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Bruciato il grano di Libera

Publie le giovedì 29 luglio 2004 par Open-Publishing

Movimenti Viviana Vivarelli

Di Viviana Vivarelli

Quando ci fu a Firenze, ai primi di aprile, il convegno internazionale di Terrafutura sulla diffusione delle buone prassi eco ed etico sociali (organizzato tra gli altri da mia figlia Nicoletta e che vide ben 25.000 visitatori), io e mio marito lavorammo con gioia per aiutare la vendita dei pacchi di farina prodotta nei terreni confiscati alla mafia, il pubblico rispose con grande entusiasmo e e riuscimmo a vendere 6 tonnellate di farina in tre giorni. Grande era la gioia del gruppo di giovani siciliani che erano venuti dalla Sicilia col camion pieno di farina biologica e che ci dicevano della miseria e della disoccupazione dei loro posti e del coraggio con cui avevano preso a lavorare i terreni confiscati per seminare il grano e farne farina, aprendo anche agli altri una speranza.

Dalle terre del corleonese confiscate ai mafiosi nasceva il grano della liberta’, la Cooperativa Placido Rizzotto per il progetto Libera Terra, promosso dalla prefettura di Palermo, per aiutare soggetti svantaggiati con nuove opportunita’ occupazionali.
Placido Rizzotto era segretario della Camera del Lavoro di Corleone e fu assassinato il 10 marzo del 1948 dalla mafia. Esecutore materiale Luciano Liggio.

Rizzotto era stato un sindacalista socialista, coraggioso, gia’ partigiano, aveva osato sfidare i poteri mafiosi per chiedere la terra per i contadini. Con lui vennero assassinati 36 sindacalisti, nel silenzio assordante dello stato, per uccidere nel nascere il movimento contadino di rivendicazione della terra. Placido Rizzotto aveva 34 anni.

Dopo la sua sparizione, le indagini erano state condotte dal capitano dei carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa, si trovarono i suoi resti, venne incriminato Luciano Liggio, il posto di Placido venne preso dal giovane Pio La Torre, la mafia lo uccidera’ nell’82.

Oggi apprendiamo con sofferenza che la mafia ha colpito ancora, il grano di Libera, pronto per essere mietuto e’ stato bruciato, in un incendio doloso.

L’incendio ha distrutto la notte scorsa un campo di frumento di 10 ettari a Portella della Ginestra, in provincia di Palermo, su uno dei terreni confiscati alla mafia e affidati alla cooperativa Placido Rizzotto - Libera terra. Lo ha reso noto l’associazione antimafia Libera, che ha promosso queste iniziative nel palermitano.

Proprio in questi ultimi due giorni era stata organizzata une festa no-stop di 48 ore, in occasione della raccolta del grano, per ’’dire no alla mafia’’.

La Cooperativa Placido Rizzotto - Libera Terra da alcuni anni gestisce i terreni confiscati a Cosa Nostra tra Corleone, Altofonte, Portella della Ginestra e San Giuseppe Jato, in quelli che furono i feudi dei piu’ importanti boss di Cosa Nostra, riconvertendoli all’agricoltura ed offrendo lavoro a giovani e soggetti svantaggiati.
’’Cosa dire del grano abbrustolito... E’ un evidente segno che diamo fastidio’’.

Rita Borsellino, la sorella del magistrato palermitano ucciso dalla mafia e vicepresidente di ’Libera’, commenta: ’’E’ il loro unico linguaggio, l’unico sistema per farsi forti e attirare l’attenzione - ha aggiunto Rita Borsellino durante la cerimonia di commemorazione che si e’ svolta nel pomeriggio sul luogo dell’attentato - soprattutto in questi giorni che tutti le menti sono rivolte a Paolo. Si stanno innervosendo perche’ non si cede e si continua ad andare avanti’’. E Don Ciotti, fondatore di Libera: ’’I mafiosi devono sapere che c’ e’ tanta gente che non ci sta, non saranno alcuni ettari di terra dati alle fiamme a fermarci’’.

L’incendio, appiccato a un appezzamento di dieci ettari, ha distrutto circa un ettaro e mezzo di seminativo, ’’Probabilmente volevano incendiare tutto - ha aggiunto - e’ un segnale importante e dimostra che siamo sulla strada giusta, che e’ possibile affidare ai giovani i beni conquistati alla mafia. La confisca non deve essere un fatto eccezionale, ma un fatto quotidiano’’.