli operatori sociali ma anche gli operai, gli insegnanti, la sanità.Un coro unanime unisce le capitali europee in questo sabato di mobilitazione: il no alle privatizzazioni dei servizi, della scuola, della sanità. Che in Italia diventa anche un no alla precarietà

Sono arrivati da tutte le regioni, spontaneamente, per dire: Stop Bolkestein. Gli operai della Fiom di Livorno e Piombino sono qui «per non tornare indietro di 50 anni». Mirko, è un operaio siderurgico, uno come tanti che ha scelto di esserci:«Non se ne sente parlare perché cercano di farle passare in silenzio. Ma è una legge liberista che vuole liberalizzare l’acqua, i beni comuni, l’orario di lavoro».

«A chi la volete dare a bere?» è uno degli striscioni che aprono il corteo. «L’acqua non è una merce». E in testa infatti insieme alle associazioni promotrici (Attac, Arci, etc) c’è anche il coordinamento per l’acqua. Beppe, 56 anni, tiene in alto lo striscione «Acqua? meglio pubblica» perché tutti possano vederlo e arriva al cuore del problema: «Vogliono privatizzare le sorgenti».Non ha paura per il suo lavoro, ha paura per le tasche degli italiani, ha paura di quello che la privatizzazione comporta: l’aumento delle bollette.

E contro «la privatizzazione selvaggia» tuona anche Alfonso Pecoraro Scanio perché «in Italia questo tipo di privatizzazione ha portato meno diritti per i consumatori e prezzi più alti». Ma non sono solo i Verdi a sfilare tra i lavoratori. In testa al corteo anche Fausto Bertinotti e Marco Rizzo dei comunisti italiani. I Ds hanno aderito perché sono «contro la direttiva ma non per ritirarla, per modificarla» come spiega anche Nicola Zingaretti, capo della delegazione italiana al Pse, che pur non partecipando alla manifestazione ribadisce le ragioni dell’adesione.

Ma non sono tanto le bandiere di partito ad agitarsi nell’aria quanto quelle dei sindacati:Fiom, Flc, Fillea e Funzione Pubblica Cgil ma anche Cobas e Sult. Perché questa è anche la protesta contro la precarietà. Ne sanno qualcosa gli atipici dei call center Atesia, anche loro in piazza contro la mercificazione del lavoro e le privatizzazioni. Quello che unisce questi giovani e non è la stessa paura: che non vinca l’Europa a-sociale.

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