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Bologna capitale dell’eversione? Legalità, nuovi diritti, pratiche di trasformazione sociale

Publie le lunedì 22 maggio 2006 par Open-Publishing

PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA FEDERAZIONE DI BOLOGNA

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Mercoledì 24 maggio 2006, ore 20,30 Sala Farnese, Comune di Bologna

Bologna capitale dell’eversione? Legalità, nuovi diritti, pratiche di trasformazione sociale

introduzione
Marina Prosperi
avvocato, Giuristi Democratici
 
intervengono
Alessandro Gamberini
avvocato, docente di Diritto penale, Università di Bologna
Giuseppe Ugo Rescigno
docente di Diritto pubblico, Università “La Sapienza”di Roma
Lidia Menapace
Sentarice Prc
Franco Focareta
avvocato, docente di Diritto del lavoro, Università di Bologna
Bruno Papignani
segretario provinciale Fiom, Bologna
Gianluigi Pegolo
Deputato, Direzione nazionale del Prc
Tiziano Loreti
Segretario provinciale del Prc, Bologna

Il tema della “legalità” nell’ultimo anno a Bologna ha occupato lo spazio principale nel dibattito politico, divenendo il punto di confluenza di situazioni socialmente problematiche, o supposte tali, di natura anche assai diversa tra loro: dal “degrado” di alcune zone della città al “disturbo sociale” recato da stili di vita giovanili, dalle occupazioni di necessità di aree private o pubbliche da parte di soggetti marginalizzati sino a modalità di espressione del conflitto sociale e politico.

Il concetto di “legalità” che si è andato delineando in settori rilevanti della maggioranza di governo locale, al di là delle affermazioni di principio o delle diverse intenzioni che possono averlo ispirato, a ben vedere ha di fatto condotto ad una forte legittimazione sia istituzionale che culturale di “tradizionali” forme di tutela dell’ordine pubblico attuate attraverso l’intensificazione di interventi repressivi di tipo penale o amministrativo.

La variegata fenomenologia genericamente indicata come fonte di “degrado”, inoltre, ha finito per essere sostanzialmente depurata dei suoi caratteri di complessa problematica sociale, che rimanda anche a precise responsabilità del sistema socio-economico (anche locale), agli squilibri provocati dalle diseguaglianze sociali, allo smantellamento delle politiche sociali imposto dal modello neo-liberista.

Contestualmente, la Procura di Bologna ha aperto diverse indagini, alcune arrivate già ad un processo, in relazione ad alcune manifestazioni politiche e ad episodi di conflitto sociale (autoriduzioni simboliche di prezzi e tariffe di servizi, occupazioni di spazi non utilizzati, ecc.). In tutte queste circostanze, la Procura ha deciso di contestare l’aggravante della “finalità di eversione”, prevista in alcune disposizioni della cd. “legislazione d’emergenza” - già criticata da ampi ed autorevoli settori della dottrina giuridica penalistica per i suoi diversi aspetti di incostituzionalità. Tale impostazione è stata respinta dalla Corte di Cassazione, ma nonostante tutto, la Procura di Bologna continua a contestare, nelle indagini e nei processi, l’aggravante eversiva.

Si è dunque creato un clima cittadino in cui l’approccio alle problematiche sociali ed alle lotte per l’avanzamento dei diritti, si esprime privilegiando o dimensioni sicuritarie di impronta autoritaria - oltretutto inefficaci perché non si fanno carico dei sottostanti problemi sociali - o direttamente repressive, con una limitazione degli spazi di espressione del conflitto sociale.

Dal nostro punto di vista un’amministrazione comunale di centro-sinistra deve ricostruire un tessuto sociale più giusto ed equilibrato, promovendo politiche abitative, di inclusione, di accoglienza, di sostegno e di sviluppo: occorre riattivare e potenziare in modo deciso verso obiettivi di giustizia sociale le politiche di programmazione e regolazione in ambito economico, ambientale, urbanistico, e le politiche sociali e redistributive, il cui progressivo contrarsi nell’ultimo decennio, in omaggio all’ideologia neo-liberista, è tra le ragioni principali della crisi della coesione e solidarietà sociale, e della produzione di quegli stessi problemi che vanno sotto l’etichetta di “degrado” e “insicurezza”.

Ed è questa anche l’unica strada per superare una concezione meramente formale e conservatrice di “legalità” a favore di una visione dinamica e progressiva di “legalità costituzionale” (art. 3 Cost.), che contiene in sé “legge” e “giustizia”, riconosce la centralità della persona e dei suoi diritti inalienabili, e indica alle istituzioni un orizzonte di interventi positivi al fine di ridurre gli squilibri e le diseguaglianze sociali.