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Bush ci riprova: l’America sta per toccare il fondo

Publie le mercoledì 1 ottobre 2008 par Open-Publishing

Bush ci riprova: l’America sta per toccare il fondo

di Michele Bono

Oggi, alle 15 circa, George W. Bush si è rivolto nuovamente ai suoi cittadini, in particolare ai politici di entrambi gli schieramenti, per scongiurare il peggio e chiedere quindi il via libera al suo piano economico straordinario per il salvataggio delle società in crisi. Il presidente americano è apparso disperato: ha dichiarato che senza gli aiuti della Fed le conseguenze potrebbero essere peggiori, “solo ieri infatti sono stati bruciati 1000 miliardi di dollari”, ha ammesso e con un gesto da funambolo ha poi promesso che “i soldi verranno restituiti”.

Intanto le eco del panico d’oltreoceano si riversano sull’Europa: Belgio, Francia e Irlanda sono immediatamente intervenute sui mercati finanziari locali con fondi statali stanziati per arginare le enormi perdite di ieri, quando tutte le borse europee hanno rischiato di crollare a causa dello scossone americano. In Italia Tremonti ha incontrato Draghi ed entrambi hanno assicurato che qui la liquidità per portare avanti le operazioni bancarie dovrebbe esserci. In sostanza poche ore fa i mercati dell’Ue sono tornati a respirare.

Tornando agli USA, invece, la questione è molto più grave del previsto. Dopo che il Congresso americano ha bocciato in prima istanza le richieste del suo presidente in pectore, molti temono il peggio. Sono ancora tante le banche a stelle e strisce che rischiano il botto finale e questa volta si teme il collasso dell’intero sistema finanziario, che peraltro non è poi così lontano.

Il problema è soprattutto politico, malgrado le conseguenze siano strettamente economiche. Da un lato, infatti, incombono le elezioni, mentre dall’altro il provvedimento del Ministro delle Finanze statunitense appare pesantemente impopolare. Ovviamente due lati della stessa medaglia che costituisce il dilemma: quale uomo politico impegnato in un’estenuante propaganda elettorale sarebbe disposto a rischiare un’enorme fetta dei suoi elettori per salvare il sistema economico? Bush fa appello a tutti e spera siano in molti. In realtà non c’è nessuno che bussa alla porta. E il tempo stringe.

Senza troppi giri di parole, l’economia americana è alle corde. Il colosso statunitense getta la spugna ed in ginocchio chiede aiuto ai contribuenti. Ma chi sono i contribuenti? Semplicemente quelle centinaia di migliaia di persone che sono state prima truffate con prodotti finanziari taroccati e che ora tutti vorrebbero spolpare ulteriormente attraverso una depredazione fiscale mai vista negli USA. Sono quelle persone che non riescono a pagare il mutuo e si vedono portar via le case, quelle persone che hanno visto arricchirsi gli stessi grandi manager, i guru del libero mercato, che ora implorano i loro risparmi, come se i miliardi truffati fossero solo acqua passata.

Non è così. Gli americani veri, quelli normali, non i lobbisti, ma il popolo, il popolo lavoratore, che fa sacrifici, non ha dimenticato nulla e questa ennesima pillola amara non vuol proprio buttarla giù. Il problema è che ora è troppo tardi. Senza i soldi della Federal Resrve, cioè senza i loro risparmi, il sistema finanziario americano rischia veramente il collasso e le conseguenze, ha ragione purtroppo Bush, sarebbero davvero ben peggiori.

È arrivato però il momento di scoprire le carte. L’iperliberismo di Friedman ha perso. Il trinomio deregolamentazione-tagli al welfare-e finanza creativa ha ceduto storicamente il passo ai disastri che ha provocato. È impensabile che, per rimettere in piedi il sistema economico, sia necessario ed inevitabile andare a chiedere i soldi a chi, i contribuenti, da quel sistema è stato truffato. È impensabile ma è la triste realtà.

La buona notizia è che il capitalismo sfrenato ha perso. Esiste veramente la concreta possibilità che gli uomini, non i governi, comprendano che è arrivato il momento di invertire la rotta di tendenza ed investire di più su un’economia solidale, meno concorrenziale e maggiormente sostenibile. Mai come oggi, nell’era contemporanea, i popoli hanno avuto la possibilità di fare la storia con le proprie mani. Oltre questa opportunità: l’abisso o la speranza.

dazebao