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Cana, bombe sul rifugio degli innocenti Sessanta morti, 37 sono bambini

Publie le lunedì 31 luglio 2006 par Open-Publishing
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Dazibao Guerre-Conflitti medio-oriente

Raid israeliano nella notte contro un edificio ritenuto "un covo hezbollah" Immagini terribili. Nel 1996 un episodio analogo nello stesso paese

BEIRUT - E’ strage di bambini a Cana, nel sud del Libano. L’attacco aereo israeliano sul villaggio, è arrivato nella notte. Una pioggia di bombe ad alta precisione: obiettivo un edificio di tre piani che è venuto giù come un castello di carte. Dentro si erano rifugiate da giorni molte famiglie spaventate dal conflitto. Sotto le macerie, una sessantina di cadaveri, 37 sono bambini (quindici di loro erano disabili).

E’ la strage che segnerà per sempre questa data e questa guerra. Per tutta la giornata il mondo è stato colpito e travolto dalle immagini dei soccorritori che scavavano tra le macerie e sollevavano corpi di bambini e bambine, li portavano via a braccia, li mostravano urlando e chiedendosi perché.

Il perché, dal loro punto di vista, l’hanno detto gli israeliani. Alla radio militare, fin dalle prime ore del mattino, un alto ufficiale dell’aviazione ha spiegato che da quel palazzo, nei giorni scorsi erano stati sparati diversi razzi katyuscia verso le città israeliane di Maalot e Kiryat Shmone (Galilea). E, in serata, durante la seduta urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, l’ambasciatore israeliano al Palazzo di vetro, Dan Gillerman ha detto che "Cana è un covo di hezbollah". Ha aggiunto che Israele è profondamente colpito da questa tragedia ma che gli Hezbollah ne portano la totale responsabilità. Poco più tardi, la Fox Tv ha mostrato un filmato che dimostrerebbe la tesi dei missili lanciati da quell’edificio: è un video notturno soffuso di luce verde, si vede il palazzo e si vedono degli oggetti volanti che potrebbero essere missili che partono dai due lati.

Ma allora, perché in quel palazzo erano rifugiati donne e bambini? Perché questa strage degli innocenti? Israele agita la tesi secondo la quale gli hezbollah userebbero "attirare" civili inermi nelle loro basi per farne scudi umani e per usare le vittime come propaganda quando Israele reagisce. Cosa anche possibile ma che non risponde alle domande di fondo che si pone l’intera (e inorridita) comunità internazionale: i generali dell’aviazione israeliana sapevano (o immaginavano) che in quell’edificio si nascondevano dei civili inermi? E se sì, perché hanno deciso di bombardarlo?

La questione è e sarà oggetto di discussioni infinite. Di certo il mondo islamico ha già deciso che Israele ha la piena responsabilità della strage e che Onu e Stati Uniti sono corresponsabili per non aver fatto abbastanza per fermare gli attacchi decisi da Olmert. Da qui le manifestazioni culminate con l’assalto alla sede dell’Onu a Beirut, di qui, anche le richieste di tutto l’occidente per un "immediato cessate il fuoco" e l’appello rivolto da un frustratissimo Kofi Annan al Consiglio di Sicurezza per una "pesante condanna" di Israele.

Così i bambini morti di Cana diventano il momento cruciale e (forse) di svolta di questo conflitto. Anche in senso simbolico. Perché il paese di Cana era già stato pesantemente segnato dalla guerra tra Israele ed Hezbollah. Il 18 aprile del 1996, infatti, durante l’operazione "Furore" condotta dall’esercito israeliano contro i guerriglieri sciiti, venne bombardata dall’artiglieria israeliana una vicina base del contingente dell’Onu (Unifil) dove avevano trovato rifugio centinaia di civili. In quel caso i morti furono oltre 107, poi sepolti in una fossa comune al centro del villaggio, dove è stato in seguito eretto anche un monumento. Altre 800 persone rimasero ferite. Oggi le emittenti Tv libanesi stanno ritrasmettendo le immagini anche di quella carneficina. Mandano in onda fotogrammi di una fila di sacchi di plastica trasparente con dentro i cadaveri, su molti dei quali era scritto: "non identificabile".

"Non vogliamo un’altra Cana", aveva urlato appena dieci giorni fa un portavoce del contingente dell’Onu (Unifil) dispiegato al confine tra Libano e Israele, che ancora una volta si è venuto a trovare al centro del fuoco incrociato di soldati israeliani e guerriglieri hezbollah. Le sue parole hanno oggi trovato drammatica conferma, ma non è stata "un’altra", è stato di nuovo "a Cana", un villaggio che dovrebbe evocare memorie bibliche, e non immagini di poveri innocenti fatti a pezzi da una violenza inaudita.

Da giorni, nel 1996 come oggi, il governo israeliano, allora guidato da Shimon Peres già insignito del premio Nobel per la pace, aveva lanciato un’offensiva esplicitamente denominata ’Furore’ contro gli Hezbollah, provocando tra l’altro ancora una volta la morte di decine di civili e un’ondata di centinaia di migliaia di sfollati. Oggi il premier israeliano Ehud Olmert ha espresso "profondo rammarico" per la strage a Cana, ma ha aggiunto che la responsabilità è dei miliziani sciiti, che usano i civili come "scudi umani".

Nel 1996 a puntare il dito contro gli Hezbollah fu il dipartimento di Stato americano, con una accusa analoga, mentre il governo dello Stato ebraico disse che la strage fu compiuta per un "errore", dovuto a carenze e imprecisioni sulle carte geografiche distribuite ai soldati israeliani. Circostanza che venne giudicata "improbabile" da un rapporto dell’Onu, che chiese ad Israele un rimborso danni per 1,7 milioni di dollari, mai riconosciuto.

Dopo di allora Cana è stata peraltro al centro anche di un altro e ben diverso conflitto tra Israele e Libano, quando una archeologa israeliana ha affermato di avere trovato vicino alla cittadina di Kafr Kanna il sito dove stando al Vangelo Gesù realizzò il suo primo miracolo, quello di trasformare nel corso di un banchetto di nozze l’acqua in vino. Fino ad allora si era ritenuto che il luogo del miracolo fosse la sfortunata cittadina in Libano. Ma questa è un’altra storia.

http://www.repubblica.it/2006/07/se...

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