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Cara «Liberazione» ti spiego perché non mi piaci
Publie le martedì 23 settembre 2008 par Open-PublishingCara «Liberazione» ti spiego perché non mi piaci
di Luca Fontana
Cara Liberazione,
ti scrivo in merito al rinnovato interesse (articolo di Cristina Ibba, Liberazione del 20 settembre) che la lettera del compagno Gramiccia ha suscitato intorno al tema della funzione e dell’utilità di Liberazione (ti chiedo di pubblicare questa mia anche in virtù della censura applicata ad una precedente lettera sulla festa romana di Liberazione, comunque consultabile sul sito (www.prcguevara.net).
In effetti mi sembra un caso lampante, se c’è la buona fede, di chi si concentra sul dito che indica la luna invece di provare a pensare su cosa sia la luna. Sgombro il campo subito: la parte della lettera di Gramiccia sulla sessualità non mi convince. Mi sembra invece molto condivisibile il cuore della lettera che qui riporto testualmente: "La prima considerazione è che, con tutta evidenza, "Liberazione" non gode del consenso della maggior parte degli iscritti al Partito" … " Si tratta di un singolare caso di giornale di partito poco apprezzato e sostenuto proprio dagli iscritti al Partito editore" … "il giornale appare come il frutto asimmetrico di un lavoro realizzato a più mani, ciascuna delle quale imprime la propria impronta sulla linea editoriale, senza escludere punte di qualità e di interesse. Il risultato è che viene ignorata qualsiasi idea di misura, di proporzione e di equilibrio fra i temi e le parti e fra le parti e il tutto" … "La stagione delle logiche correntizie, infatti, ha infiltrato anche l’ambiente redazionale che ha subito l’influenza del partito o meglio di una parte di esso (l’allora maggioranza)". Condivido.
In effetti Liberazione ormai da tempo è uno strumento per conoscere le idee di chi vi scrive (e poco altro). Soltanto nell’ultimo anno, per esempio, ha talmente sposato l’aspirazione alla liquidazione del PRC attraverso lo sviluppo della SinArc da scrivere fiumi di parole su un mondo inesistente (cosa grave per qualsiasi giornale): manifestazioni di partiti comunisti imponenti che divenivano inni all’unità della sinistra (21 Ottobre 2007), convention di notabilato politico che divenivano eventi di massa (dicembre 2007, stati generali della sinistra), resoconti elettorali fantasiosi e creativi (qualsiasi articolo sul disastro del 13 aprile), ecc…
Il punto è che non è interessante un giornale fatto di opinioni personali (infatti, aspetto smentite circostanziate, ma,a quanto ne sò, Sansonetti prende la direzione di Liberazione con una vendita circa di 11.000 copie e le porte alle attuali 4.000 circa): da comunista sostengo che il nostro Partito, e il nostro quotidiano con esso, servono a organizzare le lotte (non a rappresentarle o a dargli parola), a fornire ai compagni dati ed elaborazioni politiche utili al conflitto e, attraverso la propaganda, al suo sviluppo.
Questa non è la linea di Liberazione che invece, ha scelto sin qui, la strada di una sinistra vaga e radicaleggiante (omettendo costantemente di rendere evidente e riconoscibile la linea politica del Partito: infatti fino a gennaio scorso piovevano anche le critiche di Giordano, De Cesaris e quant’altri).
Si fa un gran disquisire di Queer ma nessuno dice che, nel silenzio generale, è ormai da un anno che è scomparsa la pagina Lavoro. Il cuore di quella lettera è questa domanda: Liberazione a chi e a che serve? La mia risposta è che finchè sarà così (e così diretta) non serve né ai comunisti né a chiunque si batte per abbattere lo stato di cose presenti.
E anche per questo, che noi del circolo Che Guevara, continueremo a non rinnovare l’abbonamento e a rifiutarci di diffonderla