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C’era una volta la città dei matti

Publie le martedì 9 febbraio 2010 par Open-Publishing
6 commenti

C’era una volta la città dei matti

La scena finale del bel film televisivo su Basaglia si svolge davanti al mare di Trieste su un molo dove
un uomo su una sedia a rotelle, con la schiena spezzatagli in un manicomio criminale, sta per suicidarsi ma viene salvato da un compagno frequentato nella sua lunghissima vita manicomiale che sopraggiunge su una motocicletta e lo invita a fare un giro. Il film si chiude appunto con i due amici
sulla moto sullo sfondo di una bellissima Trieste dalle piazze disegnate da una mente razionale che evocano civiltà e libertà.
Riflettevo sulla vicenda raccontata dal film ,la vicenda della liberazione di diecine di migliaia di persone dalla istituzione manicomiale
che ancora, dopo trenta anni, esiste seppur soltanto nella versione di ospedale psichiatrico giudiziario. Ce ne sono sei in Italia con circa duemila detenuti.
Penso che se Basaglia fosse nostro contemporaneo e volesse provare a mettere in movimento la sua riforma oggi fallirebbe immediatamente. L’Italia di oggi è enormemente meno disponibile a spendere i suoi sold, il suo tempo, le sue attenzioni, verso un problema che riguarda quasi esclusivamente persone degli strati più poveri e marginali della popolazione. In Parlamento non c’è la maggioranza che allora approvò, seppur tra mille contrasti, la legge 180 e c’è semmai una maggioranza opposta che approverebbe una legge per incrudelire la condizione dei matti e murarli per sempre fuori dalla vista del mondo. Magari qualcuno proporrebbe di affidare i manicomi alla gestione di privati e considerarli delle vere e proprie aziende. Forse non si è "aziendalizzato" il servizio sanitario nazionale?
La cultura che portò il gruppo di medici ed infermieri diretto da Basaglia al successo, una punta avanzata della ricerca filosofica, psichiatrica e sociologica europea, non avrebbe alcuna possibilità di farsi largo nell’Italia securitaria che vara leggi razziste, distrugge i campi dei rom, introduce norme vessatorie e di stampo nazista sui permessi di residenza, punta verso l’apartheid dei diversi e dei
poveri.
Oggi nessuno presterebbe attenzione alle idee del Prof.Basaglia nella maggioranza parlamentare ma anche nell’opposizione. Il giovane Presidente della provincia di Trieste che, controcorrente rispetto la lobby psichiatrica, cattolica e ai tantissimi pregiudizi ingenerati da anni di criminalizzazione della figura del malato mentale, ad una domanda di Basaglia che gli chiedeva come mai essendo DC si esponesse al rischio di sperimentarlo nell’ospedale come direttore, rispondeva: Sa non c’è solo quella DC, ci sono tante DC. Per dire che una vera e civile dialettica politica presente nei partiti offriva la possibilità di introdurre novità, attenzione ed interesse per questioni essenziali come quelle della istituzionalizzazione dei malati psichiatrici. Oggi il problema che tutti si porrebbero è quello della "sicurezza" e cioè risolvere con la violenza della legge questioni che Basaglia affrontava con la Ragione ed il Cuore e la Cultura
L’Italia che dava la possibilità a Basaglia di liberalizzare lo spazio manicomiale e poi di abolirlo non c’è più. E’ morta con l’assassinio di Aldo Moro, raccontato dal film, assassinio che chiude un periodo
dominato da una tendenza verso il meglio per tutti, verso l’estensione di diritti anche agli ultimi e si apre la lunga fase di agonia della democrazia che dura tuttora. I soldi dello Stato non servono più per avere ospedali e scuole migliori in cui si dedica tanto tempo alla cura ed alla crescita di tutti ma ad una casta di oligarchi che ne divora in grande quantità. La tendenza non è più quella di migliorare tutti ma
di aumentare le disparità sociali a cominciare dai redditi. Da anni si tagliano finanziamenti alla scuola, alla sanità, alle pensioni, ai servizi sociali. La cittadinanza tende a scomparire ed avanza una società di individui in lotta tra di loro per accaparrarsi il meglio.Una lotta che non si svolge a condizioni di parità ma di estrema diseguaglianza.
Oggi la Legge Basaglia viene disattesa ed ignorata dai bilanci dello Stato. Non escludo manifestazioni a favore della riapertura dei manicomi cosi come esistono pressioni per ripristinare
l’altra terribile istituzione cancellata dalla legge Merlin: i bordelli. Bordelli, manicomi,
lagers per stranieri, prigioni ancora più dure di quelle che abbiamo dove è frequentissimo il suicidio,
sono il portato logico della cultura liberista ed asociale che avvolge il Paese e ne fa la brutta, bruttissima copia di quello civilissimo in cui vissero Lina Merlin e Franco Basaglia che aveva dentro di sè la forza di produrre riforme che ci miglioravano tutti. . Una Italia dal volto umano che non esiste più!
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it

Messaggi

  • Abitavo in zona del S. Maria della Pietà in Roma ove insisteva e c’è ancora un residuo del Manicomio della Capitale, peraltro utilizzato in molte riprese dello sceneggiato de quo.

    All’interno ho praticato attività sportiva, da quando aperto al pubblico ed ho visto sempre la scritta "manicomio" rivolta verso l’esterno; un motivo ci sarà anche stato.

    La vera città dei matti è all’esterno, con l’aggravante che costoro, volendo, se ne possono rendere conto!

  • condivido tutto quello che dici.è terribile ogni giorno di più vivere in questo manicomio di paese dove le sbarre ce le siamo create noi, le peggiori : quelle che ingabbiano l’ intelligenza.

  • Si ottimo articolo,vivo e abito da sempre a Trieste,non credo ci siano mai state grandi manifestazioni di ostilità verso il disturbato psichico.Nella fiction la prova è data dagli abitanti che vivono accanto la struttura che ospiterà i pazienti,il centro di barcola,che prima accusano una diffidenza anche umana e in qualche modo comprensibile,ma poi si adoperano per aiutare loro stessi il centro di salute mentale,come l’operaio in pensione......Cmq ci sono stati episodi anche di assoluta gravità in città,ma non credo siano stati più numerosi di un qualunque fatto di cronaca nazionale.Crado che molti triestini siano fieri di ciò che questa città è stata per l’avanguardia dimostrata in questo tema così difficile.Chi passa dalla mia città vada a veder S.Giovanni,sentirà i suoni della storia che tante persone sfortunate hanno scritto tra quelle palazzine.