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Bravi e giri di vite

Publie le giovedì 15 novembre 2007 par Open-Publishing

Pochi giorni fa ho ricevuto una email da un mio amico libraio, inviata attraverso la mailing list dei suoi clienti, che conteneva come testo le celeberrime pagine manzoniane, tratte dal capitolo 1 dei Promessi Sposi, in cui si parla delle grida emesse via via dal governatorato spagnolo durante la sua dominazione in Lombardia nel XVII secolo per contrastare la "intollerabile miseria in che è vivuta e vive questa città di Milano, per cagione dei bravi vagabondi". La email non conteneva altro che il testo manzoniano, ma non si faceva fatica a capire dall’oggetto, Giri di vite, il riferimento al cosiddetto "pacchetto sicurezza" col quale il nostro governo di centro-sinistra si fa a contrastare la intollerabile miseria patita dai cittadini Italiani per l’imperversare nelle nostre contrade di Rom, Rumeni e lavavetri. Ignoro se l’email sia stata originata dal mio amico o se l’abbia a sua volta inoltrata dopo averla ricevuta da altri, ma oggi o domani lo vedrò di persona e dovrò ricordarmi di ringraziarlo per avermi mandato un testo così straordinario e puntuale.

La mia prima riflessione riguarda lo straordinario patrimonio di idee e di valori che sono contenuti nei classici della nostra letteratura, la cui lettura e rilettura non potrà mai essere raccomandata abbastanza. Non è difficile ritrovare nei temi e negli spunti del dibattito politico contemporaneo l’eredità di secoli di storia e di cultura italiana, anche nei suoi difetti, anche nelle sue patetiche e sterili passioni esterofile, per cui oggi i Promessi Sposi sono un tormento purgatoriale da dimenticare con l’esame di maturità, a favore di qualunque stolta moda culturale proveniente da oltre confine.

Un secondo elemento è l’interesse a guardare oggi alla cronaca politica e giudiziaria attraverso la lente delle grida manzoniane, per cogliere sia i punti di contatto che le differenze. E’ un esercizio assai istruttivo.

Per cominciare, va ricordato che le grida venivano emesse una dopo l’altra non solo per l’efficacia che si sperava nel provvedimento attuale dopo l’imbarazzante fallimento del precedente, ma anche e soprattutto perché le autorità spagnole cercavano di riacquistare con le parole scritte e i bandi ufficiali, che non costavano niente, quella credibilità che andavano perdendo senza rimedio con l’opera quotidiana di governo, che si rivelava sempre più, agli occhi dei sudditi lombardi, inetta e inadeguata alle loro necessità. Il contrasto della criminalità è sempre stato un comodo strumento di propaganda da parte di regimi dispotici e arruffoni, che affidavano a strette repressive contro i fuorilegge il compito di ricostituire almeno in parte la propria usurata credibilità. Si pensi al luogo comune del ventennio secondo cui con Mussolini "gli Italiani potevano finalmente dormire con la porta aperta", salvo l’ingiunzione a tutti i giornali che avevano deciso di piegarsi al fascismo (come il Corriere della Sera) di non pubblicare notizie di cronaca nera. Il degrado della nostra vita pubblica, la qualità scadente della nostra classe dirigente, la considerevole subalternità delle istituzioni ad interessi costituiti di natura privata rendono comprensibile come si sia arrivato alle grida prodiane del "pacchetto sicurezza".

Un altra analogia con l’oggi è l’impossibilità "strutturale" di trovare una soluzione al problema. I vari don Carlo d’Aragon, Signor Juan Fernandez de Velasco, Signor Don Pedro Enriquez de Acevedo, e Don Giovanni de Mendozza potevano forse credere e sperare sinceramente che una grida risolvesse la piaga dei bravi, ma gli strumenti della legge si fermavano proprio sulla soglia di quei palazzi signorili presso cui i bravi trovavano ricetto e protezione, esattamente allo scopo di premunirsi di manovalanza criminale per aggirare la legge. Allo stesso modo, l’Europa s’è data una struttura istituzionale adatta ai suoi traffici mercantili, e si è accorta che così facendo non riesce più a frenare e controllare i movimenti di quelle entità sgradevoli e indesiderabili che sono gli esseri umani poveri, per i quali non valgono le prediche di libertà di circolazione del verbo neoliberista. L’ottusità da benestante degli Italiani li porta a vedere il fenomeno dell’immigrazione clandestina con i sentimenti degli agricoltori ai quali si annuncia una invasione di cavallette. E’ ridicolo il luogo comune secondo cui, avendo il nostro popolo un passato recente di immigrazione, può comprendere e simpatizzare con il dramma umano e le sofferenze che sono legate ad esso: la realtà ci mostra al contrario una diffusa grettezza da parvenu, facile preda della demagogia bipartisan della nostra stampa e dei nostri politici. E’ passata praticamente sotto silenzio la dichiarazione di Barroso secondo cui l’Italia, sempre pronta a piagnucolare per lo scarso sostegno dell’UE al problema dell’immigrazione clandestina a casa nostra, non ha mai chiesto un centesimo dei fondi previsti dalla Comunità per le politiche di integrazione dei Rom, nonostante che i fondi comunitari siano in Italia oggetto di un’attenzione vampiresca da parte di gruppi di interesse che fanno capo ad amministrazioni locali e gruppi di affarismo parassitario. Che interesse può avere ad avviare politiche di integrazione per i Rom chi ha deciso di far finta di non vederli, e non desidera essere associato a nessun titolo alla loro immagine sgradevole?

Dove invece vi è un deciso iato tra la situazione descritta dal Manzoni e l’Italia del XXI secolo (e il confronto con i classici è istruttivo anche da questo punto di vista) è nei dati obiettivi riguardanti il fenomeno criminale. L’intero romanzo dei Promessi Sposi è un documento all’arbitrio dilagante e all’impunità della violenza privata nell’epoca in cui sono ambientate le vicissitudini di Renzo e Lucia. Al contrario i dati del nostro Ministero degli Interni rivelano una inequivocabile e generalizzata tendenza al ribasso dei delitti: circostanza che, per quanto nota, non può nulla contro la possente campagna terroristica sui temi della criminalità che mondo dei media e della politica stanno scatenando in questi mesi. Una campagna, diciamolo subito, orchestrata dalla destra, con la potenza mediatica berlusconiana su cui può contare, ma a cui il governo di centro-sinistra piega la testa e si adegua perché privo delle energie morali e intellettuali per impegnarsi in una operazione verità (se si comincia con la verità sui reati non si sa dove si va a finire!).

Di qui, i "giri di vite" e le grida prodiane.

Fonte: http://achtungbanditen.splinder.com/