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Buco nero sul G8

Publie le venerdì 14 ottobre 2005 par Open-Publishing

La maledizione del G8 di Genova continua. Il sangue e le lacrime che hanno
impregnato quei folli giorni di scontri e barricate per le vie della
città, nel luglio 2001, sembrano essersi trasformati, da quando sono
iniziati i relativi processi contro i manifestanti e le forze dell’ordine,
in un eterno stillicidio di clamorose polemiche.

L’ultima, pesantissima, è
arrivata ieri, sulla scia delle parole pronunciate da uno dei pm del G8,
Mario Morisani. Il sostituto procuratore genovese ha paventato il rischio
che il processo per i fatti di Bolzaneto possa concludersi con un «colpo
di spugna e questo non possiamo permetterlo. Si tratta di un procedimento
di interesse internazionale, del quale dobbiamo rendere conto ad altre
nazioni e a diverse ambasciate. Dobbiamo dimostrare il livello di civiltà
e di democrazia del nostro Paese».

Il rischio è determinato da vari
fattori. In primo luogo, l’imponenza dei fascicoli: ci sono 45 imputati,
290 parti offese e 600 testimoni. Potranno essere esaminati
processualmente solo dopo almeno 250 udienze. Un iter lunghissimo, che
impegnerà per anni. Ci sono tutte le condizioni perché la vicenda finisca
inghiottita dal buco nero delle prescrizioni. Circostanza che potrebbe
ancora più facilmente verificarsi se fosse approvata l’ex Cirielli. Per di
più, il dibattimento si dovrà svolgere fino alla fine dell’anno in un’aula
assolutamente inadeguata per dimensioni e capacità logistiche di servizio.

L’aula bunker sarà forse agibile a partire da gennaio.

Il lavoro dei magistrati genovesi, impegnati in prima linea sul fronte del
G8 tra mille difficoltà, assediati dalle opposte pressioni esterne, non
solo politiche, meriterebbe più attenzione, più rispetto, più sensibilità.
Il vero rischio che si nasconde dietro una possibile prescrizione dei
gravi reati commessi in quei giorni, da una parte e dall’altra, è che il
G8 del 2001 diventi pretesto di conflitti politici e scontri sociali
ancora per molti mesi, per molti anni. Il vero rischio è che l’unica,
vera, definitiva condanna che si dovrà ricordare, a proposito di quegli
strani giorni, sarà per Genova, che non potrà mai vedere rimarginata
quella ferita.

onofrio@ilsecoloxix.it

(Roberto Onofrio)

13/10/2005


G8: «Scongiuriamo il colpo di spugna»

Accorato appello del pm Morisani in apertura del procedimento per le
presunte violenze nella caserma di Bolzaneto
Gli imputati sono 45, 290 le parti offese, 600 i testimoni: c’è il rischio
della prescrizione
Genova «Non possiamo permettere che questo processo finisca con un colpo
di spugna.

Si tratta di un procedimento di interesse internazionale del
quale dobbiamo rendere conto ad altre nazioni e a diverse ambasciate che
se ne occupano da quando ebbero luogo i fatti del G8. Dobbiamo dimostrare
il livello di civiltà e di democrazia del nostro Paese».

Una presa di posizione durissima, quella espressa ieri mattina dal
sostituto procuratore aggiunto Mario Morisani nella sovraffollata aula
dove, in condizioni disumane, è iniziato e poco dopo rinviato il processo
ai 45 poliziotti, carabinieri, guardie carcerarie e medici imputati per
gli abusi e le violenze subite dai giovani manifestanti detenuti nella
caserma di Bolzaneto durante il G8 del luglio 2001. Un intervento, quello
di Morisani, durato pochi minuti, pronunciato a braccio, ma con tale
decisione da colpire dritto nel segno. «In questo processo - ha continuato
il pubblico ministero - sono ipotizzati reati estremamente gravi per il
contesto in cui sarebbero accaduti e per il numero di parti offese.

Ma per
quei reati sono previste pene non gravi che comportano termini di
prescrizione brevi. Secondo i calcoli fatti da me e dai pm Patrizia
Petruzziello e Vittorio Raineri Miniati, saranno necessarie almeno 250
udienze. Un iter mastodontico destinato a durare anni. Ma il tribunale di
Genova deve dare una risposta, raggiungendo la sentenza di primo grado,
anche se non ci possiamo illudere che questo processo arrivi ai tre gradi
di giudizio. Dobbiamo riuscire almeno con la prima sentenza a dire se i
fatti che provocarono un impatto devastante sulla città, sulla società
civile nazionale e internazionale, sono davvero avvenuti come descritti
dai testi e dalle parti lese.

E’ una sentenza attesa dalla società civile».

Appena terminato l’intervento di Morisani, in aula ha preso la parola il
presidente della terza sezione Renato Delucchi, il quale ha sottolineato
di condividere in pieno quanto espresso dal magistrato e ha garantito che
il tribunale farà tutto il possibile per giungere ad un verdetto prima che
sopravvenga la prescrizione. Senza considerare il disegno di legge ex
Cirielli, non ancora approvato, che potrebbe rendere i tempi ancora più
ristretti, ha spiegato ancora Morisani, i reati ipotizzati nel processo si
dovrebbero prescrivere nel gennaio del 2009. «Le udienze dovranno essere
spalmate - ha aggiunto il magistrato - in tre anni. Non certo un’impresa
facile vista la mole di lavoro. Questo per non correre il rischio di
trovarci a dover sospendere il processo per intervenuta prescrizione. Lo
Stato non deve permettere che succeda una cosa simile».

Il sostituto procuratore aggiunto ha anche parlato delle condizioni
incivili in cui si è costretti a lavorare. Il mastodontico processo sugli
abusi avvenuti nella caserma di Bolzaneto si svolge nell’aula d’Assise al
quinto piano del palazzo di giustizia. L’aula bunker, l’unica di
dimensioni adeguate, non sarà agibile sino a gennaio perché sono in corso
lavoro di ristrutturazione. «Impensabile - ha detto il pm - ospitare un
procedimento con 45 imputati, 290 parti offese e 600 testimoni, in uno
spazio assolutamente inadeguato. Gli avvocati non hanno neppure lo spazio
per posare le loro carte e in aula manca l’aria».

Il pm ha aggiunto che
occorre un’altra sistemazione, anche fuori dal palazzone di Piccapietra.
Durante l’udienza di ieri mattina è stato depositato l’elenco delle parti
civili: oltre alle 209 già costituite durante l’udienza preliminare, se ne
sono aggiunte un’altra trentina. Poi il processo è stato rinviato al 3
novembre. Una delle prime decisioni che dovrà prendere il tribunale sarà
quella di indicare o meno tre ministeri come responsabili civili. Le parti
lese, infatti, hanno chiesto un risarcimento per i danni fisici e morali e
hanno indicato, per ottenere tale risarcimento, il ministero degli
Interni, della Difesa e della Giustizia.

Elisabetta Vassallo

13/10/2005

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