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Capalbio addio

Publie le domenica 12 luglio 2009 par Open-Publishing
3 commenti

  Capalbio addio -
a cura di Paolo De Gregorio, 12 luglio 2009

E’ stato addirittura scritto un libro, “l’era del cinghiale rosso”, di Giovanna Nuvoletti, per descrivere le abitudini della classe dirigente della “sinistra champagne”, che in questi ultimi anni ha gozzovigliato a Capalbio, sul litorale della bassa Toscana, compiacendosi dei suoi riti borghesi e delle sue colte conversazioni affacciate sul nulla.
Non leggerò il libro, ma una cosa è certa, che gli ozi capalbiesi, ormai ventennali e in declino come la sinistra, hanno significato fisicamente il distacco dal territorio, dal radicamento fra le masse popolari che era l’unico patrimonio della sinistra.
Le principali cause di questo fenomeno, che poi è un vero disastro, vanno cercate nell’origine del gruppo dirigente del PCI, i cui rappresentanti sono sempre stati di origine intellettuale e borghese, e una volta svaporato il partito comunista con la sua disciplina e le capillari iniziative sul territorio, che richiedevano soprattutto nel fine settimana la presenza dei dirigenti, ecco riaffiorare il desiderio di privilegio, di agi, di distrazioni, per un gruppo che si è trovato anche a disporre di parecchio denaro e quindi entrato nell’ottica di goderselo, alla faccia dei poveracci che li avevano votati, i cui interessi ed esigenze si sono progressivamente allontanati e sfumati.
Immaginate se la Chiesa, invece di essere costantemente presente su tutto il territorio, soprattutto la domenica, pronta ad ascoltare e ad alleviare le sofferenze di poveri cristi, avesse il comportamento dei rappresentati del proletariato, e si interessasse di barche a vela o di zuppa di pesce. Da subito sarebbe stata abbandonata e screditata per sempre.
Gli operai, i precari, i disoccupati, i pensionati poveri, sarebbe ora che si rendessero conto di una semplice verità, che non sono rappresentati da nessuno. Quelli che parlano a loro nome li tengono ben distanti dall’esercizio del potere, e sfido chiunque a sostenere che vi può essere democrazia laddove più del 50% della popolazione non ha rappresentanti diretti in Parlamento, e nella giusta proporzione del peso e del numero delle varie categorie.
Da uno specchietto a cura del l’Espresso di qualche mese fa intitolato “la radiografia del potere”, si legge che in Parlamento la categoria più rappresentata è quella degli avvocati e dai notai (151) percentuale del 15,86%, seguita dai docenti (146) percentuale del 15,34%, politici di professione e sindacalisti (107) pari all’11,21%, contro 5 operai, pari allo 0,74% e 15 pensionati pari all’1,58%.
Il 50% e più della popolazione italiana, quella che produce (non vi è nemmeno uno delle centinaia di migliaia di contadini), appartenente alle classi subalterne, non è fisicamente presente in politica.
Una opposizione antagonista al potere capitalista può nascere solo dal semplice fatto che le categorie di cui abbiamo parlato eleggano solo rappresentanti della propria classe e li mandino (per non più di due legislature) in Parlamento a sostenere i propri interessi, per poi tornare a fare il proprio mestiere, visto che uno dei grandi problemi della democrazia è quello dei politici di professione.
La storia e la decadenza del PCI e della sinistra ci insegnano che solo la rappresentanza e la difesa diretta dei propri interessi, senza intromissioni di intellettuali, ideologie, religione, può migliorare le condizioni degli schiavi salariati, dei disoccupati, dei precari, che devono scegliere di prendere sulle spalle il proprio destino, senza delegare più nulla.
Paolo De Gregorio

Messaggi

  • Ci vuole un grande cordinamento di mobilitazione sociale per fare di nuovo lotta di classe per ottenere la democrazia diretta, autogestione e autodeterminazione nei comitati, associazioni, centri sociali ecc...solo cosi ci potrà essere una società solidale giusta e libertaria . Non aspettando le ’grazie’ di qualcuno che poi arrivato alla poltrona pensa solo a se stesso e ai soliti poteri forti. Quindi non è questione di di leader o sinistra o destra altrimenti continueremo sempre cosi !

  • Il problema della classe politica della sinistra ( od ormai ex!!) è stato quello di essersi gradualmente conformata nei comportamenti e negli atteggiamenti al peggio della cultura borghese oggi egemonizzata dal monopolio mediatico di Berluskoni.

    Il fondamento ideologico del berluskonismo è la ricerca di una costante e sistematica omologazione culturale all’interno della società italiana: Silvio B. , ha vinto le elezioni ottenendo anche il consenso di decine di milioni di italiani, la stragrande maggioranza dei quali non hanno il conto in Svizzera, la BMW in garage, la barca a Porto Cervo e la seconda casa a Cortina e non l’avranno mai : eppure continuano a votarlo.

    Il Berlusconismo è un’ideologia che è ormai interiorizzata e profondamente penetrata nella coscienza degli italiani attraverso l’imbonimento televisivo, la pubblicità e più in generale imposta con la manipolazione del pensiero operata dall’industria culturale e da tutto il sistema mediatico da essa controllato.

    Nella lotta contro il centro-destra di Silvio B. oggi nessuno si chiede se per caso un tale leader, esattamente lui, non rappresenti la mentalità del nostro onnipresente ceto medio meglio di chiunque altro.

    Nessuno si chiede chi ha creato quella società italiana modernizzata che corrisponde alla leadership di Silvio B..

    Nessuno cerca di capire come mai la sinistra è sempre meno creduta e ed amata dai suoi stessi elettori.

    Forse la ragione è che i partiti di centro-sinistra vengono visti come la variante sbiadita, spersonalizzata ed ipocrita di ciò che Silvio B. rappresenta del tutto coerentemente e senza pudore.

    Lui sì è un vero “carattere” italiano. Lui è la versione trasparente e riuscita di ciò che l’italiano medio è stato indotto a desiderare di essere.

    Indubbiamente se ci si riferisce ad un generico "ceto medio" si compie una banalizzazione sociologica se non proprio antropologica.

    Già Pasolini, trent’anni fa, osservava come fosse sempre più difficile segmentare la società in ben definite classi sociali : oggi le divisioni sono molto più trasversali ed i confini incerti.

    Il "berlusconismo" trae forza anche da questa confusa polarizzazione sociale, imponendo con più facilità valori fasulli e stereotipi culturali, senza incontrare resistenza da parte di preesistenti culture particolari e di classe che oggi non esistono più.

    Lo stesso Fascismo da questo punto di vista incontrò seri ostacoli ad imporsi come ideologia dominante : la cultura fascista non penetrò mai a fondo nella coscienza della maggior parte degli Italiani, che, anche quando la accettarono, lo fecero per lo più per convenienza o quieto vivere e non per vera convinzione.

    La situazione odierna è per certi aspetti più complessa e di più difficile superamento, in quanto il condizionamento politico deriva da fenomeni di omologazione culturale che, molto spesso, vengono subiti in maniera inconsapevole.

    MaxVinella

  • Bravo Max hai fatto una disamina perfetta . La fotografia del popolo medio e dei potentati senza scupoli che gli conviene avere questa ’alleanza di cogli...ni’che si sentono chissà chi ! Ma sono solo persone sfruttate appunto dal capitale!!!