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Bolognina

Publie le martedì 2 febbraio 2010 par Open-Publishing
7 commenti

di Valerio Evangelisti

[Questo articolo, intitolato all’origine Bologna-Vergogna: quando uno slogan diventa realtà, è apparso su Il manifesto del 27 gennaio 2010 e poi ripreso da molti altri siti. Nel riproporlo, aggiungo in appendice la poesia completa di Olindo Guerrini Primo Maggio, citata nel testo. Altri poemi di Guerrini (alias Lorenzo Stecchetti) conto di pubblicarli prossimamente.]

Un poeta bolognese dei primi del Novecento, Olindo Guerrini in arte Lorenzo Stecchetti, scrisse dei versi intitolati “Primo Maggio”. Vi si descriveva la marcia lenta, solenne e silenziosa di un corteo di operai. “Toccandosi le mani ognun di loro / cerca il vicin chi sia. / Se i calli suoi non vi segnò il lavoro, / quella è una man di spia.”

Senza rimpiangere (ma un poco sì) l’intransigenza dei socialisti di epoca prefascista, fama meritata di onestà a tutta prova ebbero anche i sindaci comunisti del dopoguerra. Io nacqui al tempo di Giuseppe Dozza, magari stalinista, però uomo tutto d’un pezzo, che ancora appariva in pubblico con un fazzoletto rosso al collo. Un mito d’uomo, tanto che mio padre, pur lontano dal PCI (era socialdemocratico), lo ammirava senza riserve.
Ugualmente limpidi sotto il profilo morale furono i successori di Dozza: Guido Fanti, Renato Zangheri, Renzo Imbeni – uno dei sindaci migliori che abbia avuto la mia città. Persino Zangheri, che combattei nelle strade nel ’77, era dal punto di vista personale di un’onestà ineccepibile. Nessuno avrebbe seriamente immaginato che lo slogan settantasettino “Bologna è rossa / è rossa di vergogna” potesse essere riferito, di lì a trent’anni, ai comportamenti del suo sindaco.
Il fatto è che il PCI, con gli anni Ottanta e ben prima dell’ ’89, iniziò a rompere silenziosamente con la propria tradizione. Gran parte della sua base era transitata dalle classi subalterne al ceto medio, con vocazione prevalentemente commerciale, e in parallelo era cambiata l’ideologia di cui era stata portatrice. Avanguardia della trasformazione fu forse la Lega delle Cooperative, passata a un modello compiutamente capitalistico che poco conservava di “alternativo”; seguirono a ruota tutte le altre istituzioni informali o formali cui il movimento operaio aveva dato vita. L’elogio smodato della piccola impresa diventò, sic et simpliciter, elogio dell’esistente.
Ciò condusse all’amministrazione del sindaco Walter Vitali, pronta a tutte le privatizzazioni in campo ospedaliero e scolastico, e alla mano dura contro gli immigrati che avevano osato occupare (nel senso di entrare e restarvi) la basilica di San Petronio. Fu scandaloso vedere il Gabibbo (!) accorrere in soccorso di poveracci ricoverati dal Comune, dopo lo sgombero, in un edificio scolastico abbandonato: una spelonca sporca, fredda e fatiscente.
Dopo la pausa politica di Guazzaloca, vincitore grazie all’avversione che il suo predecessore era riuscito a suscitare, Cofferati si incaricò di portare a termine il lavoro avviato da Vitali. Politiche tutte incentrate sull’ordine pubblico, misure proibizionistiche, guerra ai nomadi e ai poveracci, chiusura di centri sociali, semi-militarizzazione dei vigili urbani, ecc. Fino al divieto di costruire una moschea in un quartiere periferico.
Ciò rispondeva al profilo di un partito che ormai si era sfaldato. Nei suoi ranghi rimaneva un pugno di militanti “usi a obbedir tacendo”, ammiratori di D’Alema perché ha i baffi come Stalin, e segretamente convinti che i programmi neoliberisti del PD siano una raffinata mossa tattica in direzione del comunismo. Accanto a costoro, però, stavano prendendo posto nuovi rampanti usi più ai salotti che alle riunioni di sezione, al richiamo dei vip che ai volantinaggi. Esattamente come il PSI negli anni di Craxi (ritenuto da Fassino e altri una specie di modello). Poco interessati, di conseguenza, alla cosiddetta “questione morale”. Ideologia comune? Nessuna ideologia, salvo l’avversione nei confronti della volgarità berlusconiana, troppo plebea e sguaiata per i loro gusti raffinati.
Nemmeno Vitali e Cofferati, specchio delle diverse fasi di una trasformazione di base, furono attaccabili sul piano della condotta personale. Perché si arrivasse a questo era necessario che il partito (intendo il PCI-PDS-DS-PD) perdesse gli ultimi brandelli di coerenza, scoprisse i benefici dell’atlantismo e delle guerre umanitarie, i valori di mercato, l’utilità delle privatizzazioni a oltranza, la consonanza - a fini elettorali – con forze politiche popolate da personaggi collusi con la mafia, oppure fautrici di un ultraliberismo di stampo reaganiano e capaci di proporre lo scioglimento dei sindacati. A quel punto, con un partito ormai privo di organizzazione e di tenuta ideologica, quale fu il PSI di Craxi al tempo “dei nani e delle ballerine” (forma organizzativa attualmente chiamata “primarie”, come surrogato della democrazia interna), c’era spazio per ogni avventura.
L’ultima di esse: candidare a sindaco Delbono. Non so se colpevole o innocente (spero nella seconda ipotesi), ma comunque, a differenza dei suoi predecessori, sospettabile di corruzione. Meno incattivito – nel suo breve mandato – nella persecuzione delle minoranze, etniche o politiche, di quanto lo fosse Cofferati, ma subito impegnato nel licenziamento di centinaia di precari e nel finanziamento pubblico delle scuole private. Cosa che lascia indifferente il suo partito (ammesso che esista ancora), proteso verso ben altri, superiori fini. Cioè trovare, attraverso le consuete “primarie”, un nuovo candidato sindaco decente. Compito quanto mai difficile.
Temo che Stecchetti, se potesse vivere nella Bologna attuale, di mani callose ne noterebbe poche o nessuna. Di “man di spia” invece tantissime. Fortuna che gli ultimi sindaci di centrosinistra hanno vietato i cortei, nei fine settimana.
Persino questo bisognava vedere.

