Home > CICCIBELLI

CICCIBELLI

Publie le mercoledì 22 novembre 2006 par Open-Publishing

Bisogna guardarla ogni tanto la tivù. E’ un must, un moderno imperativo categorico. Soprattutto i suoi teatrini politici, quei programmi dove i nuovi Vicerè fanno passerella voyeristica. Certo per resistere ai Vespa e Costanzo devi avere stomaco da piduista o ventri obesi e mani sudate che ti fanno tutt’uno con quella reincarnazione del “cinghialone” che è Ferrara figlio (1). Lì siamo al peggio ma da quel punto in giù se dal desco son passate parecchie orette forse - e ribadiamo forse - non si fugge immediatamente a recere e si continua catodicizzarsi. ”Ballarò”, nata per dar vetrina al politico, è una di queste trasmissioni e ti fa andare a colpo sicuro. L’ultimo duetto - apparso prima di stacco, carrellata, titoli di coda e alè - era in chiave piaciona, col sipario bipartizan fra i narcisi rampanti Franceschiello Rutelli in Palombelli e Giannino Alemanno in Rauti.

Che dicevano i bellimbusti? Chiacchieravano di aziendalismo pubblico e privato e sorridevano. Ipocriti e irritanti. Ed erano d’accordo: più privato meno Stato, un po’ come la Lega. Poi a un servizio che “svelava” come sui litorali concessi a due vecchie lire di ieri, oggi un euro, a famelici imprenditori beatamente speculatori da mille per cento di guadagno - compresa la camerata sexy Santanché che fa leggi in Parlamento e affari in spiaggia con Briatore - cosa trova di meglio da dire Rutelli? Che quell’informazione giornalistica è demagogica, che va salvaguardata l’iniziativa privata alla faccia del bagnante che lungo gli ottomila chilometri di costa è costretto a pagar gabelle per conquistarsi il posto al sole. Liberalizzare è la parola magica del politico nostrano del Terzo Millennio che fa la rima con privatizzare. E incamerare e incameratizzare, visto che nel programma dell’Unione ci sono dieci pagine su mercato libero e privato simili-simili a quelle divulgate dalla “Libera Casa del faccio come cazzo mi pare”.

Con quanto fervido fervore l’ex sindaco della capitale proclama e invoca la liberalizzazione dei servizi per renderli, dice, efficienti e, non dice, lucrosi per le società di gestione. Società in cui spesso ci sono propri prestanome e famili (Berlusconi docet ma i berluscones italioti sono tanti e trasversali). A Cicciobello Rutelli è già accaduto, gli tanarono donna Barbara socio nell’azienda dei Parcometri, quando con lui sindaco la “fascia blu” tracimava dal centro storico al semicentro fin quasi alla periferia cittadina con copiose entrate per le casse comunali e della Parking-society.
Tu pensi d’aver votato altro dalla destra tatcheriana in tricolore ma càndidi i tuoi candidati t’infilano candìti e ciliegine di smentita sulla presunta diversità della vita che il governo di centrosinistra ti regala. “La penso esattamente come Rutelli” dichiara gongolante Giannino Alemanno in Rauti. Abbraccio finale, applauso. “Poteva finire peggio?” “No” direbbe Cipputi.

(1) Al secolo Giuliano così ricordato a caratteri cubitali da mano popolare su un muro del Testaccio: “Ferrara se fossi magro per quanto sei stronzo saresti Twiggy”

Spartacus, 22 novembre 2006