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Se l’avevate dimenticato inseguendo la perversa via del dubbio, l’insostenibile leggerezza dell’essere, il fuorviante relativismo eccolo il Verbo del Padre Santo sul creato. Chi ci ha appunto creati? chiedeva il catechista con apposita diretta domanda cui seguiva la certissima e scontata risposta “Dio, essere perfettissimo, creatore e signore del cielo e della terra”. E questo col celestiale tono che gli appartiene è quanto ci ricorda il Tedesco Pastore dal pulpito maximo dal quale non può profferire null’altro che non sia sacra verità.
Del resto della sua scienza racconta il serioso aedo della Santa Sede Joaquìn Navarro-Vals: “Dalla sua precedente esperienza intellettuale e universitaria Ratzinger ha acquisito un’altra eredità: la cura minuziosa dei problemi, l’analisi dettagliata e molto accurata delle questioni, espressione di un carattere intensamente riflessivo. E’ sicuramente anche da questa fiducia nella ragione che proviene quell’ottimismo di fronte al pensare umano e ai suoi obiettivi, che è come una forma definitiva della sua personalità. Se si considera la sicura convinzione, espressa molte volte, a proposito della razionalità della fede, si potrebbe dire che egli sia un realista”. E ancora “Il suo stile letterario è esplicativo e interpretativo, tanto coerente e logico da essere, per ferma convinzione, sempre aperto al dialogo: fiducioso sia nella razionalità delle persone con cui si confronta, della loro capacità di trovare verità, sia dell’insopprimibile volontà che l’uomo ha di cercare onestamente il bene. In tal senso, si può dire che egli confidi pienamente nelle persone”.
Meraviglia dei panegirici. E allora l’ultimo dotto detto papale-papale attorno alla falsità delle teorie darwiniane risuona veritiero come le squille del Giudizio Universale. Del resto possono soavi esemplari di grand’uomini - mettiamo della politica italica che dedicano all’esistenza collettiva l’offerta generosa della propria vita - possono dicevamo gli Andreotti, i Cossiga, De Mita, Pomicino, Forlani e Casini, Mastella, Fini sì, Bossi e Berlusconi, e quegli angeli custodi del nostro esistere che si chiamano Prodi, D’Alema, Rutelli, Bertinotti derivare dagli scimmioni? No che non possunt. Giammai.
Certe teorie - peraltro ottocentesche e decrepite – sono indimostrabili, creano solo confusione, irridono disegni superiori, non spiegano, non riescono a farlo l’esistenza di Dio. E chi spiega l’esistenza divina? Beh, per quello dai primi dell’Anno Mille c’è un Dottore della Chiesa, Anselmo d’Aosta, e la sua immarcescibile prova ontologica. Ripassino para-teologico. L’ateo per negare l’esistenza di Dio, deve pur avere una nozione di Dio stesso perché non si può ammettere l’idea di Dio senza ammetterne l’esistenza. L’idea di Dio è quella di un ente di cui non è dato pensare ente maggiore, ente che non può esistere solo nella mente perché allora non sarebbe il massimo ente: maggiore sarebbe quello che si pensasse esistente non solo nella mente ma anche nella realtà. Dunque Dio deve necessariamente sussistere anche nella realtà.
Chiaro? Non ne siete convinti né coinvolti? Santo cielo… i soliti inguaribili infedeli.
Spartacus, 11 aprile 2007