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CRISI, scene di basso impero: l’inutile tentazione dell’ effetto Sansone

Publie le giovedì 16 ottobre 2008 par Open-Publishing

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Masada 804. Il dominio del sistema bancario

Non c’e’ piu’ limite al grottesco, l’inimmaginabile diventa tragica banalita’ da prima pagina, ma non e’ ancora finita. Il nichilismo degli sciamani liberisti si disvela e la ragnatela di metafore che ricopriva un dogma imposto come dottrina sociale e’ ora balbuzie e cacofonia.
Cadono fulminati persino alcuni rami di aristocrazie venali. Bancarotta per quelli che si atteggiavano a vedenti del futuro delle nazioni, maniacali dispensatori di immutabili ricette con valenza universale. Vedevano tutto, meno il loro fallimento epocale.

Sono nella polvere quelli che con una semplice A, aggiunta o tolta, alla classificazione della condotta economica delle nazioni, per un ventennio hanno deciso le sorti, di salute, livelli di ignoranza, quantita’ caloriche ingerite dalle genti, e se queste dovevano vivere in pace o no. Il loro tempo e’ scaduto, come l’inondazione di merci sempre piu’ deperebili, di cui hanno imposto il consumo con l’esca del credito senza limiti.

La catena di Sant’Antonio globale si e’ interrotta, perche’ l’azzardo ha scalato un Himalaya fatta di valori solo cartacei, magnetici e publicitari, dall’alto del quale guardavano con i telescopi verso l’economia verace creata dai comuni mortali. La gang neoliberista, ha potuto spacciare una mole di "prodotti finanziari" che moltiplicava per trenta il valore dei beni prodotti dal lavoro del resto degli umani (1).

L’epicentro dell’onda distruttiva e’ il mondo industrializzato, segnatamente gli Stati Uniti, che si erano autoincoronati con l’alloro di potenza piu’ potente da che esiste dominiddio. E’ una epidemia scaturita dalle viscere "occidentali", che contagia con devastante priorita’ proprio le latitudini della cellulite e dell’obesita’. Piu’ stretti e "carnali" sono i vincoli con l’economia finanziaria imperiale, piu’ severo e’ il castigo e le penalita’ che si riversano sui vassalli. Non si tratta di un qualsiasi "effetto tequila", "tango" o "samba". "Questa volta la colpa non e’ del comunismo" dice sornione il vecchio Gorbaciov.

Il 7 di settembre si ufficializza la debacle, falliscono i pezzi grossi e scricchiola la cupola di Wall Street. Diventa impossibile occultare la caduta della superstizione settecentesca del "mercato che si regola da se’". Il governo di Washington mette mano all’erario pubblico e decreta una partecipazione statale nelle banche che devono sopravvivere, costi quel che costi.

Non si tratta solo di una semplice disgrazia dell’economia, e’ un fallimento morale, di progettualita’ sociale e storica. Non regge piu’ il dogma che sceglie come centro di gravita’ il consumo e il debito esponenziale: la banca sull’impresa, la depredazione sull’operosita’, la speculazione sul lavoro.

Il discorso pubblico della menzogna, pero’, quello della complicita’ mediatica e della connivenza criminogena dei politici, insiste per un altro mese (e continuera’) a negare l’evidenza, con il puerile mantra della solidita’-invulnerabilita’-salute ed ineluttabilita’ del sistema bancario.

Il presidente brasiliano Lula, riferisce che nell’ultimo vertice del G7 cui era stato invitato, propose di discutere del collasso finanziario, ma i "sette grandi" preferirono parlare della crisi climatica, e alla fine decisero di non decidere nulla anche su quello.

Poi lo struzzo estrasse la testa dalla sabbia, e passo’ dalle "iniezioni" alle "trasfusioni", infine trasloco’ consistenti stock monetari dalle riserve nazionali ai forzieri dei bancarottieri. Nella terra dell’ortodossia liberista della signora Tatcher, si arriva a vere e proprie nazionalizzazioni delle banche.

Improvvisamente, tutti i paggi e i valletti del "meno Stato, piu’ mercato", si sbracciano con la teoria del male minore: senza banche non ci sarebbe il credito per quelli che producono, quindi ingoiare il rospo, prego!