PRIMO MAGGIO

di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti), 1845-1916

Passano lenti. Un lampeggiar febbrile / arde a ciascun il ciglio. / Passan solenni e da le dense file / non si leva un bisbiglio.

Toccandosi le mani ognun di loro / cerca il vicin chi sia. / Se i calli suoi non vi segnò il lavoro, / quella è una man di spia.

Sotto l’aspra fatica e il reo destino / molti già son caduti, / molti il carcer ne tiene od il confino, / e pur sono cresciuti.

Striscia il gran serpe de la folla oscura / dei ricchi su le porte. / Dentro, ne lo stupor de la paura, / si ragiona di morte.

Pubblicato Febbraio 2, 2010
http://www.carmillaonline.com

Messaggi

  • Come cittadina di Bologna, condivido quanto detto da Evangelisti e l’ho diffuso per quanto possibile.

    L’articolo http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20100127/pagina/01/pezzo/269981/ è stato pubblicato su Il Manifesto ed è stato linkato ovunque.

    Vedo che ha avuto un largo successo e che è il più letto oggi del web.

    Io sono totalmente d’accordo. Trovo demenziale che lo si contesti dicendo che l’autore per vivere fa lo scrittore di fantascienza, o che RC a Bologna non ha vinto. Quello che uno fa di lavoro cosa c’entra? Sarebbe come dire che Dario Fo non può essere ascoltato perché di mestiere fa il comico.

    E, riguardo a RC, non sempre la qualità si coniuga con la quantità (il Pdl ne fa prova), e sappiamo tutti che a Bologna c’è uno zoccolo duro di anziani che dà un voto fisso da sempre secondo gli ordini di scuderia dei Ds, ma anche questo si sta assottigliando.

    Io non sono bolognese, abito qui solo da alcuni anni, ma ho lavorato molto nei centri sociali, che qui sono i centri degli anziani, e so come la disinformazione proceda insieme alla fedeltà tradizionale in politica. I centri giovanili sono ben diversi e, se non sono la maggioranza, portano avanti richieste di democrazia partecipata e non verticistica. L’eccessivo verticismo in politica rinforza la casta ma ammazza i partiti.

    viviana vivarelli

    • E comunque, Evangelisti non è mica di Rifondazione ....

      E Bologna ed i bolognesi li conosce bene, certamente più di quanto li conoscesse Cofferati, paradutato in quella città per toglierlo di mezzo come possibile concorrente di D’Alema.

      Peraltro è un ottimo scrittore ( non solo di fantascienza ) ed anche un ottimo giornalista.

      Raf

    • Raf, perché dici che Evangelisti non è di Rifondazione? Si è candidato alle elezioni europee del 2009 nella Lista Anticapitalista (costituita dall’unione tra Rifondazione Comunista ed il Partito dei Comunisti Italiani).

      viviana

    • Si è candidato sì ma come indipendente.

      Non è un mistero la sua storia di militante dell’autonomia operaia, vicino ad altri personaggi bolognesi " non conformi" come Bifo e Monteventi.

      Il rapporto di questa area con Rifondazione è decisamente "strumentale" e a corrente alternata, certamente non hanno condiviso l’appoggio di Rifondazione - tanto per dirne una abbastanza recente - alla candidatura di Del Bono al comune di Bologna.

      Insomma, non si può assolutamente considerarlo "organico" a Rifondazione come a nessun’altra organizzazione politica.

      Si rischia di falsare tutto lo scenario e di rendere meno credibile la sua analisi che invece è precisa e completamente condivisibile.

      Radisol

    • Ho la massima stima di Monteventi e in quanto a del Bono, non lo avrei candidato nemmeno io. Per essere organici si deve essere obbiedienti ac perinde cadaver?

      viviana

    • bé con Bifo non credo... tanto che NON frequentano gli stessi ambienti a bologna né li si vede insieme ad un’iniziativa nemmeno di stampo "culturale"... Bologna resta una "piccola città" (nel senso di provinciale per tanti aspetti) ma la stessa "area antagonista" è più divisa di quel che si crede all’esterno... questo vale tanto per le "primedonne" quanto per i "comuni mortali". Comunque Evangelisti è un grande sia come scrittore che per la sua coerenza politica... e la "sua" rivista online "carmilla" resta una delle migliori riviste culturali nel senso nobile del termine. ciao

    • Beh, dovresti sapere che, nonostante le belle parole spese al congresso di Chianciano sulla fine di ogni subalternità al Pd, poi - pur di appoggiare Delbono - Rifondazione ha di fatto decapitato il suo vertice bolognese che non era d’accordo.

      Bifo ed Evangelisti non saranno propriamente "gemelli politici", si narra che nemmeno si salutino tra loro, ma hanno certamente in comune, oltre ad una parte importante di storia personale, il fatto che non sono certo succubi dei vertici di Rifondazione nè di nessun altro ...

      Ed effettivamente il rapporto tra alcune "aree" antagoniste e la stessa Rifondazione non è affatto organico, ma legato a singole battaglie e comunque largamente "strumentale" ....

      Radisol