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Bruxelles, la sinistra vince in commissione lavoro: max 48h/settimana
Publie le giovedì 6 novembre 2008 par Open-PublishingBruxelles, la sinistra vince in commissione lavoro: max 48h/settimana
Il 16 dicembre il voto in aula
di Roberto Farneti
In nessun paese dell’Ue può essere consentito un orario di lavoro superiore alle 48 ore a settimana. E ogni deroga a questo principio va eliminata nei prossimi 3 anni. Il pronunciamento della commissione Lavoro del Parlamento europeo, che ieri ha approvato a maggioranza la relazione dello spagnolo socialista Alejandro Cercas, rappresenta un deciso schiaffo all’intesa sulla direttiva sull’orario di lavoro faticosamente raggiunta dai 27 nello scorso giugno. Intesa che, di fatto, mira a portare l’orario complessivo settimanale a 60-65 ore attraverso norme ipocrite come quella dell’"opt out", per cui si affida al singolo lavoratore una illusoria libertà di scelta rispetto all’eventuale richiesta, da parte dell’azienda, di farlo lavorare di più.
La commissione lavoro, con 35 sì, 13 no e 2 astenuti, ha respinto questa impostazione e si è anche pronunciata contro l’esclusione dei turni di guardia dal computo totale delle ore lavorate, così come hanno invece stabilito dai ministri Ue a giugno. Gli europarlamentari ritengono infatti che tutti i turni di guardia, attivi o inattivi, siano da considerarsi nell’orario di lavoro. Una vittoria della sinistra, insomma, in vista del voto in seconda lettura da parte della plenaria di Strasburgo, fissato per il prossimo 16 dicembre. Per quel giorno è in preparazione una manifestazione europea. Nel frattempo si dovrebbe avviare un negoziato col Consiglio per avvicinare le posizioni, dato che la direttiva deve essere approvata in co-decisione col parlamento.
«Vogliamo che la settimana lavorativa non sia più lunga di 48 ore. Difendiamo il diritto alla salure e sicurezza dei lavoratori. Vogliamo la dignità nel lavoro e vogliamo che la gente sia ben pagata ed abbia tempo per la vita familiare», ha dichiarato ieri Cercas. Soddisfatto anche Roberto Musacchio, del Prc-Gue: «Con il nostro voto - dice Musacchio - abbiamo contribuito a respingere la vera e propria provocazione fatta dal consiglio. Ora occorre il massimo di mobilitazione affinché non venga riproposto questo testo inaccettabile». La battaglia del Prc-Gue va tuttavia oltre «in quanto - spiega Musacchio - riteniamo comunque improponibili le 65 ore, anche se contrattate, e siamo contrari al calcolo annualizzato dell’orario. Per questo abbiamo riproposto il rigetto dell’intera direttiva».
Storcono il naso i rappresentanti delle imprese. Secondo Ernest-Antoine Seillière, presidente di BusinessEurope, se dovesse prevalere alla fine la posizione espressa ieri dall’Europarlamento «risulterebbe minata la flessibilità necessaria per operare nell’economia globale». Di diverso avviso i sindacati. «Quella della commissione Lavoro dell’Ue - commenta Fulvio Fammoni, segretario confederale Cgil - è una scelta importante e che bisogna supportare perché diventi scelta definitiva del Parlamento Europeo». La Confederazione europea dei sindacati aveva giudicato inaccettabile questa proposta, «peraltro - ricorda Fammoni - approvata grazie al parere favorevole del governo italiano di centrodestra, perché - spiega il sindacalista - oltre a esporre i lavoratori ad un regime di orario insostenibile, pericoloso anche per la loro sicurezza, introduce un principio, quello della possibilità di deroga da parte del singolo lavoratore, che tende a destrutturare la contrattazione collettiva».