Assegnare un premio agli stessi figuri che sono i responsabili del disastro, e’ come finanziare le cosche quando si vuol combattere la mafia. Perche’ non "iniettare" direttamente il sistema produttivo? O quello dei produttori per sostenere consumo e potere d’acquisto? Perche’ non agevolare le vittime dei pignoramenti? Perche’ non farla finita con la guerra persa in Iraq? Perche’ non ridurre le spese militari e ritirare i contingenti della NATO che non cavano un ragno dal buco afgano? Tanto, il mullah Omar continua la sua epica fuga in motocicletta.

Il peggio non e’ ancora arrivato, e nulla restera’ come prima. Quando la grande truffa travasera’ dal "finanziario" alla realta’ produttiva e ai bilanci statali, il sisma arrivera’ alla vita quotidiana, e questa sara’ ancor piu’ precaria, spartana e plumbea. L’Italia e’ gia’ gravata dal peso del terzo debito mondiale, e ogni anno paga ottanta miliardi di euro per i soli interessi: si imporra’ una rinegoziazione con creditori e FMI. Tutto quel che ora e’ stato dato ai banchieri, sara’ tolto al resto della societa’.

"L’era del dominio di una sola una sola economia e di una sola moneta e’ cosa del passato" dice il presidente russo Medvedev alla collega tedesca Merkel. "La credibilita’ degli Sati Uniti come leader dell’economia di mercato, e la credibilita’ di Wall Street…e’ rovinata per sempre" incalza Putin.

Wall Street e la City londinese non sono piu’ in grado di gestire il gioco d’azzardo globale. La voracita’ sconfinata ha messo a nudo il contenuto fittizio delle loro fiches, che d’ora in poi saranno sempre meno appetite. Il capitale finanziario perde status, dovra’ atterrare nella realta’, dove il profitto continuera’ -piu’ che mai- a doversi estrarre dal ciclo della produzione reale di merci e servizi.

In fin dei conti, la gang neoliberista si e’ ingrassata soprattutto con l’acquisizione a prezzi stracciati del lavoro di quattro generazioni di sovietici, e con la liquidazione della proprieta’ pubblica nei Paesi dell’Europa dell’est. Poi si aggiudicarono i settori di economia statale nel resto del mondo, industrializzato e no. Andarono all’arrembaggio di qualsiasi bene pubblico.

Il FMI dirigeva dall’esterno le economie e le politiche degli Stati indebitati, prefabbricando il ciclo infernale dell’indebitamento-svendita delle risorse. La finanza "occidentale" incamerava al costo di spiccioli. Erano i tempi epici in cui ingurgitavano –uno dopo l’altro- i piccoli e grandi dragoni asiatici, le medie economie del Messico, del Brasile, dell’Argentina. Quando non c’e’ stato piu’ niente da privatizzare all’esterno, hanno mosso malamente le armate. Non hanno risparmiato neppure i recinti domestici e hanno creato dal nulla decine di milioni di poveri e di lavoratori marginali e sottopagati, e i nodi sono venuti al pettine.

Oggi il FMI e’ svanito nel nulla cosmico, e si guarda bene dall’ esigere gli "aggiustamenti strutturali" che imponeva spietatamente alle nazioni periferiche, conducendole amorosamente al disastro. Il sordomuto FMI e’ al tramonto, non ha piu’ alcuna credibilita’: e’ rimasto soltanto con 400 miliardi di dollari. Pochi per continuare a fare l’arbitro-giudice-sceriffo del globo terracqueo. I Paesi latinoamericani avrebbero accumulato eccedenze monetarie dell’ordine dei 500 miliardi di dollari. Il Venezuela possiede una ottantina di miliardi, tra riserva monetaria e un fondo speciale di stabilizzazione.

Il rialzo del costo delle materie prime, degli alimenti e degli idrocarburi ha determinato l’accumulazione di eccedenze finanziarie in Iran, Russia, Brasile, Venezuela e Cina. Quest’ultima ha finora venduto a credito nel mercato degli Stati Uniti, al punto che e’ proprietaria di un terzo del suo debito pubblico.

Questi Paesi hanno creato una serie di banche binazionali e fondi di investimenti pubblici che consentiranno di finanziare in modo autonomo importanti progetti strategici, tra i quali gli alimenti. Si minimizza cosi’ la dipendenza dall’esterno: dalle multinazionali, FMI, Wall Street e City londinese.

I crociati liberisti, approdati allo neo-statalismo, sostengono l’impossibilita’ assoluta di sganciarsi dal sistema finanziario "occidentale" dollarizzato. Ribadiscono che sono solo velleita’, perche’ calcolano che i danni del cataclisma –conseguenti all’archiviazione di Bretton Woods- sarebbero piu’ disastrosi per gli apostati, gli eretici e gli scissionisti. Le speranze e i loro calcoli sono riposti sulla deterrenza terroristica di un biblico "effetto Sansone".

