Home > CGIL: La confusione impera ....
Tutti parlano, ancora una volta, senza sentire i lavoratori.
A guardare le cose da vicino e nonostante ci si metta molta attenzione, l’impressione che si ricava a seguire la vicenda del dopo accordo col Governo ed il comportamento della Cgil, è quella di una enorme e pericolosa confusione.
Non parliamo di Cisl e Uil perchè le dinamiche che ormai seguono queste organizzazioni sono irrimediabilmente separate dalla normale dinamica del confronto sindacale, tanto che ormai sembrano refrattarie a qualsiasi stimolo o segnale gli arrivi dai luoghi di lavoro, disinteressate a cercare di cogliere e rappresentare il sentire dei lavoratori, interessate solo a salvaguardare se stesse come organizzazioni autoreferenziali capaci di interloquire e di conquistarsi un ruolo nella grande tavolata delle corporazioni (Politica, Confindustria ecc)
Non che all’interno della Cgil non si debba fare i conti con le tentazioni di una parte della sua burocrazia a elevare se stessa alla medesima autorefernzialità di Cisl e Uil, ma all’interno della Cgil ancora sopravvivono delle contraddizioni che nessuna operazione di normalizzazione è ancora riuscita a liquidare del tutto.
Lo stesso atteggiamento della Cgil nella fase finale dell’accordo lo sta a dimostrare. Dopo aver seguito acriticamente Cisl e Uil fino alla stesura del protocollo finale, al momento della firma anche il più moderato sindacalista della Cgil ha capito che che quello era complessivamente un brutto accordo, e che, se si fosse andati nelle fabbriche a discuterlo, la Cgil ne sarebbe uscita con le ossa rotte.
Da qui lo strano tormentone che in sintesi può essere riassunto con un ..... "Non vorremmo firmare il pezzo sul mercato del lavoro e qualcosa d’altro perchè fanno schifo, però firmiamo tutto (per senso di responsabilità), e comunque vedrete come a settembre faremo un mazzo tanto al Governo" .....
Rimane da vedere se lavoratori daranno credito ad una segreteria nazionale che non ha fatto nè proposto una iniziativa di mobilitazione durante tutta la farsa di questa trattativa e che pretende ora che i lavoratori la seguano in una dura e vasta mobilitazione per cambiare un accordo che la stessa Cgil non si è rifiutata di firmare.
Non era meglio non firmare l’accordo e ribaltare il confronto col Governo a partire da una vera piattaforma discussa e decisa assieme ai lavoratori.
Ma la Cgil dice che bisognava firmare perchè non si può buttare via l’acqua sporca col bambino, intendendo per acqua sporca la parte dell’accordo sul lavoro a termine e sugli straordinari, e per bambino la parte dell’accordo sulle pensioni.
Parlano tra di loro (i sindacalisti) e si ripetono tra loro discorsi tipo "luci ed ombre" ma ancora non hanno sentito i lavoratori a cui in definitiva spetta l’ultima parola, ed il loro aprlare si riduce a quello che è .... chiacchere da corridoio.
Già .... i lavoratori.
Ogni discussione sulla consultazione è rimandata a settembre perchè Cisl Uil temono i mal di pancia Cgil (ma in realtà perchè fare la consultazione, anche finta, è l’ultima cosa che vogliono) e probabilmente non si farà mai.
Intanto si riuniscono le strutture decentrate della Cgil (dopo il voto del direttivo nazionale), ma non si sa per fare che cosa se non discutere di un accordo che ha dei contenuti pericolosissimi su alcuni aspetti ma che la Cgil ha deciso di firmare comunque (per non fare cadere il Governo e per non rompere l’unità, oggi come oggi basata sul suicidio della Cgil, con Cisl e Uil).
Il corpo della Cgil sembrerebbe aver capito benissimo la nuova linea della segreteria nazionale (lamentarsi ma firmare) tanto che la Carla Cantone della segreteria Cgil nazionale se ne esce il 27 luglio con una dichiarazione alle agenzie di stampa del tipo ..... "Dai direttivi delle strutture confederali regionali della Cgil e da molte Camere del lavoro giunge “un grande e importante consenso” sul documento deliberato a maggioranza dal Comitato direttivo del 23 luglio." .
Ma in realtà le cose non stanno come dice la Cantone. Infatti la Cantone non può esibire nessun dato. Dove si è votato?, quanti voti ?.
