Home > COMPATTIAMO IL FRONTE PER IL CONTRATTACCO.
Tira aria di tempesta, la situazione è…eccellente! L’attacco del Governo Berlusconi, in veste di prestanome di Confindustria, non sta risparmiando davvero nessuno, eccezion fatta per padroni e banchieri.
Il consenso “miracoloso” enunciato dai sondaggi, sulla cui attendibilità, è doveroso mantenere non poche riserve, si sta sgretolando come castelli di sabbia in piena bufera.
Con lo spettro della crisi economica che si aggrava, sia per intensità che per prospettiva di durata, la caccia all’immigrato clandestino, non è più una risposta sufficiente a rendere “popolare” l’Esecutivo in carica. La campagna sicurezza-extracomunitari traspare sempre più per quel che è: una strategia con cui il governo borghese cerca di disgregare tra loro i lavoratori, creando ad hoc, subdolamente, un colpevole verso cui riversare la rabbia e le frustrazioni conseguenti alla crisi economica in atto, che l’Esecutivo non è in grado di poter gestire senza peggiorare le condizioni dei lavoratori.
La sicurezza dei cittadini in realtà non interessa affatto al Governo, anche perché sarebbe da sprovveduti non mettere in preventivo, che la campagna “mediatica” contro i migranti che si sottopone quotidianamente in dosi massicce alla popolazione, ha effetto lancinante sullo spirito di civile convivenza tra italiani e migranti, ed è “altamente improbabile” che il clima di tensione e di reciproca insofferenza che si genera di conseguenza, sia funzionale all’incremento della sicurezza nel nostro Stato. L’omicidio di Abba lo dimostra palesemente.
Che l’incolumità dei cittadini non sia un’esigenza pregnante per questo Esecutivo, lo dimostra inoltre il fatto che, in materia di sicurezza sul lavoro, nonostante la media di 4 morti “bianche”ogni giorno, il Ministro Sacconi ha inequivocabilmente parlato di “dereguletion” di tutti i “lacci e laccioli” che vincolano il mercato del lavoro, esplicitando che tra questi, è compreso anche il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, che prevede sanzioni “sproporzionate” per le imprese inadempienti alle norme di sicurezza. Forse, dati alla mano, per la reale tutela dei cittadini, le ronde sarebbe più opportuno farle nelle fabbriche e nei cantieri anziché nelle vie cittadine.
Del resto, che speranze si possono nutrire se al Governo, ma aggiungerei senza alcun timore di smentite, nell’INTERO Parlamento, siedono forze politiche del tutto asservite a Confindustria, che con la complicità di Cisl e Uil (momentaneamente CGIL, folgorata sulla via di Damasco con l’acuirsi della ribellione, ha fatto un passo indietro) sta predisponendo una riforma della contrattazione nazionale che grida la resa definitiva dei lavoratori e il totale subordine di qualsiasi rivendicazione degli stessi alle condizioni imposte unilateralmente dall’impresa?
La vertenza Alitalia è una sorta di “sperimentazione” di tale sistema di relazioni industriali, che l’Esecutivo e Confindustria vorrebbero assunto a modello e applicato all’intero mondo del lavoro. Nel caso della ex Compagnia di Bandiera, sono chiari gli interessi che il Governo intende tutelare, e la strategia mediatica per ottenere il sostegno del consenso popolare: si è esordito scompattando i lavoratori, ponendo gli uni contro gli altri, scongiurando qualsiasi tipo di solidarietà di classe, interna ed esterna all’azienda: i piloti sono privilegiati “lavorano poco e guadagnano troppo”;
si è proseguito poi, con il patriottico mormorio del Piave, …non passa lo straniero…., a salvaguardia dell’”italianità dell’azienda”, e soprattutto (ma è bene in questo caso non evidenziarlo troppo palesemente) nell’ interesse dei 16 “patrioti coraggiosi” che pressoché a gratis, vogliono rilevare l’azienda al netto del “prestito ponte” e dei debiti dirottati interamente a carico dell’intera collettività, pretendendo inoltre di avere piena discrezionalità sui criteri da adottare nella scelta del personale da riassumere o in caso contrario, da condannare alla disoccupazione in quanto “esubero”. Senza il minimo ritegno, gli imprenditori “esuberanti” (senza attribuire a tale termine il senso figurato di persona brillante) affermano (sottolineo…affermano, e non propongono) che non saranno riassunti genitori affidatari unici di minori, non saranno riassunti lavoratori invalidi in possesso dei requisiti di legge 104 e non saranno riassunti lavoratori con figli o familiari invalidi a carico.