Non ci sarebbe altro mondo possibile oltre quello in cui Sansone detta tutte le condizioni. E’ cosi’? Non sembra. Sansone e i suoi stretti compagni d’armi stanno sacrificando i pezzi migliori dell’argenteria di famiglia, ma i Filistei tirano dritto e puntano ad un nuovo sistema internazionale. Il pallino e’ in mano alla Cina: continuera’ a finanziare il debito degli Stati Uniti? E a cambio di che cosa?

Da tempo l’intercambio russo-cinese si fa attraverso le rispettive monete nazionali, stesso approdo del Brasile e Argentina che hanno abbandonato il dollaro. Il Banco del Sur si alimentera’ con parte delle riserve nazionali attualmente depositate nelle banche "occidentali", che fruttano uno scarno 1%. Un po’ dappertutto si e’ capito che non e’ saggio pagare poi 6-7% di interessi per poter tornare ad usare i propri denari. Presto potrebbe esistere una banca petrolifera dell’OPEC.

E’ in via di sedimentazione un altro polo finanziario alternativo che minimizzera’ ogni "effetto Sansone". Per di piu’, e’ in seria dificolta’ il triangolo basato sull’esportazione/delocalizzazione degli impianti in oriente (Cina e India come fabbrica del pianeta), sull’importazione di minerali-idrocarburi-alimenti dall’area non-industrializzata, e sul ruolo di esportatore di "prodotti finanziari", armi, intrattenimento e circenses degli Stati Uniti. Non e’ piu’ possibile continuare ad essere i piu’ grandi consumatori senza pagare con una moneta credibile. La fabbrica del pianeta e i suoi fornitori troveranno il modo di interscambiare e compensare direttamente le loro transazioni, senza essere tosati integralmente dal polo speculativo finanziario-importatore (USA, UE).

L’inevitabile riduzione della produzione mondiale, mettera’ finalmente in grado la Cina di prestare attenzione alla sua enorme popolazione delle campagne, rimasta esclusa da ogni miglioramento. Potra’ destinarle parte delle diminuite esportazioni, a patto di aumentarne le remunerazioni, e sostenere cosi’ il consumo domestico che ampliera’ opportunamente il mercato interno.

Si dissolve il miraggio geopolitico di un "occidente" inventato quando l’Unione Sovietica usci’ come vincitrice nel 1945, e si acutizeranno le contraddizioni tra Stati Uniti ed Europa: le due sponde dell’Atlantico saranno sempre piu’ in competizione. " Ci sono troppi interessi contrastanti tra le democrazie sviluppate e quelle in via di sviluppo" dice George Soros, il re della cannibalizzazione finanziaria.

"La leadership degli Stati Uniti ha perso gran parte della sua legitimita’…e la presenza morale si e’ oscurata" scriveva l’anno scorso Z. Brzenziski. "Avranno gli USA una seconda opportunita’? Sicuramente. Pero’ dobbiamo parlar chiaro: saranno necessari anni interi di sforzi intensi e di vera abilita’ per restaurare la credibilita’ politica e la legitimita’ degli Stati Uniti" (2).

L’Europa non puo’ vivere senza materie prime ed energia, pertanto non potra’ piu’ seguire Washington sulla strada dello scontro permamente con la Russia, l’Iran e gli arabi. Gli europei sono in grado di pagare con una moneta credibile le loro importazioni, percio’ potrebbero ampliare coperazione ed esportazioni –che sono qualcosa di piu’ che armamenti e derivati di Hollywood- in questi vasti ed appetibili mercati. "Gli Stati Uniti hanno piu’ bisogno dell’Europa di quanto questa abbia bisogno degli Stati Uniti" sostiene Stephen Hesler (3).

Le elites del vecchio continente usciranno dalla narcosi, apprendendo dai fatti e dal portafoglio. Con le arti marziali della NATO non si arriva ai pozzi e alle miniere degli infedeli, dei "populisti" o di quelli che hanno un format diverso di democrazia rappresentativa. A ben guardare, pero’, ci sarebbe da vigilare affinche’ non si ripeta una frode elettorale allo stile Bush.