Nessun direttivo della Cgil ha mai votato nulla, anzi, si è impedito che si votasse quando qualcuno, come la Rete28aprile, chiedeva si votasse.
Dove invece si è riusciti a votare (come all’attivo dei delegati della Cgil di Brescia) l’accordo è stato bocciato. Tutto ... pensioni comprese ... con tanto di critica al come la segreteria nazionale Cgil ha gestito la partita.
Perchè tutta questa confusione ???
Semplice. Il fatto è che la Cgil non intende mettere a rischio il Governo ma non vuole prendere mazzolate dai lavoratori. Così la segreteria Cgil si è infilata in un buco nero da cui pensa di uscirne, oggi firmando l’accordo e domani (a settembre) chiamando i lavoratori alla grande mobilitazione contro un accordo che lei stessa ha firmato
Una mobilitazione per cosa ?? Probabilmente per mediare un poco la parte sul lavoro a termine e sugli straordinari, sperando nella buona stella di un Damiano o di un Prodi che permettano alla Cgil si far vedere che si è imputata ed alla fine ha ottenuto qualcosa (anche se Damiano ha già fatto capire quale sarà la merce di scambio ... la triennalizzazione dei contratti di lavoro, ossia 6 anni, tre, invece di due, per la parte economica e 6, invece di 4 per la parte normativa).
Tatticucce da mercato del pesce.
La questione vera è che tutti in Cgil parlano, programmano, tirano conclusioni, minacciano, fanno gli offesi, limitando ogni discussione ed ogni chiamata per la prossima crociata di settembre, al solo contratto a termine ed allo straordinario senza che ancora uno straccio di assemblea si sia tenuta, senza che ancora si sappia se ci sarà o meno la possibilità per i lavoratori di esercitare il loro diritto di voto con il referendum.
Infatti è qui il problema ...... E se i lavoratori bocciassero tutto l’accordo, quindi anche la parte sulle pensioni ???
La Cgil farebbe meglio, invece di cercare cunicoli più o meno tortuosi per tornare a respirare l’aria, invece di decidere già ora e sulla testa dei lavoratori (dopo aver già deciso di firmare sopra la loro testa l’accordo col Governo) su cosa mobilitarsi a settembre, a dare ora la parola ai lavoratori, e poi, sulla base del risultato di questa consultazione vincolante, decidere il che fare.
A meno che anche la Cgil non voglia il referendum, il che spiegherebbe perchè, invece di parlare di referendum, e di impegnarsi perchè si tenga veramente, la segreteria Cgil ci fa solo sapere su cosa, secondo lei, noi saremo chiamati a mobilitaci a settembre, dando per scontato quindi che tutti i lavoratori, entusiasti per l’accordo sulle pensioni, siano preoccupati solo per i contratti a termine e gli straordinari.
Una piccola nota a margine rivolta ai compagni di Lavoro e Società.
Abbiamo apprezzato il voto contrario dell’area programmatica al direttivo nazionale, ma ora si tratta di organizzare la mobilitazione per conquistare il diritto al referendum. Per questo non capiamo come si possa spiegare la scelta di Lavoro e Società nelle riunioni dei direttivi regionali e camerali di condividere la posizione di chi propone di non votare.
Certo non si tratta di puntare ad ottenere un voto di maggioranza (minoranze si è e si rimane, almeno fino al prossimo congresso, se ci saranno ancora aree programmatiche degne di questo nome) ma almeno di rendere evidente anche a livello locale che con la firma di quell’accordo si è aperta in Cgil una discussione politica che ha, ora, come discriminante, il referendum e la lotta per conquistarlo veramente.
Non ci preoccuperemmo ancora poi così tanto se non ci fosse stata anche l’intervista alla compagna Paola Agnello Modica sul manifesto la quale, interpellata dal giornalista sulla lettera di Epifani afferma che .....
" .... è una lettera «seria», nel senso che avrà delle «conseguenze. Nella lettera Epifani non si presenta al governo con il cappello in mano, non chiede a Prodi il permesso di non firmare alcune parti del protocollo. Pone un problema, esprimere la contrarietà su due punti capitali del più grande sindacato italiano. E’ un atto formale e proprio per questo è un gesto di sostanza politica». Depotenziato, obietta il giornalista, dal fatto che comunque il sì della Cgil resta tale a prescindere da quel che risponderà Prodi. L’essenziale sarà la risposta della Cgil, replica Agnello Modica che considera la lettera «un primo passo concreto delle iniziative contro la precarietà che la Cgil metterà in campo a partire da settembre».
