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...CAMBIO DI ROTTA IN POLITICA ESTERA? NULLA DI NUOVO ALL’ORIZZONTE...

Publie le sabato 10 febbraio 2007 par Open-Publishing

All’alba delle ultime elezioni politiche uno dei cavalli di battaglia della sinistra, in particolare di quella comunista, era una svolta nella politica estera del nostro paese. Secondo gli esponenti dei partiti dell’area radicale della sinistra, era necessario fornire importanti segni di discontinuità rispetto all’operato del governo Berlusconi.
Queste idee erano ribadite con forza durante i dibatti, le manifestazioni e le occasioni pubbliche in genere. C’era anche chi, come l’on. Diliberto, aveva definito con disprezzo "mani grondanti di sangue" un incontro tra Bush e Berlusconi.

Dopo alcuni mesi di governo Prodi, mi pare di notare che la politica estera dell’Italia non sia sostanzialmente mutata. Dall’insediamento del nuovo esecutivo si sono verificati alcuni momenti importanti riguardanti la politica estera, tra i quali cito:

 ritiro delle truppe dall’Iraq. Tale decisione, nonostante la sua pubblicizzazione come atto di forte discontinuità, non ha costituito una novità. Di ritiro dall’Iraq se ne era già parlato durante la fine del governo precedente, dal momento che l’imegno italiano si andava concludendo.

 rifinanziamento della missione in Afghanistan (estate 2006): in accordo con gli impegni presi in sede nato dal precedente governo, la missione è stata rifinanziata.

 base Usa di Vicenza: il parlamento esprime il proprio voto favorevole all’ampliamento della base. Questa volta il governo va sotto al senato, ma anche in questo caso la politica estera italiana mantiene la propria linea di navigazione.

 conferenza di pace: in seguito ad una riunione sulla politica estera da parte degli esponenti del governo, è stata avvallata una conferenza per la pace in medio oriente. Benissimo. Apprezzabilissimo. Altro che discontinuità, anche questa decisione non fa che arricchire il ruolo dell’Italia in sede di pacificazione e ricostruzione delle zone mediorientali massacrate da guerre e conflitti.

In conclusione, mi pare che questi primi mesi del governo Prodi siano stati una totale sconfitta per l’ala radicale della sinistra, che aveva fatto del pacifismo senza se e senza ma il suo cavallo di battaglia. E spero anche che gli elettori che hanno dato il proprio voto a questi partiti puntando tutto sulla questione pacifita non si facciano abbindolare dagli equilibrismi politici degli esponenti della sinistra radicale, che enumerano i provvedimenti che, a loro dire, testimonierebbero la discontinuità rispetto al passato. Non è certo una conferenza di pace un segno di discontinuità. Non è certo l’invio di cooperanti un segno di discontinuità.
Se uno è pacifista senza se e senza ma e spende anche 1 € per missioni militari, i casi non due: o si dimette, o è un pacifista a giorni alterni (oltre che un pacifista al quale sta molto cara la poltrona e lo stipendio parlamentare).

Conludo con un accenno alla manifestazione di sabato prossimo contro l’ampliamento della base di Vicenza. Qualora alcuni esponenti del governo dovessero parteciparvi, riterrei opportuno una loro immediata rassegna di dimissioni dal governo. Non si può stare nel governo e andare ad una manifestazione contro una decisione da esso presa. Dico questo perché anche durante l’approvazione della finanziaria si era verificato che esponenti del governo si presentassero in piazza a protestare. Evviva la coerenza!!!!

gio