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Bolzaneto come l’Ucciardone

Publie le lunedì 14 marzo 2005 par Open-Publishing

Le ultime sorprese dell’inchiesta sulle violenze: i giovani detenuti
trattati come i picciotti dei clan mafiosi

Bolzaneto come l’Ucciardone

G8, la Procura smaschera la sconcertante procedura d’arresto

di MARCO PREVE

I moduli per i mafiosi incarcerati all’Ucciardone, con la casella in cui
indicare il "clan" di appartenenza per evitare faide e regolamenti di
conti. I nomi dei reclusi, però, non erano quelli dei "picciotti", ma dei
no-global, i 252 prigionieri di Bolzaneto.

Come in una sorta di libro dei
guinness dei primati, la lettura delle 567 pagine della memoria della
procura che chiede il processo per 47 appartenenti alle forze dell’ordine,
indagati per gli abusi commessi nel carcere speciale del G8, riserva sempre
nuove - amare - sorprese.

Oltre alla impressionante teoria di violenze,
insulti, offese politiche e razziali, umiliazioni e minacce sessuali,
medici aguzzini (dei quali l’Ordine di categoria sembra, forse per quieto
vivere, ignorare l’esistenza), si scopre che l’amministrazione carceraria
aveva deciso di affrontare l’eventuale arresto dei manifestanti alla
stregua dei pericolosi mafiosi.

I pm Patrizia Petruzziello, Vittorio Ranieri Miniati e Francesco Pinto,
trattando le accuse di falso per le immatricolazioni dei detenuti spiegano
che: «dall’esame di questi documenti si evince chiaramente che alcune parti
sono state precompilate, in quanto tutti i modelli presentano più parti
compilate ciascuna con la stessa grafia in tutti i moduli?. in particolare
risultano evidentemente precompilate, oltre alle parti relative
all’appartenenza al clan ed al timore per l’incolumità personale, anche le
parti relative agli avvisi ai familiari o ad altre persone indicate. Su
tutti i moduli risulta la seguente dizione " in caso di necessità chiedo
che venga avvisato il signor "NESSUNO"?. Inoltre si legge ancora: "
Dichiaro che del mio stato di detenzione "NON" venga data comunicazione al
Consolato o Ambasciata del mio paese in Italia «.

Vennero in sostanza negati i diritti umani più elementari, come avvisare un
famigliare o avvalersi di un legale. «Il modulo - scrivono i pm - era il
frutto, come è emerso dalla indagini, di un assemblaggio di più moduli in
uso a vari "uffici matricole" di diversi istituti ed in particolare di
quello in uso al carcere Ucciardone di Palermo, ove prestava servizio
l’ispettore Tolomeo (Paolo Tolomeo, uno dei 47 indagati, ndr)». «E’
evidente quindi il dolo del reato di falso - concludono i pm - in quanto si
scelse deliberatamente di utilizzare questi stampati precompilati,
ideologicamente falsi non verbalizzando più le risposte degli arrestati»

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