Home > CPT Corelli: com stampa 10/05/2005
COMUNICATO STAMPA
Liberata la donna malata di AIDS rinchiusa nel CPT di Corelli. Un risultato importante ma non definitivo" Agnoletto ringrazia i media per aver amplificato l’appello del 5 maggio scorso e rilancia la mobilitazione contro la legge Bossi-Fini
Milano, 10 maggio 2005 - Ieri scadeva il 60° giorno di detenzione per una
donna peruviana malata di AIDS presso il CPT di via Corelli a Milano. La
sua espulsione verso il Paese d’origine avrebbe comportato una sicura
condanna a morte, considerato che in Perù non vi E’ alcuna possibilità di
accedere ai farmaci anti-HIV che invece qui sta assumendo regolarmente.
Grazie all’appello lanciato lo scorso 5 maggio da Vittorio Agnoletto e
dal ’Comitato di sostegno ai detenuti di via Corelli’, l’espulsione non E’
avvenuta e la donna E’ stata fatta uscire dal centro.
Per Agnoletto "la liberazione E’ una bella notizia e rappresenta una
vittoria di civiltà ottenuta anche grazie al supporto dei media milanesi e
nazionali che hanno sostenuto e amplificato l’appello a mettere il diritto
alla salute al primo posto". "Purtroppo" - prosegue Agnoletto - "la
scarcerazione avvenuta ieri non risolve definitivamente la vicenda. Infatti
all’uscita dal centro la donna ha ricevuto un foglio di via e quindi
l’espulsione, per ora evitata, resta un rischio nel prossimo futuro. Per
questo motivo, mentre continueremo la mobilitazione contro la legge
Bossi-Fini, faremo tutto il possibile affinché nessuno neghi a questa donna
la possibilità di rimanere in Italia per curare la sua malattia".
Per info e contatti:
Vittorio Agnoletto, europarlamentare GUE - Sinistra Unitaria Europea
COMUNICATO STAMPA
CPT DI MILANO: NUOVA RIVOLTA NEL LAGER DI VIA CORELLI
Nella tarda serata di ieri una cinquantina di detenuti e detenute immigrati
del CPT di Milano ha occupato per diverse ore i tetti delle camerate. Dopo
alcuni giorni di relativa calma, è ripresa dunque la protesta da parte dei
cittadini stranieri, che segna da ormai oltre un mese la vita interna del
lager di Via Corelli.
I detenuti e le detenute, oltre a ribadire la richiesta di libertà per
tutti, hanno chiesto di poter parlare con la stampa, al fine di esporre alla
cittadinanza di Milano la loro situazione. La Prefettura, tuttavia, ha
negato l’accesso alla stampa e, nello specifico, ad una giornalista di Radio
Popolare già presente sul posto, così come al Consigliere provinciale di
Milano, Piero Maestri. Alla fine, come previsto peraltro dalla legge, è
stato consentito l’ingresso unicamente al Consigliere Regionale di
Rifondazione, Luciano Muhlbauer.
“Attorno a mezzanotte, dopo il mio ingresso racconta Muhlbauer - i
detenuti hanno deciso di scendere dai tetti e con loro ho parlato per quasi
tre ore. Le denunce che hanno avanzato dipingono l’ormai consueto quadro
disumano di Via Corelli. Strutture spesso fatiscenti, assistenza medica
approssimativa con largo uso di farmaci sedativi e, soprattutto, l’assurdità
e l’insopportabilità di una legge che priva della libertà personale, fino a
60 giorni, persone che non hanno commesso alcun reato”.
“Casi - prosegue il consigliere - come quelli di A.S., padre di un bimbo di
5 anni nato in Italia che ora sta con la madre a Brescia, e che
ciononostante è rinchiuso nel Cpt in attesa di espulsione forzata. Oppure
quello di A.E.M., cittadino egiziano, che è in Italia da molti anni e che
possiede regolarmente una piccola attività economica, sottratto alla sua
vita di tutti giorni nonostante fosse in possesso della famosa “ricevuta”
che rilascia la questura in attesa del rinnovo del permesso. O ancora, un
cittadino albanese, con l’udienza di appello per la concessione dell’asilo
politico già fissata per il 7 luglio a Roma e, tuttavia, rinchiuso nel Cpt,
mentre moglie e figlio di 13 mesi sono ora abbandonati a se stessi, senza
più fonte di reddito”.
“Il teatro dell’assurdo, anzi dell’indecenza - conclude Muhlbauer -
potrebbe continuare a lungo e forse sarebbe un bene che la stampa tutta
iniziasse ad occuparsene con più insistenza, semplicemente raccogliendo le
storie di uomini e donne vittime di una vera e propria apartheid giuridica
che li considera esseri umani di serie B. Luoghi come il Cpt di Via Corelli
non dovrebbero esistere in una società democratica. Questa è la ragione
ultima perché le rivolte e le proteste si susseguono e si susseguiranno. E
questa è la ragione perché ancora una volta chiediamo la chiusura del lager
di Via Corelli”.
Milano, 10 maggio 2005