Questa è l’etica e la morale della eroica“cordata italiana” sacrificatasi per la salvezza della Compagnia di Bandiera. Questo il vero volto dei “capitani coraggiosi”: avidi speculatori senza scrupoli, arroganti e discriminatori nei confronti dei più deboli.
C’era da alzarsi in piedi, levarsi il cappello ed esplodere in una standing ovation commovente nel vedere i lavoratori “ingrati” delle sigle sindacali non firmatarie dell’accordo-bidone, appena fuori dal Palazzo dove era in corso la riunione per la decisione definitiva del CAI, trattare il Gotha del capitalismo nostrano come dei predatori farabutti, scandendo ad alta voce in massa “meglio falliti che in mano a dei banditi”, per poi esplodere di gioia all’annuncio ufficiale della rinuncia della CAI a rilevare Alitalia. In quello slogan e in quell’esultanza era intrisa la dignità di chi, seppur sottoposto al ricatto meschino del licenziamento, non accetta la resa prona nei confronti di chi vuole imporre unilateralmente le proprie condizioni a carico dei lavoratori e dell’intera collettività.
Così come intriso dell’identico significato di fondo, è lo slogan degli studenti: “Non pagheremo noi la vostra crisi!".
La popolazione sta prendendo progressivamente consapevolezza che il capitalismo ha un’unica linea guida: privatizzare i profitti e socializzare le perdite. Ogni provvedimento della politica borghese deve tendere, direttamente o indirettamente, in quella direzione. Senza eccezioni o alternative.
La riforma Gelmini è semplicemente un minuscolo tassello di una politica più globale attuata, ormai da anni, da tutti i Governi, centrodestra o centrosinistra indistintamente. Basta citare ad esempio, il Decreto Lanzillotta del governo Prodi, con cui si è disposta la privatizzazione della gestione dell’acqua (e non solo): si basa sulle medesime logiche che portano a sostegno i fautori del decreto Gelmini. Ne più ne meno.
Una politica che taglia salari e pensioni, taglia ulteriormente i servizi pubblici (ovvero il cosiddetto "salario indiretto") mediante esternalizzazioni e privatizzazioni, attacca il pubblico impiego (limiti al turn over insostenibili, tagli agli organici, decurtazioni salariali, precariato, attacco ai diritti ecc.), mentre contemporaneamente aumentano le voci di spesa pubblica a favore del capitale (con finanziamenti per spese militari, sovvenzioni e contributi alle imprese, salvataggi alle banche...);
in sostanza, si vuole scaricare, per l’ennesima volta, il peso della crisi sulle spalle di lavoratori, disoccupati, pensionati, precari e studenti.
Non ci sono soldi per l’Università e per dare un minimo di sollievo ai lavoratori e ai pensionati sull’emergenza salariale, ma ci sono le valanghe di miliardi per salvare i banchieri. Ed è proprio nella gestione della crisi delle banche che si manifesta esplicitamente tutta la brutalità di questo sistema economico: ad una collettività costituita in buona parte da “incravattati” dai mutui e dalle speculazioni finanziarie, viene imposto persino il carico del risanamento dei propri “cravattari”. E’ un paradosso? No. E’ il capitalismo!
Insolentemente, lo Stato che per anni si è voluto arbitro "neutrale" dell’economia, getta la maschera scendendo in campo apertamente e scopre il suo viso borghese: salva gli speculatori, con l’appoggio bipartisan del centrosinistra, ma dice che le casse sono prive di fondi da destinare al sociale e ai ceti meno abbienti.
A lavoratori e studenti mediante un “avviso ai naviganti” promette un trattamento privilegiato a base di brutali manganellate della Polizia, oops…forze dell’ordine (non è il caso di mistificare faziosamente le parole del Premier) in caso di protesta, magari analogamente al G8 di Genova (dove i processi sui massacri di Bolzaneto e dell’istituto Diaz, giunti a conclusione recentemente, hanno sentenziato la sostanziale impunità dei “macellai in divisa”), oppure applicando rigorosamente il collaudato metodo Kossiga (omicidi di Giorgiana Masi e Francesco Lorusso docet). Chiunque si lamenti è un “facinoroso” strumentalizzato e organizzato dalla sinistra estrema e dai violenti centri sociali!
