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Bologna : iniziativa a sostegno dei migranti rumeni rinchiusi al CPT

Publie le mercoledì 13 aprile 2005 par Open-Publishing

Il Coordinamento Migranti di Bologna e l’USI hanno scritto nel loro
comunicato:

"Domenica notte le rive del Lungo Reno sono state teatro dell’ennesimo
rastrellamento messo in atto dalle forze dell’ordine, il secondo nell’arco
di due settimane. Nove lavoratori rumeni sono stati rinchiusi nel centro di
permanenza temporanea di via Mattei, dove hanno cominciato uno sciopero
della fame per reagire alla violenza della cattura e della detenzione.
La condizione dei lavoratori rumeni senza permesso di soggiorno è ormai
diventata, a Bologna, l’indicatore più chiaro della connivenza della Giunta
cittadina con il razzismo e le logiche di sfruttamento della legge
Bossi-Fini".

Crediamo sia giusto e importante costruire un momento di mobilitazione per
la giornata di giovedì 14 aprile, alle ore 9,30, quando al CPT di via
Mattei si terrà l’udienza di convalida dell’espulsione.
Siamo d’accordo ad organizzare, per quella giornata, un’iniziativa che sia
in grado di sostenere la lotta che i lavoratori rumeni detenuti nel centro
hanno messo in campo con il loro sciopero della fame.
Bisogna dare un segnale chiaro: che lotta dei migranti non si fa fermare
dalle parole al vento e dal trionfo della legge Bossi-Fini.
L’appello lo rivolgiamo a tutte le reti di movimento affinché, almeno in
questa occasione, ci sia un’iniziativa unitaria, di tutti.
Chiediamo ai/alle parlamentari bolognesi di entrare, tra oggi e domani,
all’interno del CPT di via Mattei per verificare le condizioni dei
lavoratori rumeni in sciopero della fame.

Un gruppo di compagne e compagni del Bologna Social Forum


PS: per conoscenza vi alleghiamo alcune perle di "saggezza cinese"

Ecco cosa diceva in campagna elettorale il sindaco Cofferati (da
un’intervista tratta dal suo sito)

http://www.sergiocofferati.it/modules/news/article.php?storyid=245

È necessario creare una consapevolezza sul fenomeno della migrazione, oggi
molto più complesso che in passato quando era sinonimo di staticità.
Adesso ci si sposta in continuazione. E poi va capito in fretta che noi
abbiamo bisogno di loro. Per ragioni demografiche il mercato locale non
risponde più alla domanda. La costruzione di una società multietnica è in
grado di mantenere punti alti di produzione. Senza di loro non ci sarebbe
una ragionevole possibilità di sviluppo. Ma non bisogna avere nei
confronti di questo processo semplicemente un’attenzione strumentale. Ci
sono anche elementi di valore sul piano culturale. C’è bisogno di
politiche di accoglienza. Abbiamo parlato di casa ma pensiamo alla
formazione e alla mediazione culturale. Una città deve essere capace di
affetto verso tutti coloro che arrivano da fuori. Per poterli trattenere
dove serve. Politiche di accoglienza efficaci consentono di attivare un
sistema di diritti. Parlo di cittadinanza e non solo di lavoro. Bisogna
superare questo dualismo prodotto dalla Bossi-Fini. Politiche di
accoglienza efficaci permettono di superare anche forme pessime per
gestire l’immigrazione come i Cpt, luoghi di degrado e di negazione dei
diritti più elementari. Il loro superamento è indispensabile.

Ecco cosa dice il sindaco Cofferati, rispondendo il 2 marzo 2005 a una
domanda di attualità in Consiglio Comunale sull’intervento delle ruspe
lungo il Reno per abbattere una decina di baracche in cui vivevano
cittadini rumeni

"Lo sgombero e la distruzione dei ricoveri è stata ordinata dal Sindaco.
Non erano presenti unità dei servizi sociali perché si trattava di
insediamenti cui erano presenti solo maschi adulti privi di permesso di
soggiorno e dunque non assoggettati ad interventi di tipo sociale. La
decisione di intervenire è stata presa per l’allarme sociale che si stava
creando in virtù dei nuovi insediamenti e per la volontà espressa da quelli
che li stavano costruendo di non fermarsi dal realizzare nuove capanne
neanche di fronte all’intervento dei Presidenti dei Quartieri interessati e
dei nuclei di Polizia territoriale.
Il gruppo al quale si fa riferimento non comprende bambini e donne incinte
che stavano altrove, e non rientra pertanto nelle possibilità di intervento
dell’amministrazione comunale.

Per quanto riguarda l’ultima delle domande, dico che le politiche che
intendiamo perseguire sono quelle note, vogliamo farci carico di tutti i
soggetti che abbiano i requisiti; e nello stesso tempo non permettere
insediamenti rischiosi, in primo luogo per l’incolumità di chi li realizza,
in secondo luogo intendiamo preservare tutte quelle politiche di uso del
territorio che sono conformi alle regole che disciplinano gli insediamenti.
Aggiungo un’altra considerazione. Vorrei che involontariamente non si
contribuisse ad alimentare quella che può diventare una leggenda
metropolitana. Non siamo in presenza di alcuna denuncia di lavoro nero. Il
Vicesindaco e il Sindaco per conoscenza hanno ricevuto una dettagliata
descrizione di come si fa il lavoro nero, non c’è nessuna denuncia, ma
semplicemente un resoconto di attività che, per altro, se dovessi fare uso
della mia esperienza personale, potrei descrivere forse con qualche
maggiore dettaglio.

Vorrei che vi fosse chiaro qual è l’intenzione del Sindaco, visto che ho
sentito commentare per altro positivamente alcune mie affermazioni nei
giorni passati relativamente al tema, stiamo parlando di diritti
individuali che devono essere gestiti come tali nell’ordine stabilito dalle
leggi di questo Paese"

E, ancora: leggete cosa Sergio Cofferati ha detto all’Unità in
un’intervista del 24 marzo 2005
"Il comune si farà carico delle persone che hanno un rapporto regolare di
lavoro, di quelle che avranno il riconoscimento dell’asilo, delle donne e
dei bambini. I clandestini sono un’altra cosa. Gli immigrati irregolari,
cioè non avranno nessun aiuto se non decideranno di uscire da questa
condizione denunciando esplicitamente chi li sfrutta".