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CHENEY VUOLE LIBERTA’ DI TORTURARE

Publie le giovedì 3 novembre 2005 par Open-Publishing

Da una parte un senatore ex prigioniero di guerra che non vuol piu’ vedere, per mano di militari americani, torture come quelle da lui subite dai vietnamiti. Dall’altra un vicepresidente stratega della guerra al terrorismo, che teme di indebolire la Cia, i servizi segreti, rendendo troppo morbide le modalita’ degli interrogatori. Sul tema delle torture a Washington e’ scoppiata una nuova guerra sotterranea, quella di John McCain contro Dick Cheney.

Il cerchio dell’inchiesta Cia-Gate che sembra stringersi sempre piu’ intorno a Cheney, non pare limitare l’attivismo del vicepresidente. Nei giorni scorsi, nel massimo riserbo, ha messo a punto una bozza di proposta che mira a dare alla Cia liberta’ di manovra negli interrogatori anche nel caso diventassero operative nuove disposizioni, allo studio del Congresso, che vietano esplicitamente qualsiasi ricorso alla tortura. Ma McCain, il promotore di un emendamento anti torture che ha ottenuto 90 voti (su 100) in Senato, ha bocciato l’iniziativa quando se l’e’ vista proporre dallo stesso Cheney e dal direttore della Cia, Porter Goss.

Il braccio di ferro, svelato dal Washington Post, arriva in un momento segnato non solo dalle molteplici difficolta’ politiche e giudiziarie della Casa Bianca, ma anche dalle rivelazioni che almeno 21 detenuti sarebbero stati uccisi mentre si trovavano nelle mani degli americani in Iraq o in Afghanistan. La cifra e’ stata resa nota dall’Aclu, la principale organizzazione per i diritti civili negli Usa, che ha esaminato i fascicoli di 44 detenuti morti: secondo Aclu, tra questi almeno 21 presentano le caratteristiche di veri e propri omicidi, attuati con strangolamenti o pestaggi durante gli interrogatori.Una quindicina di militari americani sono sotto inchiesta da parte del Pentagono per accuse legate a torture negli interrogatori.

McCain e’ riuscito a far passare in Senato un emendamento alla legge sul bilancio del Pentagono che prevede il totale divieto per gli Usa di utilizzare, in qualsiasi parte del mondo, metodi di interrogatorio disumani. Per il senatore repubblicano dell’Arizona, un possibile candidato alla Casa Bianca nel 2008, l’iniziativa ha connotazioni personali, per i 5 anni e mezzo da lui trascorsi come prigioniero in Vietnam.

McCain ha ottenuto l’appoggio non solo della stragrande maggioranza del Senato, ma anche di una serie di personalita’ esterne, come l’ex segretario di Stato Colin Powell. L’emendamento deve ora fare i conti con una trattativa tra senatori e deputati. La Camera ha infatti varato una versione della legge di bilancio che non prevede l’emendamento e nei prossimi giorni sono previsti incontri in Congresso per trovare una soluzione di compromesso.

Cheney, secondo il Washington Post, si e’ inserito nella trattativa proponendo a McCain una bozza in base alla quale il divieto di ricorrere a trattamenti disumani non deve considerarsi da applicare alle operazioni di antiterrorismo condotte all’estero o a operazioni di ’’elementi del governo degli Stati Uniti" diversi dalle forze militari.Tradotto significa in pratica un lasciapassare per la Cia e le altre realta’ dell’intelligence nel continuare a utilizzare metodi duri negli interrogatori, quando in ballo ci siano motivi di sicurezza nazionale legati a minacce di terrorismo.

Toccherebbe al presidente, in base alla proposta, definire quali operazioni siano da ritenere tali da garantire l’immunita’ agli agenti segreti. Ma secondo fonti dell’amministrazione e del Congresso che hanno parlato in forma anonima con il Washington Post, la definizione sarebbe nebulosa e si presterebbe a varie interpretazioni.

Fonte Ansa da Washington