Paola Agnello Modica sembra essersi già dimenticata di tutto il capitolo previdenziale di quell’accordo disastroso, su cui aveva votato contro appena due giorni prima (se ne è già dimenticata ??), e sottolinea il suo entusiasmo per la lettera di Epifani a Prodi, sopratutto perchè chiama a raccolta sui due punti capitali dell’iniziativa Cgil, quelli legati alla precarietà (e le pensioni ?) ed a quelli solo si riferisce quando parla anche lei delle prossime mobilitazioni di settembre.
Anche la Paola Agnello Modica fa lo stesso errore di Epifani. Già parla come se quello da fare a settembre sia già stato tutto deciso (da chi ?? dagli stessi che hanno firmato l’accordo ??). Dimentica che prima ci deve essere il referendum (su tutto l’accordo) e che solo alla luce di ciò si potrà decidere che fare a settembre.
Infatti non c’è solo il contratto a termine e gli straordinari, ma c’è tutto il capitolo dell’abrogazione della legge 30 e l’abrogazione dello scalone Maroni senza scalini e quote di sorta (che il documento votato da tutta la sinistra sindacale Cgil al direttivo Nazionale Cgil ribadiva come obiettivi prioritari). E’ ben diverso da quello che oggi si limita a dire ed a proporre Epifani, anzi, è il contrario.
30 luglio 2007
Coordinamento RSU
http://www.coordinamentorsu.it/doc/altri2007/2007_0730_rsu.htm
Messaggi
1. CGIL: La confusione impera ...., 31 luglio 2007, 18:57
31.07.2007
QUESTO ACCORDO SULLE PENSIONI E MERCATO DEL LAVORO E’ DANNOSO PER I LAVORATORI E NON DEVE PASSARE!!
CHIEDIAMO IL REFERENDUM SULL’ACCORDO
E VOTIAMO NO
SCALONE: l’accordo accetta totalmente l’innalzamento dell’età pensionabile previsto dalla legge Maroni. Nel 2013 si potrà andare in pensione solo con 61 anni di età e 36 di contributi, oppure con 62 anni di età e 35 di contributi. Questo peggiora la legge Maroni che prevedeva l’arrivo a 62 anni nel 2014, ma non automaticamente. Nel 2008 si andrà in pensione con 58 anni di età e 35 di contributi, da luglio 2009 con 59 anni di età e 36 di contributi, da gennaio 2011 con 60 anni di età e 36 di contributi. NELLA SOSTANZA IL LIEVE MIGLIORAMENTO RISPETTO ALLO SCALONE MARONI PER CHI E’ PIU’ VICINO ALLA PENSIONE OGGI E’ PAGATO DA CHI ANDRA’ IN PENSIONE DOMANI. DAL 2013 L’ETA’ EFFETTIVA MINIMA DEL PENSIONAMENTO E’ 61-62 ANNI: CIOE’ OLTRE L’ATTUALE PENSIONE DI VECCHIAIA DELLE DONNE CHE SARA’ PERTANTO SICURAMENTE MESSA IN DISCUSSIONE.
LAVORI USURANTI: il Governo stabilisce un lungo elenco di lavori usuranti che allarga i precedenti decreti. MA: prima di tutto i soldi sono contingentati e devono garantire l’uscita dal lavoro di SOLO 5000 persone all’anno, per cui vi saranno le graduatorie tra gli aventi diritto. In secondo luogo gli aventi diritto avranno un’esenzione di 3 anni rispetto al progressivo aumento dell’età pensionabile per cui dal 1 gennaio 2011 dovranno avere almeno 57 anni di età e 36 di contributi e dal 2013 58 anni di età e 36 di contributi: ANCHE PER QUEI POCHI LAVORATRICI E LAVORATORI A CUI VERRA’ RICONOSCIUTA L’ESENZIONE DAGLI SCALINI ALLA FINE VIENE ALZATA L’ETA’ PENSIONABILE.
COEFFICIENTI DI CALCOLO DELLE PENSIONI FUTURE: viene istituita una commissione che entro il 31 dicembre 2008 dovrà proporre modifiche al regime pensionistico contributivo. MA: dal 1 gennaio 2010 scatta comunque la nuova tabella sui coefficienti che prevede un taglio del 6-8% delle pensioni. La commissione decide come distribuire tra i lavoratori questi tagli, ma non se farli. Dal 2013 scatta la revisione automatica dei coefficienti che avverrà ogni 3 anni (anziché ogni 10), con decreto del Governo: E’ UNA SCALA MOBILE AL ROVESCIO SULLE PENSIONI. Infine la promessa, e non l’impegno, di garantire il 60% della retribuzione per chi fa lavori precari e discontinui, significa in concreto garantire pensioni di 400 o 500 euro mensili ai precari. Poco più dell’attuale pensione sociale minima.
