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CIAO SANDRO, L’ULTIMO SALUTO IN CAMPIDOGLIO
Allegro, informale, impegnato, commosso l’ultimo addio a un grande giornalista, ad un appassionato comunista di Anna Maria Bruni Gremita da non poterci entrare la sala della Protomoteca in Campidoglio, dove Sandro Curzi ha ricevuto l’ultimo saluto questa mattina. Compagni e colleghi del Pci di allora, come Beppe Chiarante e Aldo Tortorella, e di Rifondazione ora, dal segretario Paolo Ferrero a Fausto Bertinotti e tanti altri, e tanti del vecchio “Paese Sera” dell’ “Unità” di “Liberazione”, del Tg3, lo stato maggiore della Rai, e per le istituzioni il sindaco Alemanno, il presidente della Camera Fini, il sottosegretario Letta e tanti altri. L’elenco dei nomi basterebbe a fare il resoconto di un omaggio che ha raccolto lo slancio di volerci essere, ovunque Sandro Curzi abbia incrociato la sua strada politica e professionale, che era impossibile entrare tutti tanto che persino le sale laterali si sono riempite.
Un bel saluto è stato quello di questa mattina, che ha cercato di essere all’altezza di una bella vita, come ha titolato “Liberazione”, e così come è emersa da tutti i messaggi e i saluti arrivati al giornale e a rifondazione.it. Una vita che ha saputo coniugare libertà e rigore, passione e impegno, capacità di divertirsi e litigare con la stessa serietà ma senza mai tirarla per le lunghe. I compagni di strada che lo hanno conosciuto e che questa mattina lo hanno salutato, gli hanno reso onore nello stesso modo. Fausto Bertinotti, Citto Maselli, Walter Veltroni, Claudio Petruccioli, e lo stesso Pietro Ingrao che ha inviato un messaggio letto dalla figlia Candida, hanno messo insieme tutti questi profili.
Il comunista, così come lo ha tracciato Bertinotti, così chiaramente identificato in quel “tutto il bene era dentro di noi, tutto il male era davanti a noi” pronunciato da Curzi ragazzo partigiano abbracciando l’impegno della resistenza di fronte al fascismo, che lo stesso Veltroni, tracciandone il profilo più leggero e allegro dell’inquietudine ha ripreso ricordandolo con quel “chi cerca una cosa per tutta la vita e non la trova, è perché ce l’ha dentro di sé”. E dentro di sé doveva avere questo canto Sandro Curzi, ricordato da Citto Maselli con l’invidia degli anni giovanili, quando nelle sedi del Pci si suonavano i dischi di jazz a 78 giri per conquistare le ragazze, e di Sandro Citto dice “non ho mai capito cosa avesse più di me, è un mistero come facesse a fare così facilmente colpo sulle ragazze, una cosa dove io non sono mai riuscito…”. Quegli anni duri, impegnati, travolgenti, rivissuti con l’intatta passione di chi è riuscito anche a trovare il modo, con poco, divertirsi.
Maselli così lo descrive, salutandolo col pugno chiuso e gli occhi umidi. Accanto a questo il profilo professionale del giornalista, di un grande giornalista, perché davvero libero perché autenticamente apertamente schierato, come tutti i lavoratori hanno ricordato nei loro messaggi e così come lo ha ricordato Veltroni, e poi Bertinotti nella grande stagione del suo Tg3, ripreso poi da Petruccioli nel suo discorso. Ma ancora Pietro Ingrao, nel suo messaggio, ha ricordato l’indomito partigiano che rimase di pietra con le lacrime agli occhi di fronte alla strage delle Fosse Ardeatine. Persino Fini si commuove, come sempre accade, di fronte a un uomo. Roma, 24 novembre 2008