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Cara Mascia, noi ci siamo mossi con coerenza. Ora nessuna rivalsa e gestione unitaria

Publie le mercoledì 6 agosto 2008 par Open-Publishing

Cara Mascia, noi ci siamo mossi con coerenza. Ora nessuna rivalsa e gestione unitaria

di Walter De Cesaris, Franco Russo, Gabriella Stramaccioni

La mozione congressuale "Disarmiamoci!", finisce qui il suo percorso.
Abbiamo condiviso una importante esperienza. Alcuni di noi, stavano per lasciare e non avrebbero partecipato al congresso. Abbiamo, invece, preso la parola. Abbiamo cercato di praticare, anche nelle relazioni tra di noi, un altro modo di fare politica. Si sono attivate, con le riunioni, gli interventi su Liberazione , la comunicazione orizzontale, esperienze e intelligenze.

Noi siamo stati sconfitti. Non è stata sconfitta solamente la nostra mozione: avendo raccolto soltanto l’1,52% dei consensi, non avevamo la pretesa di essere ‘vincenti’. Parliamo di qualcosa più di fondo, dell’ispirazione che ci ha fatto incontrare lungo il percorso di questo congresso: evitare la spaccatura verticale del partito. Questo non voleva dire evitare il conflitto e la decisione su punti fondamentali di linea politica. Significava una cosa diversa: che il conflitto sui contenuti non si trasformasse in guerra interna, in schieramenti ossificati, ostili e non comunicanti.

Ci abbiamo provato, non ci siamo riusciti, ma non siamo pentiti.

Anzi, siamo debitori a quanti/e hanno sostenuto il 5° documento per aver consentito a tutti/e noi di non restare muti/e e di far sentire una voce, che riteniamo ancora essere quella della ragionevolezza e dell’invito alla ricerca e alla mobilitazione unitarie.

Il percorso organizzato intorno al documento è finito perché il congresso è alle nostre spalle. Rinunciamo, cioè, a trasformare il documento in una area politica e programmatica dentro il partito.

Questo non significa che non possiamo incontrarci, scambiarci opinioni e sviluppare un confronto. La differenza è in quel «possiamo». Se formassimo una componente, quel «possiamo» diverrebbe un «dobbiamo». Chi vuole, in modi liberi, senza discipline e senza organigrammi. Rinunciamo a soldi (saranno pochi ma ci sono sempre stati), posti di diritto in organigrammi, funzionari, ecc.

Anche per le cariche. Ferrero ha annunciato che chiederà a tutte le mozioni di entrare in segreteria e a tutti di avere incarichi. Per quanto ci riguarda, non faremo proposte, non ci riuniremo per fare elenchi (peraltro sarebbero alquanto brevi), ecc. Se il segretario, la direzione, ecc. avanzeranno proposte a compagne e compagni che hanno votato il 5° documento, esse/i decideranno liberamente, come donne e uomini singoli/e. Al cpn, si interverrà e si voterà, ognuno secondo le proprie idee e la propria coscienza. Così ovunque. Non avremo richieste per il futuro responsabile dell’organizzazione per sistemare con incarichi compagne o compagni nelle federazioni.

Non vogliamo restare soli. Vogliamo stare assieme con tutte e con tutti.
Non è un modo per lasciarci. Forse è l’unico modo per restare davvero assieme per libera scelta.

Questo ci porta all’attualità di queste ore.

Le interpretazioni sul documento approvato sono al di là di ogni lettura politicamente onesta. Stalinismo, rinculo identitario, settarismo, chiusura, ecc. Si tratta di mistificazioni belle e buone. Chi ha la memoria corta, non fa molta strada. Ricordate cosa dissero di Bertinotti e del Prc nel 1998 e dopo nel 2001, quando ci presentammo da soli? Parole analoghe e peggiori di oggi. Poi, le cose cambiarono…Perché? Perché dimostrammo che avevamo una forza e con le forze si fanno i conti.

Certo, ci sono posizioni più ragionate come quelle di Gigi Sullo, o più appassionate come quelle di Revelli che pongono comunque questioni cruciali: comprendere le dinamiche sociali, come rispondere alle politiche di Berlusconi, come ritessere le fila dei movimenti di opposizione e di alternativa, quali alternative economiche prospettare oltre il keynesismo, come ripensare «l’apparecchio politico» (Gramsci), cioè il partito.

A Chianciano si è ancora una volta rivelato che se il partito diviene una istituzione totale, questa genera dinamiche regressive e relazioni aggressive, distruttive della collettività e dei rapporti finanche personali. È tempo di richiamarsi alle motivazioni etico-politiche di fondo e alle vocazioni del nostro personale impegno: la critica del potere passa anche attraverso una critica del nostro modo di essere soggettivo, dei nostri comportamenti e delle nostre motivazioni e azioni. Il potere corrompe: è il liberale Lord Acton a ricordarcelo prima ancora del subcomandante Marcos. Il partito deve dotarsi di anticorpi, quelli di Carrara erano i primi, ma ne occorrono di più forti.

A Chianciano il tentativo di un documento quale sintesi unitaria o per circoscrivere il dissenso a pochi punti da votare alternativamente per parti separate sarebbe stato possibile.

La responsabilità spetta a chi ha prima lasciato trascorrere il tempo senza discutere e poi fatto precipitare la situazione con l’abbandono della commissione senza permettere in quella sede la discussione e il pronunciamento con i voti.

Nella seduta del cpn, abbiamo avanzato la proposta di non passare ai voti per l’elezione del segretario e di eleggere al suo posto i o il portavoce. Non siamo stati ascoltati e ci siamo astenuti , votando scheda bianca. Nulla di personale contro Ferrero che, anche per questo, ha superato di soli due voti il quorum richiesto, ma, in coerenza con la nostra impostazione, avevamo chiesto un passo indietro anche a lui.

Delle prime ore, apprezziamo la disponibilità data con l’elezione alla presidenza della "garanzia" di un rappresentante del 2° documento, e che sia stato confermato il tesoriere precedente e sia stata avanzata la proposta di segreteria unitaria. Non apprezziamo assolutamente che molti non si siano congratulati con il segretario eletto e che si sia scivolati in dichiarazioni inaccettabili per toni e contenuti. Una votazione non è la fine del mondo, un congresso non è la fine del partito. Specialmente non si può essere così presuntuosi da far coincidere la fine del partito con la propria sconfitta in un congresso.

Il partito è in una condizione drammatica ora che ha vinto Ferrero, ma lo sarebbe stato anche se avesse vinto Vendola. Lo sarebbe anche se avesse prevalso la nostra proposta, anche se forse il clima sarebbe migliore. La strada è lunga e difficile, quasi impervia. Ma non è fuori dalla nostra portata.

Su una cosa, però, non si può transigere.

Valeva prima per chi si opponeva alla Sinistra Arcobaleno e vale per oggi. Contrastiamo con tutte le nostre forze il "cupio dissolvi" di chi, perché è in minoranza, preferisce la sconfitta e l’azzeramento del partito. Le maggioranze e le minoranze cambiano, e cambieranno nel futuro. La rifondazione comunista e la costruzione di una sinistra di alternativa vanno oltre le odierne maggioranze e le minoranze.