Del resto, l’elevata letalita’ -per i civili- dei tecnoguerrieri d’oltreatlantico, e’ incapace di assicurare la domesticazione delle genti e dei territori ostili. Se dopo cinque anni non hanno avuto ragione degli iraqeni, com’e’ pensabile che possano sottomettere in qualche settimana l’Iran? E come faranno a regolare i conti con la Russia coalizzata con la Cina nel Patto di Shangai?

Il prossimo inquilino della Casa Bianca dovra’ ridurre le spese militari e allontanarsi dal 4% del PIL, che e’ insostenibile nei tempi che corrono. Si tratta di 800 miliardi di dollari utili per l’emergenza sociale che e’ alle loro porte.

L’Organizazione Mondiale del Commercio (OMC) e’ ferma sul binario morto di Doha, dove non e’ riuscito il colpaccio di sfondare le ultime barriere che proteggono l’agricoltura del mondo non industriazzato. E’ stata una inutile dimostrazione di arroganza degli Stati Uniti ed Unione Europea, che pur sovvenzionando le loro agricolture, credettero possibile ridurre tutti gli altri alla completa dipendenza alimentare. L’evaporazione del dollaro e l’infelice pensata degli agro-combustibili ha fatto il resto: alimenti sempre piu’ cari e scarsi.

Sara’ piu’ difficile per le mutinazionali disporre a loro totale discrezione delle risorse primarie, senza che queste soddisfino -in modo prioritario- le necessita’ interne delle nazioni in cui operano. Gia’ ora, si stanno adottando limitazioni o tassazioni straordinarie all’esportazione del riso e altri cereali. Le ragioni del "libero mercato" si scontrano con il diritto alla vita. Si va verso l’OPEC del riso, del rame, ecc.

Siamo nel mezzo di una guerra combattuta con le armi delle materie prime, banche, mercati, monete, diplomazia e comunicazione, il cui obiettivo e’ la strutturazione di solide alleanze per spianare il cammino ad una fase meno caotica ed iniqua dell’attuale unipolarismo.

L’asse di potere e’ sgusciato dalle mani "occidentali", gli Stati Uniti stanno perdendo l’egemonia assoluta, ma l’Europa deve uscire dalla puberta’. L’UE tornera’ alle "due velocita’", quella dei soci fondatori che sono i maggiori azionisti, e quella degli ultimi arrivati al club, i valvassini che sognano Washington ad occhi aperti. Non puo’ piu’ essere l’Europa-patchwork tessuta dai banchieri e da Bruxelles.

Ci sara’ il ritorno del protagonismo degli Stati nell’economia: stanno comprando debiti e cartaccia finanziaria, non si vede perche’ non possano finanziarsi direttamente con le proprie emissioni di titoli e buoni. Non si tornera’ agli Stati-nazione, ma al consolidamento di vari poli macro-economici che riabiliteranno l’economia mista. Il dogma della concorrenza assoluta che ha liquidato lo Stato-sociale, e per il lavoro ha riattualizzato le condizioni che erano state superate mezzo secolo fa, ha raggiunto il limite massimo d’espansione.

Lo sguardo si dirigera’ altrove, e la coesione sociale fondata sulla solidarieta’ tornera’ ad essere un valore finalmente positivo, raggiungibile con misure che il gergo globalitario bollava con il marchio d’infamia di neo-protezionismo.

E’ stata una vera roulette russa; per il momento –grazie agli Stati- il proiettile non e’ ancora entrato nella tempia dei biscazzieri del gran Casino della globalizzazione. Presto si chiedera’ conto agli Stati di queste somme. I Fukuyama rossi, pero’, si rimbocchino le maniche: il capitalismo non ha nel suo DNA il suicidio, ne’ di consegnare loro chiavi in mano il socialismo.

(1) Oggi le transazioni di azioni e obbligazioni annuali sono pari a 4 volte il Pil mondiale. Quelle dei prodotti derivati sono pari a 12 volte il Pil mondiale. Infine le transazioni sui mercati dei cambi sono pari a 15 volte il Pil mondiale. Somma complessiva delle transazioni di borsa= a 31 volte il Pil mondiale. (Da la controfinanziaria di Sbilanciamoci, il Manifesto del 15 ottobre 2008)

(2) Z. Brzezinski, "Second Chance", New York, Basic Book, 2007

(3) "Super Stato: la nuova Europa e la sua sfida agli Stati Uniti", London,Tauris, 2005

Da Crisi, scene da basso impero: l’inutile tentazione dell’effetto Sansone

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