FINESTRE PER CHI MATURA 40 ANNI DI CONTRIBUTI: chi matura 40 anni di contributi potrà andare in pensione con 4 finestre, anziché con le 2 previste dalla riforma Maroni, se a pagare saranno coloro che andranno con la pensione di vecchiaia. Chi va in pensione di vecchiaia (le donne per ora a 60 anni e gli uomini per ora a 65) d’ora in poi dovrà aspettare le finestre e si vedrà così aumentata di fatto l’età pensionabile. L’inserimento delle finestre nella pensione di vecchiaia servirà anche a pagare la salvaguardia della pensione per 5000 lavoratori posti in mobilità: LO SCANDALO E’ CHE LE LAVORATRICI ED I LAVORATORI PIU’ POVERI PAGANO LA TUTELA DEI DIRITTI DI ALTRI LAVORATORI E LAVORATRICI.
LA RIFORMA A COSTO ZERO, AUMENTANO I CONTRIBUTI: il Governo calcola in 10 miliardi di euro dal 2008 al 2017, i costi della revisione dello scalone e del fondo per i lavori usuranti. Tutti questi costi, ammesso che siano reali, sono integralmente pagati dai lavoratori con: l’aumento delle aliquote contributive per i parasubordinati e con la cosiddetta revisione degli enti previdenziali che però è GARANTITA DALL’AUMENTO DI QUASI 1 PUNTO (0,09%) DEI CONTRIBUTI SULLA BUSTA PAGA. Questo aumento si aggiunge a quello precedente di 3 punti (0,3%), che non è servito minimamente a pagare il miglioramento delle pensioni ma invece ha fatto cassa per il bilancio dello Stato. I lavoratori parasubordinati continuano a vedersi aumentati i contributi senza avere reali contropartite né nella busta paga né nei diritti. La legge 30 continua a restare in vigore.
CON QUESTO ACCORDO SONO ACCETTATI TUTTI I TAGLI ALLA SPESA SOCIALE, ALLE PENSIONI E AI DIRITTI DECISI DAL GOVERNO BERLUSCONI.
CON QUESTO ACCORDO PASSA IL PRINCIPIO INIQUO PER CUI SE UN LAVORATORE VUOLE CONSERVARE QUALCHE DIRITTO, UN ATRO LO DEVE PERDERE, PERCHE’ PER IL GOVERNO OGNI INTERVENTO SULLE PENSIONI E LO STATO SOCIALE DEVE ESSERE A COSTO ZERO, CIOE’ PAGATO DALLE LAVORATRICI E DAI LAVORATORI.
CON QUESTO ACCORDO SI INDEBOLISCE ANCORA DI PIU’ IL SISTEMA PENSIONISTICO PUBBLICO. L’ETA’ PENSIONABILE EFFETTIVA VIENE ELEVATA A 62 ANNI PER GLI UOMINI E LE DONNE CON DANNI ENORMI PER LA SALUTE E LA SICUREZZA DEL LAVORO E PER L’OCCUPPAZIONE. CON QUESTO ACCORDO LE FUTURE PENSIONI SARANNO CALCOLATE SECONDO INDICI FINANZIARI E PERCIO’ SEMPRE PIU’ BASSE.
E’ NECESSARIO DIRE DI NO A QUESTO ACCORDO PER RIAPRIRE LA VERTENZA CON IL GOVERNO PER OTTENERE L’ABOLIZIONE DELLA CONTRORIFORMA MARONI PER DIFENDERE I DIRITTI DEI GIOVANI COME QUELLE DEGLI ANZIANI
NONOSTANTE LE PROMESSE IN CAMPAGNA ELETTORALE SI CONFERMA LA LEGGE 30 E IL LAVORO PRECARIO.
SI PREGIUDICA L’ INGRESSO AL LAVORO DEI PIU’ GIOVANI CON L’ ALLUNGAMENTO DELL’ ETA’ PENSIONABILE E L’ INCENTIVAZIONE AGLI STRAORDINARI.
RSU FIOM PIAGGIO Pontedera