Nonostante il tentativo da parte del Governo, di innesco della strategia della tensione e di criminalizzazione aprioristica del dissenso, le manifestazioni e le mobilitazioni delle ultime settimane dimostrano che la massa critica popolare è cresciuta notevolmente, e la disponibilità alla lotta, unica alternativa alla rassegnazione, incrementa esponenzialmente giorno dopo giorno.
Tuttavia occorre non compiere il solito errore madornale commesso sistematicamente in passato, ogni qualvolta tirava aria di rivolta sociale, facendosi incantare dal canto delle sirene che intendono cavalcare e canalizzare la protesta proponendo sbocchi istituzionali. A cominciare dalla proposta di Referendum sul Decreto Gelmini (ormai convertito in legge) portata avanti da PD e Italia dei Valori e appoggiata dall’ex Sinistra Arcobaleno. Strumento che otterrebbe l’unico risultato di smorzare il conflitto che si sta sviluppando nella società. Esito che dovrebbe essere considerato nefasto da chi è realmente contro questo Governo, anche semplicemente in considerazione del fatto che nel 1994, l’enorme mobilitazione popolare contro la riforma delle pensioni, ebbe un ruolo determinante nella caduta dell’Esecutivo guidato dall’attuale Primo Ministro. Non si capisce inoltre, che utilità possa scaturire da un referendum sulla riforma della scuola, seppur vincente, ma “spogliato” del nocciolo della questione, ovvero i temi aventi ripercussioni in tema di Bilancio (la Consulta li giudicherebbe inammissibili, nel rispetto della legge che regolamenta l’istituto referendario).
Occorre invece far convergere le tante vertenze in atto: studenti, lavoratori pubblici e privati, pensionati e migranti. L’attacco che sferra il capitalismo durante la “sua” crisi, non risparmia nessuna di queste categorie. La risposta deve essere il più possibile compatta, coinvolgendo anche i tanti Movimenti contro le cosiddette “grandi opere” e per la difesa dei territori, No Tav e No Dal Molin in primis.
E’ importante non farsi illusioni riversando speranze nella sedicente opposizione parlamentare, basata più su questioni di metodo che di effettivo contenuto, risvegliatasi improvvisamente dal lungo e profondo letargo, a partire dal grande successo dello sciopero e della Manifestazione romana dei sindacati di base RDB CUB, COBAS e SDL Intercategoriale, che ha portato in piazza 500.000 persone e che ha dato il via all’esplosione della protesta.
E’ necessario continuare la pratica del conflitto politico/sociale, con l’assoluta convinzione che non esiste alternativa più efficace, alla conduzione delle lotte in prima persona da parte di studenti e lavoratori in maniera unitaria, senza riversare alcuna aspettativa nella “bontà” del politico di turno, ma lavorando per il costante incremento della mobilitazione, fino a renderla generalizzata e di massa. Senza paura dei manganelli e della repressione delle forze dell’ordine. Uniti si vince.
Non c’è nulla da inventare, si tratta semplicemente di ripercorrere quanto successo, ad esempio, in Francia nei primi mesi del 2006, quando l’enorme opposizione sociale unitaria di studenti e lavoratori, costrinse il governo Chirac-Villepin-Sarkozi a far marcia indietro sul decreto CPE (contratto di primo impiego).
Smascheriamo le burocrazie di falsi alleati, (intente a “mettere il cappello” per interessi meramente propri, sulle generose lotte degli studenti e dei lavoratori), rigettando categoricamente tutte le proposte finalizzate a smorzare la crescita dell’opposizione sociale fino a sedarla definitivamente.
Le premesse per organizzare un fronte coeso che sferri il contrattacco risolutivo contro le barbarie del capitalismo, questo sistema economico rappresentabile come un Robin Hood al contrario che ruba ai poveri per dare ai ricchi, non solo sono già mature, ma stanno persino incominciando a marcire…
Riccardo Di Palma, (Assemblea Lavoratori Autoconvocati)
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