Home > COME VOLEVASI DIMOSTRARE
di Lidia Menapace
Come volevasi dimostrare: Berlusconi - dopo cinque anni di governo
incontrastato per maggioranza ampia quanto mai successe nella storia
repubblicana, con tutte le televisioni che voleva, una stampa non
particolarmente eroica e indipendente, una condotta del tutto spregiudicata
della campagna elettorale e un calcolo molto attento dell’intrico dei tempi
del cosidetto "ingorgo istituzionale" - non vince e si dimostra incapace di
governare l’Italia; pero’ nel contempo e’ in grado di rendere quasi
impossibile a chicchessia di farlo al suo posto. Lo stallo politico e’
grande.
A questo punto se il centrosinistra non sa ritrarsi dalle sue meschine
logiche di concorrenza interna e di manuale Cencelli, allora l’Italia e’
davvero un paese sull’orlo della crisi di nervi. Sto per dire che
addirittura, per dimostrare indifferenza agli equilibrismi, non mi
spiacerebbe che - a parte Prodi, indicato dall’elettorato stesso come laeder
della coalizione che ha vinto - tutti gli altri fossero sorteggiati, dato
che la sorte per pure ragioni statistiche forse tirerebbe su anche qualche
nome di donna, mentre per intanto non se ne vede o sente nemmeno mezzo,
vergogna!
Non so che cosa dobbiamo ancora fare: mi aspetto che sara’ fatto appello al
nostro ben noto senso di responsabilita’, al nostro non meno noto spirito di
servizio, alla nostra eterna capacita’ di sopportazione di mariti figli
suocere nuore e cognate, sicche’ persino i nostri colleghi parlamentari
dovrebbero essere da noi sopportabili.
Cominciamo a dire che non e’ cosi’ e che in ogni modo non rinuncero’ a far
presente per iscritto e a divulgare le richieste che intendo avanzare, dopo
averle confrontate con le colleghe e compagne elette.
Ne ho accennato in alcuni primi dibattiti di bilancio elettorale e politico
e trovo approvazioni. Una elezione cosi’ risicata ha bisogno del consenso
attivo, attivato, richiesto, organizzato, canalizzato con apposite forme di
espressione, degli elettori e delle elettrici, non certo di una corte di
uomini ben troppo visti e venuti a noia al mondo intero, che si parlano
addosso: serve intanto una buona analisi del voto per sapere quali
sommovimenti sono avvenuti.
Ad esempio le donne erano fino alle ultime elezioni le piu’ astensioniste,
forse rispondono poco agli exit poll, forse il campione scelto era poco
equilibrato dal punto di vista del genere; causa dell’astensione era
considerata una politica astratta e litigiosa e virtuale che non ci
interessa molto mentre siamo alle prese con problemi concreti pesanti e
urgenti: e’ successo qualcosa? l’aumento dei voti viene dalle donne, e da
quali? si e’ spostata a destra una parte considerevole dell’elettorato
femminile, per paura del peggio? per paura dei "comunisti"? e in cio’ ha
pesato la pressione della chiesa?
Si e’ anche palesata una corrente di donne che si sposta coscientemente
dall’astensione a sinistra anche sulla base di candidature femminili
significative. Se e’ cosi’, che cosa si pensa di fare per intercettare
questa corrente e favorire la sua capacita’ di discorso verso le altre
donne? Femministe, donne delle associazioni, del movimento, soprattutto del
sindacato, dopo "Usciamo dal silenzio" si sono decise a votare il
centrosinistra e si sono dette molto interessate a stabilire una relazione
politica autonoma e libera, ma stretta, con le elette, per rimanere attive e
costruire (e’ la prima volta che succede) una relazione tra movimento e
donne che stanno anche nelle istituzioni.
Il centrosinistra finora non ha nemmeno trovato il tempo per ringraziare
elettori ed elettrici per il risultato, ottenuto spesso piu’ per decisione
degli stessi che per abilita’ nostra. Stanno ad aspettare improbabili e del
resto inutili telegrammi tra loro (per una volta ha persino ragione
Berlusconi che dice essere quella un’abitudine americana che non si e’ mai
vista da noi: e’ vero, non ricordo Togliatti e De Gasperi che si mandano
telegrammi di reciproco riconoscimento). Ma un minuto per dire grazie non lo
trovano?
C’e’ una espressione nel mio dialetto nativo che e’ "scoeur", scuore,
scoramento, caduta del coraggio, sentimento di delusione e perdita di voglia
di fare: a me non capita, perche’ sono una testa durissima, ma non mi
meraviglierei che ad altre/i invece venisse lo "scuore".