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CGIL: CREMASCHI, AUTONOMI DA GOVERNI E PADRONI PER DI VITTORIO
Publie le sabato 10 maggio 2008 par Open-Publishing(AGI) - Roma, 9 mag. - Quella che si apre e’ una battaglia, sul sistema contrattuale e non solo, che ha come principio fondante l’autonomia da Governi, padroni e partiti, come ci ha insegnato il ‘padre storico’ della confederazione, Giuseppe Di Vittorio.
Cosi’ il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Cremaschi da’ corpo al suo ‘no’ all’intesa sul nuovo sistema contrattuale definito da Cgil, Cisl, Uil e ribadisce la sua solidarieta’ alla segretaria generale della Fiom di Milano, Maria Sciancati che e’ stata sospesa perche’ non ha ‘cacciato via’ da una assemblea un lavoratore, peraltro delegato, espulso dalla Cgil.
“Non c’e’ nessuna norma che imponga - precisa Cremaschi - di cacciare dalle assemblee i lavoratori che, ahime’, non piacciono ai sindacalisti: questo e’ il segno di una torsione autoritaria, di intolleranza nella vita dell’organizzazione ed una sorta di richiamo al serrare le file. Onestamente non scomoderei i Gulag, che rappresentano ben altre tragedie”.
E ora il nuovo sistema contrattuale sul quale la Fiom si e’ dissociata. “Il contratto nazionale anche se non e’ cancellato viene parecchio ridimensionato - spiega il sindacalista - Non a caso si parte dall’idea, profondamente sbagliata, che i guai ai salari siano legati al troppo contratto nazionale: e’ vero che ce ne e’ stato troppo poco perche’ il contratto nazionale ha di fatto patito la gabbia della concertazione”. Insomma, invece di ‘liberare’ il contratto nazionale dalla concertazione, si punta ora a “liberare la concertazione dal contratto nazionale”, nota Cremaschi. E questo avra’ conseguenze negative per le piccole aziende, il lavoro precario, ridurne il peso significa, secondo Cremaschi, rompere la solidarieta’ tra i lavoratori a favore di un’aziendalismo che premiera’ solo una minoranza.
Come un tempo si diceva “bisogna ridurre il peso della scala mobile per avere piu’ contrattazione” ora si replica dicendo che “l’accrescimento del salario avviene solo sul cosiddetto salario per obiettivi cioe’ il contratto nazionale non puo’ far crescere crescere i salari”. Di piu’ ancora, “la premessa ideologica” del documento Cgil-Cisl-Uil dice, “il miglioramento delle condizioni di reddito dei lavoratori si fa con la crescita della qualita’ e della competitivita’ delle imprese: ergo, si assume la politica dei due tempi, prima la produttivita’ e poi i salari”, osserva Cremaschi per il quale “si accetta cosi’ lo slogan bipartisan, sostenuto in campagna elettorale sia da Berlusconi sia dal Pd, per cui per distribuire la ricchezza bisogna produrla”. E per di piu’, conclude Cremaschi, “in nessun punto del documento si dice o si parla di redistribuzione della ricchezza: si dice che la contrattazione nazionale da’ un minimo e il resto uno se lo deve guadagnare in azienda”.(AGI)