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Cara Mascia, ti spiego perché Paolo Ferrero non votò il pacchetto sicurezza...

Publie le sabato 6 settembre 2008 par Open-Publishing

Cara Mascia, ti spiego perché Paolo Ferrero non votò il pacchetto sicurezza ma il decreto espulsioni

di Imma Barbarossa

Caro direttore,

anche io come Graziella Mascia apprezzo le campagne garantiste e femministe di Liberazione , che compro e leggo ogni giorno, anzi spesso in casa ne compriamo due copie.

Ma ciò detto, è la seconda volta che la compagna Mascia scrive sul giornale cose imprecise e/o incomplete.

Si tratta ancora dei provvedimenti sulla cosiddetta sicurezza dell’ultimo governo Prodi e del comportamento di Paolo Ferrero ministro.

Ebbene, la compagna Mascia continua ad affermare che Paolo ha votato nel Consiglio dei Ministri il pacchetto sicurezza (così scrisse ai primi di agosto, oggi scrive decreto sicurezza).

Premesso che Paolo Ferrero non ha bisgono di difese di ufficio, le mie precisazioni attengono al fatto che sono stata per tre anni nell’ultima segreteria nazionale responsabile dell’area politica a cui facevano riferimento provvedimenti riguardanti affari interni, polizia, sicurezza, etc.
Ora, Ferrero non ha mai votato i disegni di legge contenuti nel cosiddetto pacchetto sicurezza, anzi in segreteria nazionale li definì invotabili.
Ferrero votò invece il decreto espulsioni in un Consiglio dei Ministri convocato d’urgenza il 1 novembre 2007 in seguito all’assassinio della signora Reggiani, come ha più volte dichiarato lo votò in quanto, non essendo riuscito a mettersi in comunicazione con la segreteria nazionale, non poteva assumersi la responsabilità di una crisi di governo su un tema del genere senza un confronto con il gruppo dirigente che- ce lo ricordiamo tutti e tutte e lo dico anche in senso autocritico - era preso dalla sindrome del ’98 e dal timore di una caduta di Prodi da sinistra.

Nei gruppi parlamentari, in particolare in quello della Camera, ci furono dissensi esplicitati, come pure nella direzione del Partito, che tuttavia non riuscì ad esprimere formalmente un pronunciamento negativo, nonostante varie sollecitazioni, in particolare di Ramon Mantovani.

In un Cpn Franco Russo ed Elettra Deiana presentarono un ordine del giorno fortemente critico che fu bocciato per qualche decina di voti.
Come responsabile d’area promossi un incontro molto partecipato in cui, dal relatore Giuliano Pisapia, al segretario nazionale del Silp Cgil, ai nostri capigruppo di Camera e Senato, a Cesare Salvi, ad altrii/e, fu espresso un formale invito ai gruppi parlamentari a non votare o a far decadere il decreto.

Era presente Paolo Ferrero che condivise le nostre critiche.

Ora per quanto riguarda le affermazioni di Mascia, ai primi di agosto ho pensato a strascichi congressuali, ma adesso basta.

La polemica è bella, ma i colpi bassi gratuiti no.

Infine, le decisioni dei nostri/e compagni/e al governo e in Parlamento erano il frutto di discussione nel gruppo dirigente. O no?